Al teatro Eden di Treviso è andato in scena il recital del pianista inglese
di Giovanni Greto
Nel cartellone Jazz del teatro Eden di Treviso è entrato anche l’ultimo progetto del pianista inglese John Taylor: reinterpretare alcune canzoni di Paul McCartney, tutte, tranne una, appartenenti al periodo beatlesiano. Accanto a lui, la versatile cantante abruzzese Diana Torto con la quale intrattiene ormai da un decennio un rapporto di collaborazione; il batterista inglese Martin France, presente nel John Taylor trio, ascoltato sempre all’Eden giusto 5 anni or sono; il contrabbassista svedese Anders Jormin; il sassofonista inglese Julian Siegel.
Se le canzoni cantate da McCartney con i Beatles hanno conquistato un pubblico di tutte le età, nella versione in quintetto, ad ampio respiro, hanno trovato nuova freschezza e vitalità, grazie ad un intelligente senso dell’improvvisazione, che caratterizza la musica jazz. Il concerto si è aperto con ‘The fool on the hill’, un brano tratto dal film natalizio ‘Magical Mystery Tour’, all’epoca forse l’unico passo falso dei Beatles. Dopo una lunga, meditata, introduzione pianistica, la voce di Diana Torto si inserisce con circospezione e sottolinea la malinconia che spesso nascondono le composizioni di McCartney. A poco a poco il brano prende vita, arricchito dalle diverse sonorità degli strumenti, e dopo una crescita graduale si conclude delicatamente com’era iniziato. A seguire ‘Blackbird’, il doppio LP meglio conosciuto come ‘White album’. Dolcissima, morbida, tenera, fragile, la canzone si avvale degli assolo del leader e di un ispirato Siegel al sax tenore e al clarinetto basso. L’esecuzione di ‘For no one’, da ‘Revolver’, è la piacevole riscoperta di un brano fra i meno celebrati dei ‘Fab Four’, meritevole di attenzione, perché si presta sia ad una versione classicheggiante, come potrebbe essere quella di un quartetto d’archi, sia ad una incalzante di uno snello organico Jazz. L’inizio, senza un tempo preciso, spetta ad un breve, appassionato fraseggio circolare del sax tenore. Dopo un’elegante esposizione pianistica, trova spazio un sorprendente, puntuale assolo di contrabbasso, che rilancia un lungo assolo di sax tenore, in un crescendo emotivo che penetra nell’intimità di chi ascolta. Dirompente, come sempre, lo scat della Torto, per una riproposizione volutamente piena di tensione di ‘Here, there and everywhere’, ancora da ‘Revover’.
Il quintetto a questo punto si prende una pausa, per proporre il primo di due pezzi originali, entrambi di Taylor, ‘Ballata’, per il quale la Torto ha scritto un testo in abruzzese. E’ un pezzo dall’impronta classica, che rimanda a composizioni popolari del Rinascimento italiano. La sorpresa della serata è l’esecuzione di ‘Jenny run’, una canzone di McCartney pressoché sconosciuta. Inizialmente esposta senza un testo di parole, la composizione è vocalizzata dalla Torto attraverso uno scat incisivo, che ha stimolato la verve di Martin France, lanciatosi con acume in un lungo assolo di batteria pieno di dinamismo, spaziando dal piano al forte, di nuovo al piano per introdurre una seconda parte. Rientrano in scena pianoforte e sassofono, mentre la Torto canta un testo verbale, sostenuta da un tappeto ritmico vicino, questa volta, alla morbidezza di un samba/bossa nova. E arriva il brano più famoso, ‘Yesterday’, in una versione non classicheggiante come quella originale, bensì ritmata, che lo fa risplendere di una luce nuova. Azzeccata la scelta di un tempo afro-latin per ‘Norwegian Wood’, colma di accenti e stacchi durante un vigoroso assolo di Siegel al sax tenore. La rivisitazione dello sterminato songbook termina qui. Il pubblico applaude e il quintetto, prima di congedarsi, esegue il secondo brano composto da Taylor evidenziandone la qualità della scrittura. La sensazione è quella di aver ascoltato un gruppo assai affiatato in cui ogni musicista fa il suo lavoro alla perfezione senza indulgere in inutili individualismi al fine di valorizzare brano dopo brano.