Trentino Sviluppo tra presente e futuro

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FlavioTosi 1L’azienda pubblica incaricata di portare sul territorio nuova imprenditorialità s’appresta a cambiare pelle sotto la presidenza Tosi

Trentino Sviluppo, la società pubblica di scopo per supportare l’economia locale, s’appresta a cambiare pelle dopo il traumatico cambio al vertice occorso qualche mese addietro, con una decisa inversione di rotta impressa dal nuovo presidente Flavio Tosi, piccolo imprenditore nel campo degli infissi per l’edilizia e già presidente dell’Associazione artigiani della provincia di Trento.

Tosi, dal febbraio scorso lei è presidente di Trentino Sviluppo. Una presidenza iniziata forse in modo traumatico a seguito alle dimissioni di Diego Laner, ma nel segno della continuità, visto che lei già faceva parte del consiglio di amministrazione. Quali obiettivi si pone con il suo mandato?

Fondamentalmente due: il primo riguarda il riassetto della struttura ad un anno dalla riforma che ha fuso in Trentino Sviluppo anche le attività di promozione turistica di Trentino Marketing, che a breve torneranno ad essere più autonome, pur mantenendo l’unitarietà della struttura amministrativa per garantire una più efficace promozione del territorio. Poi, c’è la grande partita di Meccatronica, dove oggi abbiamo un contenitore di grande qualità, al cui interno si devono ancora mettere i contenuti intesi come aziende, centri di formazione e laboratori di ricerca.

Qual è l’attrattività del Trentino per un’impresa grazie all’azione di Trentino Sviluppo?

Sono tante. Da subito vorrei sgombrare il discorso da un aspetto, quello dei contributi “facili” garantiti dall’Autonomia speciale. Questo poteva essere vero per un passato, anche recente, ma da qualche anno a questa parte le cose sono profondamente cambiate. All’azienda o al centro di ricerca che guarda al Trentino per un suo potenziale insediamento, Trentino Sviluppo offre oggi servizi di alta qualità, oltre ad un territorio ambientalmente integro con un’altissima qualità della vita. A questi s’aggiungono centri di competenza di sicura eccellenza nazionale ed internazionale (dall’università alle fondazioni Kessler e Mach) che devono essere maggiormente messi in rete con il sistema produttivo per sfruttarne appieno le loro potenzialità. Da ultimo, aggiungerei la presenza di una burocrazia pubblica sì importante, ma meno ingombrante che nel resto d’Italia, anche se rispetto agli esempi migliori d’Europa anche il Trentino deve ancora fare un lungo cammino per semplificare e ridurre al minimo gli adempimenti.

L’autonomia speciale che gioco svolge nell’attrattività delle imprese?

Rispetto ad altri territori italiani, costituisce una marcia in più, grazie al fatto che il livello decisionale è vicino a dove le imprese operano. Avere vicino alla produzione chi governa consente un dialogo più diretto ed immediato tra amministratori ed imprenditori e consente a realtà come Trentino Sviluppo di approntare soluzioni alle richieste del mercato in tempi più rapidi.

Il Trentino ha sviluppato nel tempo un ottimo bagaglio tecnico e scientifico sulla gestione e utilizzo del legno per impieghi ad alto valore aggiunto, come i pannelli X-Lam e la certificazione ambientale Arca. Cosa intende fare per valorizzare queste competenze, viste anche le richieste del mercato?

Il mercato va bene e richiede sempre più legno ad elevata sostenibilità ambientale come quello proveniente dalle foreste del Trentino, che ogni anno assicurano una ripresa che ora viene utilizzata solo in minima parte. Nel caso del legno, bisogna valorizzare meglio la filiera, partendo da una base di produzione che è economicamente più onerosa rispetto ad altri territori italiani ed europei data la configurazione montagnosa del territorio. Il legno oggi è una merce sempre più preziosa, che spunta sui mercati prezzi in ascesa, complice anche il forte impiego di biomasse legnose a scopi energetici. Si tratta di generare un’economia di scala in grado di assicurare volumi di lavorazione che consentano la sostenibilità economica della filiera e il mantenimento della qualità dell’ambiente, oltre a garantire sempre più ampi margini di valore aggiunto sul territorio.

