Italia, dove la pubblica amministrazione è la meno efficiente d’Europa

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burocrazia-archivio-pratiche-faldoni-ilnordestSecondo la Cgia, solo Grecia e Malta fanno peggio. La malaburocrazia costa ad ogni impresa italiana mediamente 7.000 euro l’anno. Sulla lotta alla burocrazia Renzi si gioca la credibilità

Nei rapporti con le imprese quella italiana è la pubblica amministrazione (Pa) meno efficiente tra i 17 Paesi dell’area dell’euro (Lettonia esclusa). Solo Grecia e Malta ottengono un risultato peggiore del Belpaese: tutti gli altri stati garantiscono dei servizi alle proprie imprese nettamente superiori a quelli offerti dalla Pa italiana.

A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia che ha analizzato una dozzina di indicatori che ha consentito di stilare una classifica generale che consente di capire quali sono gli stati europei dove è più semplice fare impresa. A salire sul gradino più alto del podio è la Finlandia, seguita da Irlanda e Germania. L’Italia, invece, si colloca al 15° posto a livello Ue, mentre nella graduatoria mondiale lo Stivale si posiziona al 65° posto.

Gli esperti degli artigiani mestrini ricordano che a causa del cattivo funzionamento della Pa e per l’eccessivo peso della burocrazia, l’Italia è in coda alla classifica europea per quanto riguarda gli “Ide”, gli investimenti diretti esteri. Solo la Grecia presenta un’“attrattività” inferiore a quella. Ciò vuol dire che gli investitori stranieri non vengono in Italia perché, ad esempio, la giustizia funziona poco e male, perché il deficit infrastrutturale è drammatico, perché la presenza in alcune aree del Paese della criminalità organizzata ha toccato livelli preoccupanti e, soprattutto, perché i tempi di pagamento della Pa sono i peggiori d’Europa.

Secondo il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, «al sistema delle piccole e medie imprese, che costituisce il 99,9% del totale delle aziende presenti in Italia, la burocrazia costa, in termini assoluti, quasi 31 miliardi di euro all’anno. Per ciascuna di queste Pmi si stima che il peso economico medio sia pari a circa 7.000 euro. Tali costi penalizzano di più le piccolissime imprese rispetto alle aziende di dimensioni maggiori. Ricordo, ad esempio, che il 74% degli artigiani e dei commercianti lavora da solo: pertanto, la gestione degli adempimenti burocratici viene svolta direttamente dal piccolo imprenditore, che, in alternativa, si deve rivolgere ad un libero professionista o ad un’associazione di categoria. Sia chiaro: parte della burocrazia è ineliminabile, utile ed indispensabile; tuttavia è necessario avviare una riforma della nostra Pubblica amministrazione per renderla più snella, più efficiente e meno costosa».

La Cgia ha stilato anche una classifica delle varie aree dove l’Italia e la sua Pa si distingue in peggio. I neo imprenditori italiani subiscono il costo più elevato in Ue per avviare la propria attività: sono necessari 234 giorni per ottenere tutti i permessi per costruire un capannone. In Ue fanno peggio dell’Italia solo la Slovacchia e Cipro. Bisogna aspettare 124 per giorni ottenere l’allacciamento alla rete elettrica. In Europa la media è di 102 giorni. Per pagare le imposte, le imprese devono “impiegare” 269 ore all’anno: ben 33 giorni lavorativi. Ci supera solo il Portogallo. Nessuno ha un carico fiscale superiore a quello italiano: 65,8% sui profitti commerciali di una impresa. Per completare le procedure di esportazione sono necessari 19 giorni. In Ue nessuno impiega più tempo. Il costo per esportare un container è pari a 1.195 dollari. In Ue la media è di 1.044 dollari. Per importare un container il costo è di 1.145 dollari. In Ue è di 1.101 dollari. Per completare le procedure di importazione si impiegano 18 giorni. Nessuno in Europa ci mette più tempo. In una disputa commerciale sono necessari 1.185 giorni per ottenere una risoluzione. Solo in Slovenia e in Grecia la situazione è più critica di quella italiana. Il costo di una risoluzione in ambito commerciale è pari al 23,1% del valore della merce non pagata. In Ue è del 19,2%.

La sfida del nuovo governo Renzi è quella d’incidere con l’accetta sui gangli della burocrazia e sugli extracosti che essa genera: nel suo discorso di richiesta di fiducia al Senato, Renzi ha detto che lui ci mette la faccia. Bene: le imprese e i cittadini lo aspettano alla prova dei fatti da subito.