L’industria alimentare si conferma un settore d’eccellenza con 13 miliardi di euro di fatturato e 42.000 addetti. Vino, bevande e prodotti da forno trainano l’export.
L’industria alimentare, un modello da imitare per tornare a far crescere il Veneto. Questo il messaggio che arriva da Zoppè di San Vendemiano, nel trevigiano, dove “Salone d’Impresa” ha riunito decine di imprenditori della Marca e di tutto il Veneto per discutere di esperienze e prospettive di crescita del settore alimentare regionale. Il convegno, quarto appuntamento del ciclo di incontri “Rimettere le scarpe ai sogni”, si è tenuto nello stabilimento della “Da Re Spa-I Bibanesi”, azienda che tiene alta la bandiera della tipicità dei prodotti da forni della Marca.
In apertura dei lavori, Unioncamere Veneto ha illustrato i dati di un focus dedicato al settore alimentare della regione che già dal titolo, “Il buono e ben fatto: piccolo viaggio nel Veneto del Gusto”, dà l’idea dell’eccellenza del “Made in Veneto”. Da sola, la regione contribuisce per il 10% al totale della produzione dell’industria alimentare italiana. Le imprese venete del comparto registrano un fatturato di 13 miliardi di euro, che è pari al 9% del Pil regionale, «offrendo al consumatore – sottolinea Serafino Pitingaro, responsabile Area studi e ricerche di Unioncamere Veneto – prodotti competitivi e garantiti in termini di sicurezza, gusto e qualità, rispondendo alle esigenze del mercato in continua evoluzione e sperimentando con successo, nel rispetto della tradizione, le tecnologie più avanzate». Il Veneto esporta annualmente 4 miliardi di prodotti alimentari: la prima voce dell’export è costituita da vino e bevande (1,6 miliardi di euro), a seguire i prodotti da forno che, con quasi mezzo miliardo di euro, rappresentano oltre l’11% del totale esportato. Quanto all’occupazione, in Veneto le imprese dell’industria alimentare assorbono più di 42.000 addetti, pari a circa il 10,4% del totale dei posti di lavoro che il settore assicura in tutta Italia. Infine, analizzando la geografia del comparto alimentare veneto, sono soprattutto tre le province che fanno da traino: su tutte Treviso, dove si concentrano 775 imprese attive, a seguire Padova (685) e Verona (684). Nelle tre province si concentrano quasi il 60% delle 3.650 imprese alimentari venete. Le industrie alimentari rappresentano il 6,7% delle 54.400 imprese manifatturiere regionali.
«L’impresa italiana del gusto è il modello da imitare per ritornare a crescere – commenta Ferdinando Azzariti, presidente di Salone d’Impresa – e nuovi prodotti, dimensioni aziendali in crescita, reti di imprese e consorzi per internazionalizzare, andando in profondità con la figura dell’imprenditore che cambia, cioè diventa quella dello “zingaro”: ovvero sempre più in giro per il mondo a costruire relazioni, a definire accordi, a capire i singoli mercati».
«Secondo la XVII Annual Global CEO Survey realizzata da PwC su 350 vertici d’impresa di 55 paesi, la fiducia sul futuro nel settore alimentare è in crescita: nel mondo il 38% degli amministratori delegati del settore alimentare ritiene che l’economia globale migliorerà nel 2014 rispetto all’anno precedente – analizza Erika Andreetta, retail & consumer goods consulting leader – le evoluzioni tecnologiche rappresentano il principale fattore che trasformerà il settore alimentare nei prossimi 5 anni: per i vertici delle aziende la tecnologia è il nuovo canale per raggiungere i nuovi clienti “tecnologici”. Inoltre continuano a crescere e investire nei mercati emergenti: il 34% considera la Cina fra i primi tre mercati di maggior sviluppo nei prossimi 12 mesi e il 18% dei dirigenti del settore consumo, molto più che in altri settori, riconosce l’Africa come un nuovo mercato in cui crescere attraverso partner strategici».
«Questo è un momento cruciale per l’impresa italiana – afferma Sandro Bordato, presidente e amministratore delegato di b! Spa, partner Cisco per l’evento – che, complice anche la vetrina internazionale di “Expo 2015”, ha l’occasione per riaffermarsi come nazione leader nel comparto agroalimentare. E’ importante però che il settore evolva e salvaguardi la sua qualità, riconosciuta in tutto il mondo. E la tecnologia, l’Internet delle cose, può svolgere un ruolo fondamentale: introducendo dati e sensori nella filiera alimentare, andremo a creare una piattaforma digitale che monitora e gestisce tutto il processo di tracciabilità e rintracciabilità, incrementandone l’efficienza. Salvaguarderemo così la sicurezza dei nostri prodotti e daremo una risposta efficace ai fenomeni delle frodi alimentari e della contraffazione dei marchi italiani, il cosiddetto “Italian Sounding”, che creano ingenti danni economici e d’immagine al “Made in Italy”».
Saper innovare il proprio prodotto per andare incontro alle nuove esigenze del mercato, ma nel rispetto della tipicità della migliore tradizione veneta, da sempre vincente in tavola. Ecco la sfida, condivisa anche dagli imprenditori che hanno offerto la loro testimonianza aziendale ai colleghi presenti. A iniziare dal “padrone di casa” Giuseppe Da Re (presidente dell’omonima azienda, da quattro generazioni impegnata nel settore della panificazione) che ha portato a modello “i Bibanesi”, uno dei prodotti riconosciuti come “tipicità di Marca” dal ministero delle Politiche agricole. «La ricetta dei Bibanesi affonda le proprie radici nell’artigianalità tipica del buon pane di qualità, senza mai però disgiungersi dalla continua ricerca e dalla capacità innovativa del processo e del prodotto – ha spiegato Da Re – solo se l’innovazione tecnologica è gestita con attenzione e lungimiranza si sposa all’artigianalità e alla tradizione, offrendo soddisfazioni e ottimi risultati». «Un imprenditore deve essere anche un sognatore tenace. L’importante è credere sempre in se stessi» ha aggiunto Fulvio Bragagnolo, presidente di Pasta Zara Spa, gruppo oggi presente con i suoi prodotti in 106 Paesi. Un’altra importante testimonianza imprenditoriale è stata portata da Giovanni Rana, presidente del Pastificio Rana Spa, che ha parlato del recente investimento fatto dal gruppo negli Stati Uniti. Anche per Rana quello dell’innovazione continua è un concetto irrinunciabile per un imprenditore. «In tutti i campi in cui opera l’imprenditore deve creare sempre. Qualità e fantasia sono due parole d’ordine» ha scandito Rana.