Incontri con gli amministratori locali e con gli imprenditori. Zaia: “ora aspettiamo i fatti»
Fresco della fiducia anche alla Camera dei Deputati, il neo premier Matteo Renzi ha iniziato il suo tour d’Italia per sentire il polso della situazione della realtà del Paese. Ha iniziato da Treviso, cuore dell’Italia produttiva, che ora è stretta nella morsa della crisi, della burocrazia e della concorrenza, spesso sleale, internazionale. A Treviso, Renzi ha incontrato gli amministratori locali, gli imprenditori e visitato alcune situazioni di crisi aziendale.
Nel corso degli incontro con gli amministratori locali, Luca Zaia ha ricordato al neo premier tutte le questioni sul tappeto. Per il governatore del Veneto «adesso il Presidente del Consiglio conosce ogni particolare della realtà virtuosa del Veneto; sa di cosa abbiamo bisogno, di cosa abbiamo diritto; che cosa davvero serve per sostenere una realtà che, con le sue 600.000 imprese, con i conti della sanità in ordine e con la buona amministrazione degli Enti Locali, di fatto mantiene l’Italia”. Secondo Zaia «iIl tempo delle parole, quello che anche in politica si definisce la luna di miele sta per finire. Abbiamo ascoltato e preso nota, ma noi siamo veneti, siamo gente concreta, e l’unica cosa che ci interessa sono i fatti. Sono 170.000 disoccupati di cui occuparsi in fretta; sono un assurdo Patto di Stabilità che ci ha requisito 1 miliardo e 400 milioni dei veneti costringendoci a fare debiti con uno Stato-banca per poter pagare i nostri fornitori della sanità; sono i nostri imprenditori, veri eroi che ogni mattina si alzano e devono pensare prima di tutto a come pagare i loro dipendenti e a come combattere una burocrazia asfissiante; sono le tasse al 68,5% contro una media europea del 46% e il 25% della Carinzia che, anche se da Roma sembra lontana anni luce, è a due ora di macchina da qui; sono 21 miliardi l’anno di residuo fiscale attivo che vanno a Roma e non tornano più; sono un piano di difesa del territorio da oltre 2 miliardi già pronto al quale lo Stato non può rimanere sordo in termini di finanziamento».
Zaia ha sottolineato che «questi sono i fatti che attendono risposta, noi sappiamo bene cosa fare e come farlo, ora tocca allo Stato renderlo possibile. Se l’approccio Renzi è davvero cambiato rispetto al passato lo vedremo prestissimo. Oggi ha toccato con mano una realtà amministrativa e imprenditoriale modello, che però non può più reggere a lungo a fronte di un Paese dove le risorse che vengono prodotte dai virtuosi vengono gettate al vento per mantenere gli spreconi».
Zaia ha proposto al neo premier anche alcune soluzioni di facile applicazione per trovare le risorse per le riforme: “caro Matteo il Veneto ti mette sul tavolo 30 miliardi di euro di possibili risparmi. Sono quelli che lo Stato potrebbe ottenere se in tutto il Paese venissero adottati i criteri di buona amministrazione applicati da queste parti, a cominciare dai costi standard in sanità. Adesso sta a voi far sì che il nostro modello venga adottato anche in Regioni come quelle 4 che da sole determinano 5 miliardi di buco nella sanità».
Parlando nell’incontro con gli imprenditori, Zaia ha fatto anche esplicito riferimento alla questione meridionale, “che esiste perché in realtà mezza Italia è già in default, e che va affrontata con decisione: non è più tollerabile, tanto per fare un solo esempio, che un pasto in un ospedale veneto costi 6-8 euro e in uno al sud arrivi a 50-60 euro». Non solo: «c’è anche un problema di governance complessiva del sistema bancario – ha aggiunto Zaia – perché di fatto le banche, che una volta erano praticamente un socio occulto prezioso per le nostre imprese, sono praticamente sparite dalla scena».
Nel corso della visita di Renzi nel cuore del Veneto, Zaia ha avuto occasione di commentare anche il ritiro da parte del Governo del vergognoso decreto “salva Roma”: «non serve a nulla coprire i buchi di bilancio provocati dall’irresponsabilità di chi ha amministrato per anni la capitale, premiando in tal modo chi ha dissipato allegramente il danaro pubblico». A Renzi Zaia ha ribadito «che una delle condizioni indispensabili per far uscire il nostro Paese dalle secche nelle quali si è arenato, è proprio quella di creare le condizioni perché forme di puro e inutile assistenzialismo come quelle che Roma reclama siano definitivamente messe al bando. Non può passare la logica del “tanto paga Pantalone”, non è più accettabile che chi peggio amministra più riceve dallo Stato, perché questo significa affossare quelle realtà che producono e che garantiscono all’economia di questo Paese di sopravvivere».