La coppia Gino Paoli e Danilo Rea applauditi al “Toniolo”

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Gino Paoli Danilo Rea
Gino Paoli Danilo ReaLo spettacolo a Mestre in chiusura della rassega “Note italiane”
di Giovanni Greto

Poco più di un anno dopo l’esibizione al teatro Filarmonico di Verona, Gino Paoli ha riproposto al teatro Toniolo di Mestre, ultimo concerto della rassegna “Note Italiane”, il collaudato spettacolo “Due come noi che…”, titolo del CD uscito nel 2012 per l’etichetta “Parco della Musica Records”.

In 84 minuti, lo splendido duo ha affascinato una platea recatasi a teatro per sognare, per ripensare alle illusioni della primavera della vita, ai primi batticuore, ad una storia d’amore finita troppo in fretta, ad un’altra nemmeno incominciata. Le canzoni di Gino Paoli, poiché toccano il cuore di chi le ascolta, non corrono il pericolo di cadere nel dimenticatoio, assurgendo allo status di Evergreen, “sempreverdi”, “immortali”. La bravura e la sensibilità di Danilo Rea le rendono ancora più interessanti, poetiche, mentre il linguaggio jazzistico apre la mente a nuove letture e sensazioni differenti rispetto a quelle provate ascoltando le versioni originali.

Nella scaletta della serata c’erano sia i brani di Paoli più amati ed apprezzati, da “La gatta” a “Sapore di sale” a “Che cosa c’è”, che gli omaggi alla canzone d’autore francese interpretati in italiano come “Albergo a ore” (titolo originale “Les amants d’un jour”), o in francese come “Que reste-t-il de nos amour”. Inevitabile e benvenuto come sempre, il pensiero agli amici cantautori che non ci sono più. Di Luigi Tenco Paoli sceglie “Vedrai, vedrai”, di Umberto Bindi “Il nostro concerto”. C’è anche uno standard jazz, “Time after time”, titolo che apre il CD “Milestone”, inciso da Paoli nel 2007 assieme ad un quintetto di musicisti italiani, del quale faceva parte anche Danilo Rea. Ottiene meritatamente spazio un estratto di canzoni napoletane, inserite nell’ultimo disco “Napoli con amore”, pubblicato sempre per “Parco della musica Records”: “O sole mio”, “O paese d’ ‘o sole”, “Reginella”.

Fra “Sapore di sale” e “Vedrai, vedrai”, Danilo Rea esegue al pianoforte una lunga suite strumentale comprendente “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo, “Ricorderai”, di Bruno Lauzi e “Bocca di Rosa” di Fabrizio De André. Affiorano gusto e abilità tecnica, si passa da momenti delicati a tempo lentissimo ad accelerazioni a metronomo impazzito, senza che affiori la benché minima fatica, il suono sempre limpido, pulito, cristallino. Verso la fine arriva forse una delle canzoni più belle, “Il cielo in una stanza”, all’epoca un grande successo di Mina. C’è il tempo di ascoltare un ultimo brano, “Una lunga storia d’amore”, ma il pubblico è ben lontano dall’idea di abbandonare le poltrone. Paoli allora si congeda con un titolo in perfetta sintonia, “Ti lascio una canzone”.

La formula del duo sembra dunque azzeccata ed è auspicabile un ascolto dal vivo anche del repertorio napoletano, da poco inciso, che Paoli ama tanto ed interpreta con rispetto, ammirazione ed intensità emotiva, dimostrando, alle soglie degli ottant’anni d’età, di poter dare ancora un contributo significativo alla Canzone d’Autore.