In diverse occasioni lei ha parlato di necessità di creare reti di commercializzazione più che nuovi capannoni…

Credo che la Trentino Sviluppo del futuro debba essere sempre di più una struttura che aiuti gli imprenditori a commercializzare i loro prodotti, a prescindere dalla filiera. Oggi il mercato è in mano a chi possiede le reti di vendita, che finiscono per imporre i loro prezzi ai produttori. Chi commercializza è in grado di fare produrre i beni dove è più conveniente, mentre il discorso opposto è molto più difficile. Se non si possiede una rete di vendita adeguata, oggi anche le migliori aziende rischiano di soffocare. Immagino anche una Trentino Sviluppo che aiuti a creare nuovi mercati, visto che le opportunità ci sono, anche vicino, a tutti i livelli, dall’artigiano alla grande impresa industriale.

Una bella sfida per una realtà che fino a poco tempo addietro si è occupata più di capannoni industriali e piani di salvataggio di aziende in crisi…

Il mio mandato da presidente finisce l’anno prossimo e la mia sfida in quest’anno è cambiare radicalmente la missione di Trentino Sviluppo, adeguandola anche alle mutate esigenze dell’economia trentina, italiana e internazionale. Anche se la crisi pare essere finita, i suoi effetti sono destinati a durare ancora a lungo e ci dobbiamo attrezzare per le nuove sfide, ad iniziare da nuovi modi di porsi sul mercato, passando da una logica di emergenza ad una di vera leva a servizio dello sviluppo, affiancando l’imprenditore a fare al meglio il suo lavoro, specie quelli di piccola e media dimensione.

Lei ha accennato alla Meccatronica: entro quanto tempo il polo allestito inizierà ad essere pienamente operativo?

L’area della Meccatronica è già pronta ed è stato realizzata con edilizia sostenibile in legno. Ora si tratta di riempirla di contenuti. Entro un anno dovrà esservi traslocato il polo scolastico composto dagli istituti professionali, tecnici e dall’università. Stiamo allestendo dei laboratori per avvicinare lo scambio tra il mondo della ricerca e quello della produzione con un notevole sforzo economico, focalizzandoci su determinati ambiti operativi. Una volta concluso, credo che la Meccatronica sarà uno dei fiori all’occhiello del sistema Trentino, capace di coniugare formazione con la ricerca e la produzione, con scambi trasversali e continui tra le diverse realtà.

Il nuovo corso di Trentino sviluppo quanto può giovarsi della presidenza affidata ad un imprenditore espressione del mondo artigianale?

Mi tocca sul vivo: io sono orgoglioso di essere un artigiano, ma odio la differenziazione – abbastanza comune, del resto – che si fa tra mondo artigianale, industriale, commerciale, dei servizi eccetera. Si tratta di una visione tutta italiana, figlia della regolazione burocratica dell’economia che fissa a 15 la frontiera tra artigianato ed industria. Che sia piccolo o grande, un imprenditore ha davanti a sé le stesse problematiche, forse più gravose nel caso del piccolo che non può permettersi in azienda una struttura amministrativa in grado di svolgere internamente tutte le pratiche amministrative che la produzione e la relativa burocrazia comportano. Da piccolo imprenditore e da utente dei servizi di Trentino Sviluppo intendo portare al suo interno tutte le aspettative che il mondo produttivo ha da questa azienda, che è e rimane un’azienda pubblica investita di un compito strategico ben chiaro, portando al suo interno le problematiche e le difficoltà quotidiane di un imprenditore, cambiando la mentalità operativa di chi opera all’interno di Trentino Sviluppo.

Il sostengo futuro all’economia attraverso cosa passa, visto che non c’è più il contributo economico così come l’abbiamo conosciuto fino ad ora…

Secondo me passa attraverso la chiarezza e la capacità di fare selezione, di cui la politica deve essere parte attiva nel decidere cosa si vuole fare del Trentino da qui a cinque-dieci anni. Fino a qualche tempo fa si poteva fare di tutto grazie alle risorse ingenti garantite dall’Autonomia speciale. Oggi non è più così, visto che per un’azienda multinazionale è più facile spostarsi per la qualità dei servizi e dei centri di ricerca che trova in un territorio piuttosto che sull’entità dei contributi pubblici erogati. Il futuro lo si vince con la specializzazione e con la qualità.