Energia, il mercato è ancora lungi dal divenire veramente libero e concorrenziale

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risparmio energia lampadina euro archivio fotografico europa 1Ancora troppi i costi che ricadono sull’utenza, specie quella familiare

Nei mesi scorsi, il Centro consumatori e utenti del Trentino Alto Adige aveva lanciato la proposta di realizzare un gruppo di acquisto di energia elettrica e di gas metano (GAE) per trovare condizioni economiche più favorevoli di quelli solitamente riservati all’utenza privata. Molti clienti erano convinti di ciò e quasi 7.000 famiglie in regione avevano aderito entusiasticamente al gruppo.

A fine gennaio è stata così bandita un’asta per 21 milioni di kWh di energia e 3,7 milioni di m3 di gas fra oltre 70 società di vendita, attive sul mercato regionale, ed altre ancora. Il termine per far pervenire le proposte era stato fissato per fine febbraio. Allo scadere del termine del bando ci si è dovuti confrontare però con un’amara realtà: al Centro consumatori non è pervenuta neppure un’offerta di interesse. Solamente una società di vendita (altoatesina) ha presentato la propria offerta standard, già accessibile a tutti i consumatori domestici locali. L’iniziativa ha quindi dovuto registrare un esito inatteso ed è rimasta in pratica senza successo, evidenziando la mancanza, di fatto, di concorrenza nel mercato dell’energia e del gas, a tutto danno dei consumatori.

Davvero un peccato perché un’analoga iniziativa, messa in atto alcuni mesi fa in Austria, aveva avuto invece ben altro esito, a dimostrazione del fatto che lì esiste un mercato in grado di funzionare e che può elargire benefici concreti ai consumatori. Così per i 260.000 partecipanti si è riusciti a realizzare un risparmio medio di 131 euro all’anno per l’energia elettrica. In Italia, per un consumo di 3.300 kWh, sul mercato si riesce ad ottenere a malapena 66 euro. Senza scordare che la tariffa “media” applicata in Austria è inferiore alla nostra – per non parlare poi del fatto che i partecipanti percepiscono esclusivamente corrente “verde”.

In Italia si deve constatare, secondo il Centro consumatori ed utenti, che, oltre a quello dell’energia elettrica, anche il mercato del gas non è ben gestito dall’Autorità per l’energia elettrica ed il gas e dallo stesso legislatore. Di qui l’auspicio che le due province autonome agiscano prendendo in mano la situazione, visto che in quest’ambito detengono precise competenze, non fosse altro che esse sono protagoniste dello sfruttamento degli impianti idroelettrici.

Quale primo passo, sarebbe opportuno realizzare uno studio di fattibilità, comprensivo di modello di finanziamento, che analizzi la possibilità di far agire i cittadini direttamente sul mercato, tramite cooperative di energia dei consumatori, preesistenti o da creare allo scopo. Non è infatti più accettabile che chi risiede in una zona che in Europa si qualifica fra i primi produttori di energia a basso costo (principalmente idroelettrica) e dove viene prodotta molta più energia di quanta se ne consumi, si ritrovi a pagare prezzi che sono fra i più alti in Europa. Un chilowattora (kWh) di energia da idroelettrico costa alla produzione intorno ad 1,6 centesimi di euro. I clienti domestici finali, con una potenza servita di 3 kW ed un consumo annuo di 3.300 kWh pagano quello stesso chilowattora quasi 22 centesimi di euro; quelli con allacci da 4,5 kW addirittura quasi 29 centesimi! L’incremento di valore di un chilowattora lungo la filiera, dalla produzione alla presa domestica, è quindi di ben il 1.275% per i 3 kW, addirittura del 1.712% per i 4,5 kW. In Austria e in Germania la limitazione della potenza a 3 kW risulta sconosciuta: in Germania, ad esempio, le famiglie possono disporre di una potenza fornita fino a ben 13 kW.

«Queste cifre mostrano chiaramente – secondo il responsabile del Centro, Carlo Biasior – come il mercato attuale dell’energia elettrica in Italia sia oggetto di speculazioni, di rendite di posizione di vari soggetti lungo la filiera, di meccanismi di tariffa per nulla chiari e soprattutto di quali siano i “margini” di risparmio realizzabili con diverse politiche energetiche a favore dei consumatori. E che nessuno tenti di dare la colpa all’imposizione fiscale: il consumatore paga nella bolletta elettrica mediamente il 14% di imposte (accise e IVA), molto meno che in altri settori. I clienti del mercato dell’energia elettrica si sentono, a ragione, “munti” come vacche da latte.

Applicando gli aumenti praticati lungo la filiera alla produzione del latte, partendo da un prezzo di produzione di 0,50 euro al litro, il prezzo di vendita al consumatore sarebbe di 6,88 euro oppure addirittura di 9,06 euro per litro di latte!»