“Le acque dei paesi conquistati”

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le acque dei paesi conquistati 1 1Viaggio nella storia della costruzione della centrale idroelettrica del Ponale a Riva del Garda nel libro in due volumi con supporto multimediale edito dal Mag

A cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, lo sviluppo dell’energia elettrica spinse società, enti locali e privati verso la costruzione d’impianti per la produzione di energia.

La via più facile per produrre energia elettrica era il ricorso allo sfruttamento dell’acqua come forza motrice di turbine, migliorando quanto fatto nei tempi passati con le pale dei mulini utilizzati per muovere le macchine degli opifici. Solo che al posto dei flussi correnti s’iniziò ad usare quella delle derivazioni raccolte prima in bacini d’accumulo realizzati tramite la costruzione di dighe su corsi d’acqua o lo sfruttamento di laghi esistenti per poi farle precipitare a valle sfruttando i dislivelli per azionare le turbine collegate ad alternatori per la produzione di energia elettrica.

L’epopea della corsa all’energia elettrica di fonte idraulica è contenuta nel bel libro in due volumi con supporto multimediale dedicato alla centrale del Ponale a Riva del Garda, che sfrutta le acque del lago di Ledro incanalandole in una lunga e ardita condotta forzata agganciata alle pendici della Rocchetta per scendere fino alla centrale progettata da Giancarlo Maroni appena fuori l’abitato di Riva del Garda. Il libro (“Le acque dei paesi conquistati. L’impianto idroelettrico del Ponale a riva del Garda, 1920-1932”), a cura di Diego Leoni e Sonia Pinato e edito a cura del Museo Alto Garda (MAG), compie attraverso le 550 pagine dei due volumi (uno dedicato ai contributi di chi la centrale la progettò e la costruì, con annessa una ricca sezione iconografica dedicata ai progetti originali; l’altro dedicato alla testimonianza per immagini delle varie fasi di lavorazione della centrale) un viaggio nello sviluppo dell’energia, coniugando in modo egregio architettura e paesaggio, innovazione tecnologica e la voglia di due municipi, quello di Riva del Garda e di Rovereto, di essere energeticamente autonomi, almeno fino all’arrivo del monopolio.

Una centrale che nasce nell’immediato dopoguerra (la pubblicazione del volume rientra all’interno delle celebrazioni per il centenario della “Grande Guerra”) per soddisfare la ricostruzione e la necessità di disporre di grandi quantità di energia a basso prezzo, che va ad unificare le due preesistenti andate distrutte durante le attività belliche. Un obiettivo per cui le due municipalità diedero origine ad un ente autonomo, Adige Garda, che associava nell’operazione anche alcune province limitrofe, tutte mosse dall’ambizione di essere autonome rispetto ai grandi colossi energetici del tempo, come Edison e Sade. Una centrale che fu, al suo tempo, anche rivoluzionaria, in quanto i progettisti (il roveretano Francesco Tomazzoli e il rivano Edoardo Model) avanzarono la proposta di utilizzare il lago di Ledro come bacino d’accumulo per la centrale che, una volta realizzata, sarà per parecchio tempo una delle più moderne ed avanzate d’Europa, ancor’oggi funzionante anche se con numerose migliorie (ad iniziare dalla nuova condotta forzata ora realizzata interamente in roccia).