Veneto e Lazio in testa, ma la situazione delle aziende del settore è grave. Zaia: “chiederò allo Stato la situazione di crisi, ma servono misure strutturali, ad iniziare dal calo delle tasse»
L’Italia è il paese preferito dai turisti extra Ue: lo dice Federalberghi che ha stilato la classifica delle prime cinque destinazioni nel 2012.
Vengono spesso citate classifiche che mettono in luce il sorpasso turistico della Francia e della Spagna sull’Italia. In verità se si considera – anziché gli arrivi – le presenze negli alberghi, la classifica cambia e il Belpaese passa al secondo posto: 281 milioni in Spagna, 256 milioni in Italia e la Francia al quarto posto (202 milioni), superata anche dalla Germania (250 milioni). E l’Italia torna prima se si considera i turisti extra-europei, con 44 milioni di pernottamenti negli hotel italiani nel 2012 rispetto ai 37 milioni nel Regno Unito, i 33 milioni in Spagna ed i 28 milioni in Francia. La “top five” dei turisti extra Ue in Europa mostra ben 44.196.010 presenze per l’Italia, mentre il Regno Unito registra presenze per 37.187.525, la Spagna si situa al terzo posto con 32.854.181 presenze, la Francia al quarto con 28.239.269 e la Germania all’ultimo posto con Germania 23.969.509 presenze.
I turisti stranieri non si distribuiscono in modo uniforme in tutte le regioni d’Italia. Al primo posto il Veneto, con 19,2 milioni di presenze, seguito da Lazio, provincia di Bolzano, Lombardia e Toscana. In particolare nel Veneto sono arrivati il 15,6% dei turisti stranieri ben 19,2 milioni, a seguire la tappa più ambita è il Lazio, ben 18,3 milioni di turisti con il 14,9%. Molto ammirata anche Bolzano che con 15,6 milioni di visitatori stranieri rappresenta una fetta del 12,7% del settore. La Lombardia con14,9 milioni di turisti stranieri ha un’ottima collocazione con il 12,2%, a seguire la Toscana che offre soggiorno a ben 12,5 milioni di visitatori stranieri praticamente il 10,2%. Seguono poi le presenze in Emilia-Romagna: 7,6 milioni con il 6,2%, la Campania con 6,6 milioni e il 5,4% della torta, ben posizionata anche la Sicilia che ospita 5,4 milioni di turisti stranieri con il 4,4%, a seguire il Trentino con 4,2 milioni di visitatori d’oltralpe, il 3,4%, mentre la Liguria con 3,4 milioni rappresenta un turismo più di nicchia, il 2,7%, quasi come la Sardegna, con 3,2 milioni e il 2,6%, gli stessi dati del Piemonte. Più basso il turismo in Friuli Venezia Giulia con 2 milioni e l’1,6% del totale. La Puglia con 1,6 milioni guadagna una fetta dell’1,3% mentre la Calabria si situa al di sotto con 1,4 milioni di turisti stranieri e l’1,1% del totale. Le Marche si aggiudicano una delle posizioni più basse con 1 milione di turisti stranieri pari allo 0,8%. La Valle d’Aosta e l’Umbria hanno entrambe 0,9 milioni di turisti stranieri e lo 0,8% Più scarsa l’affluenza in Abruzzo con 0,7 milioni e lo 0,5%, in Basilicata con 0,1 milioni e lo 0,1% del totale, infine il Molise che non ha praticamente turisti stranieri.
Più del 50% dei turisti negli alberghi è straniero e per la maggior parte provengono dalla Germania che rappresenta il principale “cliente”, con 30,7 milioni di presenze. Dagli Stati Uniti provenivano 9,6 milioni di turisti, mentre dal Regno Uniti 9 milioni. I francesi sono stati invece 8,6 milioni, dalla Svizzera sono arrivati nel Belpaese 5,9 milioni di turisti, mentre dall’ Austria si contavano ben 5,5 milioni. Comincia la rincorsa anche il turismo proveniente dalla Russia che porta in Italia ben 5,5 milioni di visitatori.
