Confartigianato Imprese Veneto: il 5,2% delle piccole imprese ha la pubblica amministrazione tra i principali clienti

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antonio-tajani-vicepresidente-commissione-UE-ilnordestSbalchiero: «3.883 aziende “appese” al filo dei ritardi di pagamento. Bene indagine UE contro i ritardi dello Stato italiano». Tajani: «lunedì parte l’inchiesta della Commissione»

Il 5,2% delle piccole imprese del Veneto, ben 3.883 aziende da nove addetti in giù – ha la pubblica amministrazione fra i tre maggiori clienti. Dato che colloca la regione al quinto posto –in valori assoluti- fra le regioni italiane dietro a Lombardia (5.598); Sicilia (4.748); Lazio (4.733) e Campania (4.356).

Un pacchetto molto consistente di imprese, tra le più strutturate ed organizzate che, purtroppo, hanno la vita appesa ad un filo. Quello dei pagamenti.

«Se il pubblico non paga – avvertono da Confartigianato Imprese Veneto, citando dati del dossier “I debiti della p.a. Al tempo del credit crunch” elaborato dal proprio ufficio studi – il rischio è di perdere i pezzi più preziosi di un tessuto imprenditoriale già allo stremo. Un problema non da poco e i ritardi per le aziende sono da record». Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato Veneto ricorda che, a fine 2013 «dalla nostra indagine congiunturale è emerso che, in regione, quasi la metà degli artigiani dichiara di attendere dalla pubblica amministrazione oltre 120 giorni per incassare una fattura e circa il 65% si colloca nella fascia oltre i 90 giorni. I pagamenti entro i tempi raccomandati dalle direttive europee riguardano solo un terzo della clientela privata e appena il 12% di quella pubblica. Ritardi inconcepibili che generano, indirettamente, ben 220 milioni di euro di interessi passivi e more da pagare da parte delle imprese a banche o fornitori».

Oltre al danno, la beffa: in Italia l’attesa dura 170 giorni, vale a dire il 178,7% in più rispetto allo standard europeo (esattamente 109 giorni in più). Tutto questo in barba alle indicazioni di Bruxelles, secondo cui le fatture dovrebbero essere pagate entro 30 giorni. Un ritardo che costa alle imprese fornitrici italiane ben 2,2 miliardi di euro.

Per quanto riguarda la riscossione dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione, in Veneto tra le aziende più esposte in caso di ritardi nei pagamenti, figurano quelle del settore del global services (42,8%), delle costruzioni (31%), le imprese commerciali o che forniscono servizi di riparazione (16,4%) ed ultime quelle manifatturiere che pesano solo per il 9,8%.

A livello territoriale, una impresa interessata dal fenomeno su quattro, opera in provincia di Verona: 950 (24,5% del totale del territorio), nel Padovano sono 892 (il 23% del totale), nel Veneziano 735 (cioè il 18,9%), nel Trevigiano 521 (pari al 13,4%), nel Vicentino 444 (l’11,4%). Rovigo e Belluno chiudono la classifica rispettivamente con 265 aziende e 76.

«Questi dati dimostrano come la vita di una fetta consistente delle piccole imprese venete dipenda dai tempi di pagamento della pubblica amministrazione – conclude Giuseppe Sbalchiero -Rilanciamo la forte esigenza delle imprese di veder soddisfatti i propri diritti perché, se il pubblico non paga, spesso il rischio è la fine dei giochi. E quindi della stessa impresa».

Se lo Stato latita, la Commissione europea è pronta, già dal prossimo lunedì, ad avviare le pratiche per la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per la mancata applicazione della direttiva sui ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione. Lo ha annunciato il vice presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, dopo aver ricevuto il rapporto predisposto da Confartigianato, uno dei due advisor insieme all’Ance sull’attuazione della direttiva. «Oggi la pubblica amministrazione italiana è il peggior pagatore dell’Unione Europea. Il dati forniti da Confartigianato confermano le mie preoccupazioni – ha detto Tajani – e se anche lunedì l’Ance mi darà un rapporto così negativo, già lunedì farò partire le pratiche per la procedura». Tajani ha spiegato che la sanzione per l’Italia sarebbe di centinaia di migliaia di euro al giorno, mentre «solo per la mora parliamo di cifre pari ad un anno di Imu», ovvero attorno ai 3-4 miliardi di euro.