Chisso: «non è solo vandalismo il rischio di sconfinare in qualcosa di più grave»
Nel corso una settimana, in Veneto sono stati danneggiati cinque treni regionali. «La notizia, data ufficialmente ieri da Trenitalia, è passata quasi sotto silenzio, con poche lodevoli eccezioni nelle cronache locali, mentre non ci si dovrebbe mai distrarre – afferma l’assessore regionale alle politiche della mobilità Renato Chisso – sui vandalismi a beni pubblici, che costano cari e il cui prezzo ricade sui cittadini».
Questi i fatti e i costi: il 28 marzo rotti i finestrini di una vettura del regionale 11075 in sosta a Belluno, il 29 quelli di una carrozza del 20858 fra Venezia e Padova e di un’automotrice del 5943 fra Bassano e Padova, il 2 aprile rotti finestrini e vetri porte del 2729 fra Mestre e Venezia e finestrini di una vettura del 2205 fra Venezia e Trieste, più di 15.000 euro di danni in soli tre giorni, ai quali si devono aggiungere i costi per le riparazioni e il fermo tecnico delle vetture in officina.
«Non è purtroppo la prima volta che vagoni e convogli ferroviari vengono pesantemente danneggiati, e c’è a mio avviso troppa tolleranza su questi atti, sui quali mi auguro che le forze dell’ordine e la magistratura trovino presto i responsabili. In un clima di continua demonizzazione del servizio ferroviario – aggiunge Chisso – non so peraltro se questi ultimi eventi siano definibili come “semplici” vandalismi di gente senza coscienza civile o non siano piuttosto la manifestazione di qualche protestatario ai limiti del terrorismo, che si “vendica” contro i disservizi procurandone di ulteriori, quasi che un bene pubblico sia anche affar suo solo se c’è da protestare. Bisogna andare a fondo, fino in fondo, e mi appello a tutti, organi di informazione e cittadini, perché denuncino e segnalino ogni fatto o comportamento che possa portare ai responsabili. I danneggiamenti ai treni meriterebbero di essere denunciati allo stesso modo di un ritardo o di un disservizio, perché l’effetto imitazione deriva più dal silenzio e dall’impunità, che dall’esecrazione collettiva e dall’individuazione dei colpevoli».