L’assessorato regionale definisce le strategie per il futuro
Il bilancio definitivo dei danni che il maltempo degli scorsi giorni ha provocato all’agricoltura del Veneto è ancora prematuro, perché sono in corso verifiche e delimitazioni e bisognerà vedere cosa si troverà quando l’acqua sarà defluita dai campi.
Sicuramente si tratterà di milioni di euro, tra danni alle produzioni attive, perdite dirette di animali, strutture danneggiate e ammalorate, effetti negativi sulle colture legnose e su quelle ancora in stasi vegetativa. Di sicuro, però, non ci si può trovare ogni volta a fare i conti a posteriori, ma occorre avviare ogni iniziativa capace di limitare e ristorare i danni in una situazione climatica dove gli eccessi sono non più un caso fortuito ma una costante.
E’ sostanzialmente questo l’esito del vertice promosso nella sede della Cantina di Villorba, in provincia di Treviso, dall’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato con le diverse componenti del mondo agricolo interessato alle vicende del maltempo: dalle organizzazioni professionali (presenti tra gli altri i presidenti di Coldiretti Veneto, Giorgio Piazza, e di CIA Veneto Flavio Furlani) alle cooperative, dai consorzi di difesa a Veneto Agricoltura, ai dirigenti regionali del settore primario e della veterinaria. Avepa sta analizzando e raccogliendo dati a livello locale per disegnare la mappa delle aziende agricole danneggiate per le quali si può ricorrere sia a norme regionali, intervenendo anche sul bilancio e sulla legge finanziaria in fase di discussione in consiglio, sia a quanto prevede il fondo di solidarietà in agricoltura. «Che però è senza fondi – ha ricordato Manzato – nonostante avessimo chiesto lo scorso anno di rimpinguarlo con un miliardo». Per la perdita di animali la procedura e ben definita ma anche qui le risorse sono carenti. Per quanto concerne le produzioni si tratta di distinguere tra quelle dichiarate assicurabili, e dunque si presume assicurate, e quelle non assicurabili. Le perdite produttive sono al momento limitate alla colture invernali, ma se dovesse capitare una gelata saranno guai seri per tutte quelle che, a causa della temperatura mite, hanno iniziato a risvegliarsi.
Per il futuro, però, occorrerà in ogni caso e in primo luogo ampliare l’accesso al sistema assicurativo, che non può essere considerato alla stregua di una scommessa ma è un vero e proprio investimento aziendale. Ampliando la base assicurata e trattando in maniera coordinata con le compagnie, oltretutto, la spesa per i premi potrebbe essere più contenuta e le polizze più onnicomprensive. E poi, ma in realtà è un tema al primo posto, occorrerà operare per migliorare la rete di protezione e di scolo delle acque, per la quale oggi l’agricoltura è sostanzialmente l’unico settore che paga, anche se poi è anche quello che per primo viene sacrificato rispetto alle aree urbanizzate e a quelle che sono state oggi definite «le tante lottizzazioni sbagliate». I bacini di laminazione salvano le città, ma la campagna si salva a partire dalle scoline pulite e da nuove canalizzazioni che portino via l’acqua dove è in eccesso.
«Chiediamo di poter ricorrere subito al piano irriguo nazionale, peraltro finanziato con fondi regionali – ha affermato Manzato – perché per noi irrigazione significa anche intervento sulla rete che porta, distribuisce e raccoglie l’acqua nel territorio»: migliaia di chilometri di canali dei quali oggi più che mai va curata la manutenzione, la ricalibrazione, il miglioramento, l’ampliamento. «Non dobbiamo dimenticare che la gran parte del territorio del Veneto, agricolo e non, è ad un livello inferiore a quello del corso di molti fiumi e che il 10% è addirittura sotto il livello del mare. La storia del Veneto – ha concluso Manzato – è storia del controllo e della regimazione delle acque, con il coinvolgimento diretto degli agricoltori e delle comunità».