Zaia e Coletto presentano le nuove linee guida. Maggiore comfort e attenzione per i cittadini
Una struttura sanitaria come la rete dei Pronto Soccorso in Veneto, che accoglie poco meno di 2 milioni di pazienti l’anno ed eroga circa 13 milioni di prestazioni, all’efficienza clinica deve unire la capacità relazionale con le persone nelle sale d’attesa, siano essi familiari o malati, e mettere tutti nelle migliori condizioni per affrontare un momento difficile e carico d’ansia come la presenza in una struttura d’emergenza.
E’ questa la nuova “rivoluzione” che interesserà la sanità veneta, dopo quella degli ospedali aperti di notte per la diagnostica, e che è stata presentata a Venezia dal presidente della Regione Luca Zaia, affiancato dall’assessore alla sanità Luca Coletto e dal direttore generale della sanità Domenico Mantoan. Nella prossima seduta di Giunta sarà approvata una specifica delibera con le linee guida che indicano le iniziative da attuare. Da quel momento Ullss e Aziende ospedaliere avranno 90 giorni di tempo per predisporre e attivare la nuova pianificazione nei propri pronto soccorso.
Si tratta di una nuova organizzazione decisamente “raffinata”, il cui elemento qualificante sarà la presenza nelle sale d’attesa di una nuova figura, lo “steward”, che Zaia ha definito “angelo delle sale d’attesa”, che dovrà relazionarsi con i presenti fornendo loro informazioni e spiegazioni sulla propria situazione, su quella di un parente accompagnato e sull’operatività della struttura in quel momento specifico. Si andrà poi dall’attivazione di reti wi-fi aperte all’installazione di prese per la ricarica di telefonini e strumenti di comunicazione vari, dalla disponibilità di erogatori d’acqua alla presenza di grandi schermi dove poter essere aggiornati sulla propria posizione in attesa e sulla situazione complessiva, da una nuova cartellonistica semplificata anche multilingue al servizio d’interpretariato e mediazione culturale, per arrivare anche alla gestione immediata dei casi che comportano dolore acuto e a corsie preferenziali per donne in gravidanza e bambini. Non sarà tralasciata nemmeno l’estetica, con allestimenti più confortevoli, migliore illuminazione, climatizzazione e riscaldamento efficienti.
«Può non sembrare, ma è una nuova rivoluzione che ha la stessa valenza degli ospedali aperti di notte – ha sottolineato Zaia – è l’ospedale che va verso la persona e non viceversa com’è stato per tanto tempo. Tutte le lamentele che riceviamo sui pronto soccorso non riguardano le cure, nelle quali siamo maestri, ma gli aspetti relazionali e ambientali. Abbiamo fatto tesoro di queste preziose segnalazioni e lavorato per dare una risposta a tutto campo. Molte volte basta una parola di conforto, un’informazione sulla propria situazione, una spiegazione del perché si è costretti ad aspettare, ad esempio per l’arrivo improvviso di casi gravi che inevitabilmente fa slittare la presa in carico dei codici bianchi e verdi, l’informazione su un esame di cui si conosce già l’esito. Tutte cose che adesso accadono raramente o non accadono perché non si può pensare di caricare anche questo sui medici e gli infermieri».
«Ecco il perché della figura dello steward – ha aggiunto Zaia – che mi auguro possano essere, ad esempio, giovani studenti di medicina o infermieristica, magari affiancati da persone dalle tante straordinarie associazioni di volontariato che già operano all’interno degli ospedali. Non sono indicazioni generiche – ha precisato Zaia – ma vere e proprie linee guida cogenti. Tra 90 giorni tutti dovranno essere partiti e questo farà parte dei criteri di valutazione dell’operato dei direttori generali».
I pronto soccorso interessati sono 46, più 10 punti di primo intervento. «Nonostante l’inarrestabile diminuzione dei fondi nazionali per la sanità e l’obbligo di tenere i conti in ordine – ha aggiunto Coletto – continuiamo a lavorare verso e per il cittadino. Stiamo rafforzando la rete di assistenza territoriale per togliere dai pronto soccorso gli accessi impropri e oggi rafforziamo i pronto soccorso stessi con un’iniziativa unica in Italia alla quale stavamo lavorando da tempo».
Nel 2013 gli accessi ai pronto soccorso veneti sono stati 1.765.213, in calo del 2,2% rispetto al 2012, ed hanno generato 13.672.487 prestazioni erogate (nel 2012 erano state 13.132.540). Per ciascun accesso, sono state effettuate 7,7 prestazioni (visite, indagini radiologiche, esami ematici ecc.), in aumento rispetto alle 7,3 del 2012. La media regionale di accessi per mille abitanti è di 357, con aree dove le cose vanno meglio (come il trevigiano ed il vicentino) ed altre più complesse, come il veronese e il veneziano. I casi traumatici trattati sono stati 536.692 (il 30%) contro 1.228.521 casi non traumatici (70%). I codici bianchi e verdi, i meno gravi, messi assieme fanno l’82% degli accessi. Il 17% sono codici gialli; l’1% codici rossi.
Gli accessi esitati in ricoveri sono stati 255.383 contro i 255.886 del 2012.