Bellunese, la crisi ha colpito il settore metalmeccanico meno di altri comparti manifatturieri

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paolo cantiago confindustria BL pres metalmeccanici 1Candiago: «serve comunque meno burocrazia, giustizia più rapida e flessibilità occupazionale»

Negli ultimi cinque anni hanno chiuso tredici aziende manifatturiere nel bellunese, per un totale di quasi quattrocento dipendenti. E’ uno dei dati che emerge da un’indagine di Confindustria Belluno Dolomiti sul settore metalmeccanico (con l’occhialeria il più importante per l’economia bellunese) nel periodo che va dal 2007, l’anno prima dell’inizio della nuova congiuntura, al 2013.

Questi numeri si riferiscono soltanto alle aziende del settore iscritte all’associazione industriali. Considerando tutte le imprese metalmeccaniche bellunesi, invece, un indicatore interessante riguarda il numero di procedure di crisi aziendale aperte in un anno: nel 2012 (ultimo dato disponibile) sono state dieci, su un totale di 44. Ma l’anno peggiore per il comparto è stato il 2009, con 19 procedure di crisi, scese a 17 nel 2010 e a 4 nel 2011.

«Analizzando i dati – afferma Paolo Candiago, presidente della sezione metalmeccanici di Confindustria Belluno Dolomiti – si capisce perché non si può più parlare di crisi, visto che, per definizione, una crisi ha un inizio e una fine. Siamo invece in presenza di uno scenario socio-economico completamente diverso dal precedente, tanto profondi sono i cambiamenti strutturali intervenuti negli ultimi cinque anni. Dobbiamo prendere atto di questa nuova situazione». Secondo Candiago «le cifre che abbiamo a disposizione aiutano a spiegare quali sono le conseguenze subite dal nostro settore a seguito della nuova congiuntura».

Gli altri dati che certificano lo stato di salute del comparto sono quelli relativi alla cassa integrazione ordinaria. L’emorragia occupazionale ha toccato anche le imprese metalmeccaniche bellunesi associate a Confindustria Dolomiti, che però, paragonata a quanto successo in questi anni al sistema manifatturiero nel suo insieme, hanno retto meglio di altri. Secondo l’Istat, infatti, i dipendenti complessivi nel manifatturiero in provincia di Belluno sono passati da 36.000 a poco più di 26.000, con una contrazione che supera addirittura il 27%. «Quel che emerge da tutti questi dati – conclude Candiago – è che in provincia il metalmeccanico ha pagato pesantemente gli effetti della crisi, ma meno del manifatturiero nel suo insieme. Il rischio di una desertificazione industriale è quindi concreto, soprattutto se il governo non attuerà in tempi rapidi quelle riforme che la nostra associazione chiede da tempo: riduzione del costo del lavoro e della fiscalità in generale, taglio alla spesa pubblica improduttiva, riforma della giustizia e semplificazione burocratica. Altra riforma fondamentale è quella del lavoro: bisogna incidere significativamente sulla flessibilità in entrata e in uscita, anche per ricollocare, almeno in parte, gli addetti inoccupati».