Il nuovo disco pubblicato da Spacebone Records/Egea Music
di Giovanni Greto
E’ un disco affascinante, arrangiato in maniera impeccabile, con gusto ed amore per la musica di Nino Rota, un compositore che sarebbe ingeneroso circoscrivere nell’ambito soltanto delle musiche da film, anche se al grande pubblico è conosciuto soprattutto per aver commentato tutti i film di Federico Fellini, a partire da “Lo sceicco bianco” (1952), un sodalizio artistico, quello con il regista, continuato ininterrottamente fino alla morte avvenuta nel 1979, giusto in tempo per comporre le musiche di “Prova d’orchestra”.
Gianluca Petrella ha colto con entusiasmo la proposta che l’Associazione I-Jazz gli aveva fatto nel 2011, anno del centenario dalla nascita di Rota. Dopo un periodo passato a ricercare, ad ascoltare, a trascrivere, a pensare ad arrangiamenti per un settetto e poi prove, concerti e intense sedute di registrazione, è nato un piccolo capolavoro grazie anche all’affiatamento tra i musicisti e alla bravura direttiva del leader, fermamente deciso a porre la massima attenzione nel perfezionamento e nell’abbellimento del suono. Ciò è avvertibile sin dall’ascolto del brano d’apertura, “The Godfather – Waltz”, che vede Petrella moltiplicarsi in tanti altri da sé che dialogano fra loro in assenza di tempo, finché ad un certo momento le voci che si rincorrono convergono in un’interpretazione per più fiati di un valzer malinconico, a tratti triste. E, per continuare a cullarsi su sensazioni simili, evviva la malinconia se in “Parlami di me”, da “La dolce vita”, è così dolcemente esposta da uno strumento poco presente nel jazz come l’armonica a bocca. A suonarla è il padre di Petrella, Muzio, un trombonista che ama il jazz pur suonando musica da ballo, uno dei tre ospiti presenti nel disco, invitati ad interpretare un brano. Il secondo è Enrico Rava, alle prese con un tema tratto da ‘Roma’, poco conosciuto, forse perché il film non è memorabile. Il trombettista utilizza i suoi caratteristici glissandi con enfasi per sottolineare la maestosità di una capitale non più padrona della storia come nell’antichità. Il terzo ospite è il trombonista Dino Piana, storico alfiere del jazz Italiano. Lo si ascolta soffiare in uno strumento a pistoni in due temi legati assieme tratti da “Il bidone”: “Ballerina night” e “L’ultimo bidone”. Si parte da un tempo afro nel quale il trombone di Petrella emerge nell’esposizione del primo tema, incalzato dalla voce di John De Leo, abile ad affiancarglisi all’unisono. A questo punto entra con discrezione Dino Piana, per dar vita ad un assolo pulito ed elegante, come nel suo stile. Il motivetto più famoso del film è però il secondo e viene ripetuto più volte per consentire nuove improvvisazioni, sia a De Leo, sia a Beppe Scardino al sassofono baritono, in continui mutamenti di tempo.
Legati assieme, tre temi tratti da “La dolce vita”, costituiscono una lunga suite, piena di swing, ora veloce, ora lentamente accattivante, mantenuto instancabilmente dal contrabbasso di Joe Rehmer e dalla batteria di Cristiano Calcagnile, esemplare nell’uso delle spazzole, mentre in sottofondo risuonano le voci dei protagonisti: Anita Ekberg, Marcello Mastroianni, Anouk Aimee. In poco più di 7 minuti si comprende appieno l’atmosfera che pervade il film. Il pezzo più lungo, di ben 16 minuti, ricco di effetti e di inserzioni elettroniche a cura di Andrea Sartori è “La poupee automat”, tratto da “Il Casanova di Fellini”. Basato su di un ostinato pedale al pianoforte di Giovanni Guidi, il tema ricorda la solitudine di Casanova, il quale, dimenticato da tutti, trova conforto nel balletto di una bambola automatica.
Che altro aggiungere? C’è da sperare che Petrella si metta alla ricerca di nuovi temi filmici, che risuoneranno freschi e nuovi, analizzati e interpretati con fantasia da un musicista/compositore che non si stanca mai di trovare nuovi stimoli per creare musica di indiscutibile qualità.