Pedemonte: «vogliamo ritornare al Trentino»

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PAT-palazzo-sede-centrale-ilnordestIl comune del Vicentino chiede che il Governo rispetti l’esito del referendum popolare di sei anni fa

Sono ormai passati più di sei anni dal referendum col quale la gente di Pedemonte, comune del Vicentino ai confini con la provincia di Trento, ha democraticamente espresso l’intenzione di lasciare la provincia di Vicenza per rientrare in quella di Trento, dalla quale fu separata d’imperio nel 1929, dopo secoli di appartenenza al Principato Vescovile di Trento, al Sacro Romano Impero di Germania, al Tirolo ed all’Impero Austroungarico.

Il sindaco di Pedemonte, Roberto Carotta, e il coordinatore del Comitato “Torniamo in Trentino” Alberto Baldessari, hanno preso carta e penna e hanno scritto una lunga e accorata lettera ai deputati e senatori della regione Trentino Alto Adige, diretta interessata alla modifica dei confini della provincia di Trento.

«Già a partire dal 1943 i nostri padri – scrivono Carotta e Baldessari – cercarono coraggiosamente con ogni mezzo di veder riconosciuto il loro diritto a ritornare in Trentino tuttavia, nonostante le tante promesse ed anche un preciso impegno assunto in tal senso nel corso della prima seduta del Consiglio Regionale il 13 dicembre 1948, nessun passo concreto venne fatto. Negli ultimi anni fortunatamente dal Trentino abbiamo ricevuto molte attestazioni ufficiali di sostegno, a cominciare da quelle delle amministrazioni comunali dei contigui comuni di Luserna/Lusérn, Lavarone e Folgarìa, della Magnifica Comunità degli Altipiani Cimbri ed anche quella, importantissima, del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige/Südtirol che in due distinte mozioni, nel 20l0 e nel 2012, ha riaffermato il diritto di Pedemonte a ritornare in seno alla provincia-madre». La posizione di Pedemonte, che in linea di principio del tutto simile a quella degli altri comuni già appartenenti al Tirolo Storico e che hanno chiesto di ritornare in Trentino Alto Adige/Südtirol, rischia ora di peggiorare in maniera purtroppo irreversibile. «Tre anni fa – proseguono Carotta e Baldessari – il Governo era in procinto di emanare un decreto legge per il riordino delle amministrazioni locali che prevedeva l’unione dei comuni con meno di 1000 abitanti e, stando alle notizie apparse sulla stampa, Pedemonte sarebbe stato accorpato a Lastebasse, Tonezza del Cimone, Laghi e Posina: tutte municipalità vicentine che mai condivisero la nostra storia e tradizione tirolese; probabilmente Magasa sarebbe stata unita a Valvestino, mantenendo l’integrità del territorio annesso alla provincia di Brescia nel 1934, mentre Colle Santa Lucia e Livinallongo del Col di Lana sarebbero state con ogni probabilità aggregate a Cortina d’Ampezzo, delimitando esattamente l’area passata alla provincia di Belluno nel 1923. In entrambi i casi sarebbe stato salvaguardato il diritto a ritornare nella Regione di origine, mentre per Pedemonte, divenuto semplice frazione di comune, questa possibilità sarebbe definitivamente svanita».

Qualche pericoloso segnale in questa direzione è già stato avvertito: secondo il sindaco Carotta «da un paio di anni Pedemonte è costretto a condividere con i limitrofi comuni veneti, tutte le funzioni municipali, la gestione del personale ed anche l’uso della sede municipale e delle apparecchiature ivi contenute ai sensi della Legge 78/2010. E’ ormai evidente a tutti che senza un celere ritorno in Trentino, Pedemonte è destinato a perdere per sempre la propria autonomia municipale». Attualmente a Roma sono giacenti due distinti disegni di legge, uno ordinario ed uno di rango costituzionale presentati dal Sen. Sergio Divina e dall’On. Mauro Ottobre, esponenti di opposti schieramenti, affinché appaia evidente che la nostra è una causa super partes. «Ora si tratta di una questione di elementare buon senso – dice il senatore leghista Divina – visto che tutti sono d’accordo al passaggio di Pedemonte dal Vicentino al Trentino. Chiediamo al Governo che si acceleri il più possibile questo passaggio». «Chiediamo – dicono Carotta e Baldessari – quindi un deciso intervento presso la Prima Commissione affinché sia rimesso in moto l’iter burocratico riguardante la richiesta che la nostra Comunità sta portando avanti in maniera civile ormai da troppi anni. Nella speranza che la nostra richiesta venga presa in seria considerazione».