Seminario per approfondire il tema e la gestione della codatorialità delle risorse umane
Confindustria Udine crea al suo interno un team trasversale con il compito di sensibilizzare le imprese ad orientarsi tra le opportunità offerte dalle reti di impresa aiutandole altresì a individuare e selezionare i partner giusti per questa nuova forma di aggregazione su progetti e ambiti specifici che preserva l’indipendenza delle singole aziende. Ad annunciarlo è stata Alessandra Sangoi, vice presidente di Confindustria Udine con delega a innovazione, ricerca, università e parchi scientifici, che ha aperto a palazzo Torriani un seminario, promosso dall’associazione insieme ad Umana e in collaborazione con RetImpresa, dal titolo: “Reti d’impresa e la gestione della codatorialità delle risorse umane”.
«Nella nostra Regione – ha evidenziato nel suo intervento la vice-presidente Sangoi – non si è ancora registrata una sufficiente diffusione di questo strumento. Da qui l’impegno di Confindustria Udine affinché le imprese comprendano che le reti di impresa rappresentano uno strumento efficace per trovare soluzioni e opportunità che difficilmente potrebbero cogliere andando da sole».
Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana, ha ricordato come «il successo e la diffusione delle reti d’impresa abbia fatto emergere una nuova esigenza delle aziende: quella di ottimizzare la gestione del personale, condividendolo insieme alle altre imprese della rete. Umana aiutia le imprese a gestire il personale e lo facciamo con strumenti normali e comuni, anche partendo dagli aspetti più banali, ma mettendo sul campo la nostra professionalità acquisita sul campo».
Stefano De Stalis, coordinatore del Gruppo reti di impresa di Confindustria Udine, ha quindi presentato agli imprenditori presenti in sala il team di lavoro, composto da funzionari dell’associazione e professionisti convenzionati in grado di affrontare con approccio proattivo e traversale la problematica delle reti di imprese. Barbara Terenzani ha affrontato il tema della concessione d’incentivi per la realizzazione di progetti di aggregazione in rete, Alessandro Tonetti quello della internazionalizzazione delle reti, Aurelio Di Giovanna quello delle opportunità delle reti negli appalti pubblici, Marcello Orsatti quello della gestione contabile-fiscale delle reti, e Maria Grimaldi quello della gestione della codatorialità. Completano il team di Confindustria Udine anche Franco Campagna, che si occupa di ricerca e innovazione, Eva Pividori, di risorse umane, e Claudia Silvestro, di ambiente e sicurezza.
Il “Decreto lavoro” (D.L. n.76/2013 convertito in Legge n. 99/2013) ha introdotto importanti novità andando ad individuare per le Reti d’impresa nuovi strumenti, quali il distacco e la codatorialità, che – insieme ad istituti già esistenti in materia di lavoro – forniscono oggi un ampio ventaglio per una moderna e flessibile gestione delle risorse umane all’interno della rete. Formare, gestire e valorizzare i propri collaboratori, accrescendo le loro competenze trasversali in un’ottica di rete, può rappresentare un’occasione per rafforzare il patrimonio intangibile della singola impresa, aumentando le possibilità di successo dell’intera rete nei mercati. La somministrazione a termine e a tempo indeterminato può favorire una rapida integrazione in un contesto nuovo, anche attraverso la formazione, sollevando la rete dagli oneri di una gestione così peculiare.
Dal canto suo Fulvio D’Alvia, direttore di RetImpresa ha parlato di una crescita esponenziale delle reti di impresa: erano 681 nel gennaio 2013, sono già 1387 nel gennaio 2014 ed oggi quasi 1.500, A farla da padrone le aziende lombarde ed emiliane, seguite da Toscana, Abruzzo e Veneto. In Friuli Venezia Giulia sono 105 le imprese che hanno stipulato un contratto di rete. Il 37% dei contratti di rete riguardano imprese del settore manifatturiero, sono in forte aumento però anche i comparti del terziario, del turismo e dell’ambiente. Sulla composizione delle singole reti il 45% riguarda l’aggregazione tra 2 o 3 aziende, il 47% è composto da 4 a 9 aziende, appena l’8% da oltre 10 aziende. D’Alvia ha insistito su un concetto: la necessità di un cambio culturale. «Dobbiamo iniziare a capire che il concorrente dell’impresa accanto non è un nemico, ma è un potenziale partner con cui fare operazioni di affari».