Dall’Europa invece arrivano ancora solo dalla Spagna 3,9 milioni di turisti, e dal Belgio 3,3 milioni, mentre dai Paesi Bassi sono ancora 3,3 milioni i visitatori che vengono in Italia per ammirarne le bellezze.
Dopo i dati, le richieste della categoria per bocca del presidente Bernabò Bocca: “riduzione della pressione fiscale e del costo del lavoro, aumento del massimale per i pagamenti in contante, semplificazione delle procedure per il rilascio dei visti turistici e promozione promozione del Belpaese nel mondo ed in Italia stessa»: queste le misure «non convenzionali e indifferibili» chieste a governo e Parlamento per rilanciare il settore, dopo i dati allarmanti presentati sull’andamento della stagione turistica. «L’auspicio, a questo punto – dice Bocca – è che almeno una parte degli italiani che non hanno voluto o potuto fare vacanze durante i tipici mesi estivi, colgano le opportunità tariffarie che il mese di settembre abitualmente offre».
Dati drammatici sul fronte dell’occupazione per il personale impiegato nel settore alberghiero. Federalberghi sottolinea che «sul fronte occupazionale, si registra addirittura un -1,3% frutto di un – 2,9% di lavoratori a tempo indeterminato ed un – 0,3% di lavoratori a tempo determinato». Sul versante dei volumi, alla contrazione dei prezzi certificata da Istat nei giorni scorsi, si aggiungono le cancellazioni e le partenze anticipate per il maltempo registrate sia nelle localita’ marine sia in quelle montane, con un impatto sui fatturati delle imprese ricettive nel trimestre stimabile in un – 5%. «L’effetto lenitivo della crescita dei turisti dal resto del mondo, registrata negli ultimi tre anni (giugno/agosto 2011 +11%, giugno/agosto 2012 +1% e giugno/agosto 2013 +4,1%) – evidenzia Bocca – non è più sufficiente a compensare il crollo della domanda interna e ciò mette con maggior evidenza a nudo il grave momento che le strutture ricettive del Paese stanno attraversando, ancor più grave nelle località che si rivolgono quasi esclusivamente alla clientela domestica».
L’allarme lanciato da Federalberghi è stato imediatamente fatto proprio dal governatore del Veneto, Luca Zaia: «come attesta Federalberghi, la crisi del turismo estivo rischia di avere conseguenze catastrofiche sulla prima economia d’Italia e il Veneto, prima regione turistica del Paese, non intende stare con le mani in mano. E’ ora di darsi una mossa a livello nazionale, con misure concrete per mettere l’imprenditoria turistica nelle condizioni di non crollare oggi e di prepararsi adeguatamente alla prossima stagione». Zaia annuncia che «in Veneto stiamo raccogliendo tutti i dati necessari per chiedere, a fine stagione, e ormai ci siamo, lo stato di crisi, perché siamo di fronte ad una situazione che incide profondamente non solo sul settore alberghiero, ma anche su quello degli stabilimenti balneari, del commercio, della ristorazione. Un occhio di assoluto e particolare riguardo deve essere rivolto agli operatori della montagna – incalza Zaia – che il maltempo, prima invernale e adesso estivo, ha letteralmente martirizzato. La montagna veneta, in particolare, ospita nel suo territorio il 70% delle Dolomiti e deve trovare al più presto risposte reali alle sue difficoltà, ingigantite dalla vicinanza di un’offerta confinante identica, ma pesantemente agevolata dagli statuti speciali. E’ ora di agire!».
Più in generale, Zaia come Bocca ritiene «non più procrastinabili misure non convenzionali: sostegni al credito, defiscalizzazione degli investimenti, incentivazione della promozione, previsioni meteo più precise e meno spettacolarizzate, riduzione dell’Iva portandola al livello enormemente inferiore con cui viene applicata in Paesi diretti competitori come Francia e Spagna. Questa volta il twit con l’hashtag lo faccio io: #sipuofare… – conclude Zaia – il Premier e il Governo, una volta tanto, passino all’azione».