Gli imprenditori contestano alla politica le mancate risposte ad un’economia che peggiore sempre di più
Sotto l’ombrellone riforme e proclami, molte discussioni, poche soluzioni tangibili ai tanti problemi e ancor meno agli interrogativi che si accumulano da anni. Chi troveranno gli italiani ad attenderli al rientro dalle vacanze più o meno serene? Le alternative?
Un Governo efficiente e concreto, capace di definire un percorso strutturato che ci porti alle paventate riforme, oppure un commissariamento europeo, più o meno velato, che sappia ovviare alle nostre incapacità?
Secondo i dati del sondaggio condotto dallo Studio Idea Tolomeo per conto di Confartigianato Marca Trevigiana, il 60% del campione di imprenditori associati interpellati assegna un voto gravemente insufficiente all’operato generale del Governo. Dato che peggiora, raggiungendo il 64%, quando si chiede di esprimere un giudizio nel merito delle azioni poste in essere a tutela del mondo imprenditoriale.
Secondo il presidente dell’Associazione, Renzo Sartori, «questo trend in picchiata non si arresterà con le sole riforme del Senato e del Titolo V della Costituzione se il Governo non si decide ad intervenire sulle reali priorità del Paese, rispondendo finalmente agli appelli lanciati in ogni dove sia dagli attori economici che dai cittadini. Siamo di fronte ad un Paese che è stanco delle promesse, di una campagna elettorale permanente, il cui continuo rimpallarsi di spot e comunicati stampa ha smesso di alimentare quel sentimento di protesta che molte volte è stato foriero di cambiamento».
Per Sartori “l’inefficacia delle poche misure adottate dal Governo altro non ha fatto se non generare disincanto e rassegnazione: prova ne è la scarsa partecipazione che avrebbe lo sciopero fiscale, forma estrema di ribellione ad uno Stato esattore. Non serve aggiungere altro se non che il 61% degli intervistati esprime un giudizio di molto negativo con riferimento al tanto sbandierato bonus di 80 euro che, con tutta evidenza risulta ai più una azzeccata scelta elettorale, anziché un provvedimento economico di valore volto ad incentivare la spesa e i consumi». Una decisione che, con altri protagonisti e ad altre latitudini sarebbe stato inesorabilmente bollato per voto di scambio e come tale giudiziariamente perseguito.
Per gli artigiani trevigiani, l’agenda delle priorità è chiara: «quasi il 60 % degli imprenditori sentiti chiede con determinazione – ribadisce Sartori – interventi mirati che riducano il cuneo fiscale sul costo dei dipendenti. A seguire, seppur a distanza considerevole, viene espressa la necessità contestuale di misure che agevolino l’accesso al credito (15%) e di interventi che si traducano in maniera immediata in soluzioni per il mercato del lavoro, sempre più sterile e asettico».
Che cosa aspettano gli italiani al rientro dalle risicate vacanze? Il credito che hanno voluto riconoscere ai volti nuovi della politica renziana scadrà con la fine del mese. «E’ bene che il Palazzo capisca che d’ora in avanti il giudizio sarà impietoso. A settembre gli italiani torneranno al lavoro; una parte, speriamo piccola e coperta da ammortizzatori, non tonerà. Gli uni e gli altri non avranno tempo per letture da ombrellone, ma guarderanno solo ai fatti. E i fatti misureranno la temperatura del Governo» dice Sartori, secondo cui «il risultato del sondaggio sul governo Renzi può apparire scontato. E’ l’ennesima spia, tra quelle accese in questi mesi, che l’economia reale non ha avuto risposte ai problemi denunciati. Nulla di fatto sul fronte dei tagli, maquillage estetico in fatto di lotta alla burocrazia, solo promesse sul lato fiscale dove peso delle imposte e confusione tra tasse locali e nazionali non arretrano, assenza di piani per l’economia, con l’eccezione dell’ennesimo salvataggio della compagnia di bandiera».
Il sondaggio degli artigiani mette in risalto un altro paio di cose: la prima è il disincanto degli intervistati, quasi una rassegnazione a lottare per far cambiare le cose. Il Paese ha bisogno di spinta, non solo economica, ma anche morale, civile ed etica. C’è bisogno di incalzare i governanti, senza sosta, chiedendo conto del loro fare. La seconda cosa che colpisce è la netta opposizione allo sciopero fiscale. «Eppure – secondo Sartori – , nel Veneto, con il surplus di tasse pagate a Roma rispetto ai trasferimenti di ritorno, non mancherebbero le ragioni per una ribellione. Ma gli imprenditori sembrano dire che la via legislativa e politica, quindi anche negoziale, porta a risultati più concreti ed esigibili. Occorre però una classe politica in grado di esserne consapevole e di saper azionare questi strumenti della democrazia classe che nel Veneto, con poche isolate eccezioni, continua a latitare».
Il tema prevalente per le aziende artigiane è il costo del lavoro evidenziato dal 58% degli imprenditori intervistati. La questione del credito alle imprese è seconda in ordine d’importanza (15%) e cresce di rilevanza per le aziende più piccole (al di sotto i 6 addetti). Alla terza posizione in questa sorta di agenda politica delle imprese, si trova la riforma del mercato del lavoro (10%): diviene però assai più rilevante per le aziende manifatturiere di maggior dimensione (19%). Seguono poi lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione (7,9%) e la riforma della pubblica amministrazione (6,7%). Su quest’ultimo punto, spesso indicato come sburocratizzazione, si concentra tuttavia il 20% delle aziende più strutturate del settore delle costruzioni.
Per il 60% delle aziende il giudizio sul governo Renzi è negativo. Emergono comunque alcuni distinguo, seppur non particolarmente significativi, di settore e dimensione: meno negativi i giudizi tra le aziende più strutturate (dai 6 addetti in su) del settore industria; più critici i giudizi dei piccoli artigiani del terziario. Ancor più negativo il giudizio sul governo Renzi in merito al suo operato per le imprese: i giudizi negativi salgono ulteriormente al 64%.
Una delle prime politiche volute da Matteo Renzi, per la ripresa dei consumi delle famiglie, è stata quella del bonus di 80 euro nelle buste paga dei dipendenti con uno stipendio medio–basso. Il giudizio degli imprenditori artigiani è complessivamente negativo: solo il 38% si esprime positivamente. Anche qui emergono tuttavia alcuni distinguo: nelle aziende di maggior dimensione dell’industria e delle costruzioni la percentuale di valutazioni positive sale infatti rispettivamente al 58% e 52%.
E’ stato chiesta inoltre una valutazione degli imprenditori sulla proposta di “Sciopero Fiscale contro l’oppressione fiscale”. Su questo punto il 60% degli imprenditori si è dichiarato contrario a prendervi parte.