Statistiche, ecco i redditi degli italiani secondo le dichiarazioni del 2012

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soldi euro biglietti portafoglio 1Il 90% dichiara redditi fino a 35.819. Imprenditori più poveri dei dipendenti, ma secondo la Cgia è vero il contrario. Dal 2008 boom lavoratori autonomi

Sfiora i 20.000 euro il reddito medio in Italia nel 2012. Per l’esattezza ogni contribuente percepisce 19.750 euro (+0,5% rispetto all’anno precedente), mentre il reddito complessivo dichiarato a livello nazionale è pari a 800 miliardi. Ma attenzione: a differenza del 2011, nel 2012 non concorrono alla formazione del reddito complessivo il reddito da abitazione principale e i redditi fondiari di immobili non locati. E’ quanto si evince dalle statistiche sulle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche (Irpef) pubblicate sul web dal Ministero dell’Economia – Dipartimento delle Finanze (MEF), relative all’anno d’imposta 2012.

I contribuenti sono oltre 41,4 milioni, in lieve aumento (+0,2% rispetto all’anno precedente). Ma – sottolinea il MEF – considerando il reddito complessivo dichiarato dal contribuente mediano, che rispetto alla media non è influenzato da valori particolarmente elevati, il reddito scende a 15.654 euro. Ciò significa che la metà dei contribuenti non supera tale valore. Quanto alla distribuzione dei redditi, il ministero sottolinea che il 5% dei contribuenti con i redditi più alti, detiene il 22,7% del reddito complessivo, «ossia una quota maggiore a quella detenuta complessivamente dalla metà dei contribuenti con i redditi più bassi». Il 90% dei contribuenti italiani dichiara un reddito complessivo fino a 35.819 euro.

Dall’analisi per tipologia emerge che i lavoratori autonomi (titolari di ditte individuali, escludendo chi esercita attività economica in forma societaria) hanno il reddito medio più elevato (36.070 euro), mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori è pari a 17.470 euro e quello dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 20.280 euro, quello dei pensionati 15.780 euro. Il confronto con l’anno d’imposta precedente mostra una crescita dei redditi medi da pensione (+1,7%) e da lavoro dipendente (+1,3%); calano invece tutti i redditi legati alle attività imprenditoriali e professionali: impresa (-8%), lavoro autonomo (-14,7%) e partecipazione (-4,9%). Rispetto al 2008, anno di inizio della crisi economica, ci sono ora 350.000 lavoratori dipendenti in meno, 190.000 pensionati in meno, 32.000 imprenditori in meno e 138.000 persone in meno che dichiarano redditi da partecipazione. Al contrario, si assiste a un aumento dei lavoratori autonomi (+128.000). In termini di valori medi dichiarati, anche tenendo conto dell’inflazione, il reddito medio degli autonomi è calato del 14,3% in termini reali, quello degli imprenditori dell’11%, quello dei dipendenti del 4,6%, mentre il reddito medio da pensione è aumentato dl 4,6%.

L’imposta netta Irpef ha un valore medio di 4.880 euro ed è dichiarata da circa 31,2 milioni di persone (il 75% del totale dei contribuenti). Più di 10 milioni di persone hanno un’imposta netta pari a zero, si tratta prevalentemente di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione o la cui imposta lorda si azzera con le detrazioni. L’imposta netta totale dichiarata, pari a 152,3 miliardi di euro, è sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. I contribuenti con redditi fino a 35.000 euro (86% del totale contribuenti con imposta netta) dichiarano il 48% dell’imposta netta totale. I soggetti con un reddito complessivo maggiore di 300.000 euro dichiarano il 4,5% dell’imposta totale e sono tenuti al pagamento del contributo di solidarietà del 3% sulla parte di reddito eccedente i 300.000 euro: si tratta di circa 29.000 soggetti per un ammontare complessivo di 247 milioni. L’addizionale regionale Irpef ammonta nel 2012 a più di 11 miliardi di euro (+0,46% rispetto al 2011). L’addizionale regionale media è pari a 360 euro. L’addizionale comunale ammonta invece complessivamente a 4 miliardi di euro, in forte aumento rispetto all’anno precedente (+20%) con un importo medio pari a 160 euro, contro i 130 dell’anno precedente.

Fin qui i dati del MEF. Dati che non coincidono con le analisi delle categorie imprenditoriali, ad iniziare dalla Cgia di Mestre che contesta le cifre diffuse dal Ministero, specie riguardo al fatto che i dipendenti guadagnino in media più degli imprenditori. Secondo la Cgia, per l’ennesima volta, emerge un’interpretazione distorta e tendenziosa dei dati, finalizzata a dimostrare che gli imprenditori guadagnerebbero meno dei lavoratori dipendenti. «In realtà – sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia – dalla lettura del comunicato stampa non emerge questo. In primo luogo, si specifica che il reddito medio degli imprenditori si riferisce ai titolari di ditte individuali, mentre ne sono esclusi quelli in forma societaria. In secondo luogo, si sottolinea che gli imprenditori persone fisiche in contabilità ordinaria hanno denunciato 27.710 euro, mentre i lavoratori dipendenti ne hanno dichiarato 20.280 euro. La media dei titolari di impresa, che per l’anno di imposta 2012 hanno denunciato 17.470 euro, viene abbassata dai soggetti in contabilità semplificata: questi ultimi, infatti, hanno denunciato un reddito medio di 16.380 euro. Lo stesso Dipartimento delle Finanze – prosegue Bortolussi – segnala che i dati di tutti gli imprenditori persone fisiche monitorati in questa analisi sono al netto delle quote attribuite ai collaboratori familiari e che la definizione di imprenditore non è sinonimo di datore di lavoro. Infatti, tra gli imprenditori sono compresi anche quelli che non hanno dipendenti. Ricordo, infatti, che tra gli artigiani e i commercianti, ad esempio, il 74% del totale lavora da solo».

Insomma, «ancora una volta – sottolinea la Cgia – si gioca sull’equivoco  e si “imbastisce” una comparazione improponibile tra i redditi dei lavoratori dipendenti e quelli dei titolari di piccola impresa. Se per gli imprenditori persone fisiche non si tiene conto che la  stragrande maggioranza dei casi non ha dipendenti e molto spesso il loro reddito è addirittura abbassato dallo splitting familiare (ovvero, è al netto delle quote attribuite ai collaboratori familiari), per i lavoratori dipendenti  il dato medio è innalzato dai redditi di molte categorie – come i giudici, i manager pubblici e privati, i professori universitari – che poco hanno a che fare con il tradizionale mondo del lavoro dipendente».