Gli orsi posti sotto il controllo della Forestale. Soddisfazione della Lav
Proseguono gli adempimenti degli inquirenti dopo la morte dell’orsa Daniza in Trentino durante le operazioni per la sua cattura. La Procura di Trento ha disposto nuovi esami sul corpo dell’orsa Daniza.
La decisione è stata presa dal procuratore capo Giuseppe Amato che ha incontrato i responsabili del Corpo forestale dello Stato e del Servizio fauna e foreste della provincia di Trento per fare il punto sulle indagini sulla morte dell’orsa. In particolare, il procuratore Amato ha dato incarichi di consulenza a due veterinari dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie di Trento, dove è stato effettuata l’autopsia del plantigrado, e dell’Istituto di medicina veterinaria forense del ministero della salute di Grosseto. «La decisione di questi ulteriori approfondimenti l’ho presa per garantire l’assoluta chiarezza del fatto e ricostruire in maniera chiara le cause della morte di Daniza», ha detto il procuratore capo il quale ha precisato che al momento non ci sono indagati. Gli esiti degli esami non dovrebbero arrivare prima di tre mesi.
Soddisfatte le associazioni protezioniste: la Lega antivivisezionista (Lav) afferma in una nota che «siamo sulla strada giusta per non far sotterrare con Daniza anche le responsabilità della sua uccisione e per garantire la vita ai due cuccioli che non sono più solo affare della Provincia di Trento». I rappresentanti della Lav sono stati ricevuti dal procuratore capo di Amato. Il Corpo Forestale dello Stato assieme alla forestale provinciale provvede da ora all’adozione della migliore soluzione possibile per garantire la vita dei cuccioli in natura. Cuccioli che a ieri, scrive il Procuratore, «risultano stare bene».
Intanto, per sabato prossimo s’annuncia una nuova manifestazione degli animalisti a Trento per protestare contro la morte dell’orsa Daniza. Un corteo si terrà nel pomeriggio di sabato 20 settembre su iniziativa della Lega abolizione caccia (Lac), in occasione della nazionale contro la caccia e per la tutela dell’orso bruno in Trentino. Con questa iniziativa la Lac intende sollecitare «una più stringente tutela dell’orso bruno in Trentino, provincia autonoma ove peraltro si continuano a cacciare alcune specie nei parchi naturali di Paneveggio-Pale di S.Martino ed Adamello-Brenta in spregio al divieto venatorio stabilito dalla normativa statale sulle aree protette». La Lac inoltre rinnova la richiesta di dimissioni del presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, dell’assessore all’ambiente, Michele Dallapiccola, del responsabile del dipartimento foreste, Romano Masè, «in relazione alla morte dell’orsa causata essenzialmente dall’improvvida e becera ordinanza provinciale di cattura».
Da parte del consigliere provinciale della Civica Trentina Rodolfo Borga arriva un’interrogazione sul numero di plantigradi esistenti sul territorio: «viene da chiedersi se il progetto Life Ursus ponga o meno un numero massimo alla presenza di orsi in Trentino ovvero se tale numero possa essere potenzialmente illimitato». Per Borga «è importante sapere se il progetto Life Ursus preveda o meno un limite quantitativo, superato il quale la presenza dell’orso è ritenuta eccessiva rispetto alle capacità di assorbimento di un territorio provinciale ormai fortemente antropizzato e molto diverso rispetto al tempo in cui l’orso – quello autoctono – abitava il Trentino. Il Trentino – così come, peraltro, qualsiasi altro territorio – non può sopportare un numero indeterminato e potenzialmente illimitato di plantigradi. Ad oggi – prosegue Borga – il numero ufficiale degli orsi “trentini” è pari a 49, anche se molti sostengono che gli orsi effettivamente presenti nella nostra provincia siano molto più numerosi sulla base dei parti che si presume siano avvenuti in questi anni».