Vitalizi dei politici: in Trentino Alto Adige 82.992 euro di contributi versati si trasformano in un trattamento da 1.328.400 euro

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Contributi-INPS risparmi monete euro soldi piantina germoglio 1La nuova giunta regionale guidata da Rossi e Kompatscher promette drastici interventi entro un mese, intervenendo anche sui “diritti acquisiti” dei politici

Lo scandalo delle pensioni erogate ai politici che hanno prestato la loro opera nelle province di Trento e di Bolzano non smette di fare discutere e di sollevare le ire dei lavoratori normali, di coloro che il trattamento che un consigliere provinciale matura (dopo la riforma del 2012) a 65 anni solo dopo 10 anni di versamenti lo vedono (se va bene) solo dopo almeno 40 anni di fatiche. Non solo: ora emerge anche un’altra faccia dello scandalo, legata al rendimento dei contributi versati dai singoli consiglieri rispetto al vitalizio totale che sarà incassato durante la vita dell’ex consigliere secondo l’aspettativa media di vita. Sono cifre che, all’unisono, spaventano e gridano vendetta.

A fronte di un versato di 82.992 euro, Carla Grandi riceverà complessivamente 1.328.400 euro, pari ad un rapporto tra contributi versati e vitalizio incassato di solo il 6%. Se quello della signora Grandi è un caso eclatante di sproporzione tra versato ed incassato, non di meno ci sono cifre decisamente superiori, derivanti anche da importi versati decisamente superiori, specie per consiglieri che hanno all’attivo tre o quattro legislature. Franco Paolazzi, a fronte di contributi versati per 414.960 euro, incasserà 2.448.964 euro (che si cumuleranno alla pensione di ex primario ospedaliero), con un rapporto tra versato ed incassato del 17%. Stesso discorso per Claudia Renzi Piccoli, che con versamenti di 352.716 euro incasserà 2.232.576 euro (oltre alla pensione di funzionaria di banca), con un rapporto tra versato e incassato del 16%. Idem per Mario Malossini: a fronte di versamenti per 414.960 euro, l’ex presidente della giunta provinciale riceverà 2.389.320 euro, con un rapporto versato/incassato del 17%.

In un’epoca dove la coperta per i comuni cittadini è sempre più corta e dove con il sistema contributivo per i futuri pensionati (specie quelle con minore anzianità all’attivo) si preparano tempi assai magri con pensioni che s’aggireranno attorno al 50% dello stipendio, la riforma del 2012 dei trattamenti pensionistici dei consiglieri provinciali (e regionali: sono le stesse persone) di Trento e Bolzano ha solo in piccola misura tagliato il bengodi di cui hanno fruito per anni schiere di “ex”. Ne sono ben consci i nuovi vertici della Regione, l’ente che materialmente eroga stipendi e pensioni dei consiglieri che in Trentino Alto Adige sono ad un tempo sia consiglieri provinciali che regionali (in questo caso senza doppio stipendio). Il neo presidente della regione Ugo Rossi (presidente della provincia di Trento) e il suo vice Arno Kompatscher (presidente della provincia di Bolzano) hanno dato mandato ai legali della regione di sciogliere il nodo, con particolare riguardo anche ai trattamenti pregressi, finora ritenuti intoccabili. «Entro un mese avremo in mano una soluzione e un piano d’azione» dice Kompatscher che sottolinea come «la Corte Costituzionale ha già chiarito che è possibile intervenire anche retroattivamente sulla previdenza, a patto di non avere atteggiamenti “discriminatori” e misure non proporzionali».

La soluzione che s’invoca dalla società civile e da gran parte dei rappresentati eletti volge verso un sistema più semplice ed equo, dove chi viene eletto in Consiglio regionale continua a maturare i requisiti pensionistici solo nel suo profilo professionale originario. Una scelta improntata al buon senso, che dovrebbe cancellare anche l’assurdità di vedere politici che dopo tre o quattro legislature, maturano contemporaneamente (sempre che l’eletto non sia uno spiantato senza arte ne parte, una persona che in vita sua non ha mai provato le gioie del lavoro dipendente o della libera professione) due trattamenti previdenziali: uno presso la cassa di previdenza della professione originaria e l’altra presso l’istituzione politica.