Gli effetti della crisi: nel 2013 calo del 2,25% delle imprese iscritte all’Albo Artigiani

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Giuseppe Sbalchiero confartigianato veneto-ilnordestTerzo peggior risultato in termini assoluti dietro a Lombardia e Piemonte. Sbalchiero: «basta mortificare la voglia di fare impresa! Qui chiudiamo ad un ritmo di 31 imprese al giorno»

E’ passato un altro anno di crisi e, nel Veneto, mancano all’appello altre 3.134 imprese artigiane. Il peggior calo di sempre che aggiorna il triste primato del 2009 quando il saldo si era fermato ad un terribile –3.057.

Il saldo 2013, risultato dalla differenza tra le 8.295 nuove iscrizioni e 11.429 cessazioni, porta a 135.838 il patrimonio di imprese artigiane operanti sul territorio regionale con un calo del 2,25% superiore, anche questa volta, a quello nazionale attestatosi a -1,94%. Questo anno è stato terribile per l’artigianato se si pensa che questa contrazione è solo la nona in una classifica che ha visto i picchi di Sardegna (-3,22%) e Liguria (-3,08%). In Veneto hanno chiuso i battenti 31 imprese al giorno, sabati e domeniche comprese. Un tuffo nel passato dato che per trovare una platea così “esigua” di imprese nel territorio della Serenissima bisogna tornare con le lancette al 1999, ben quindici anni fa. Una moria dovuta alla forte propensione manifatturiera delle imprese locali, il settore più esposto in questi anni alle trasformazioni imposte dalla globalizzazione dei mercati. La crisi sembra aver prodotto una contrazione strutturale e non ancora stabilizzata del tessuto imprenditoriale artigiano che da anni chiude con un bilancio anagrafico in rosso. A determinarlo soprattutto la riduzione delle iscrizioni (oltre 1.000 in meno rispetto al 2012) dato che le cessazioni sono rimaste pressoché costanti.

«Dati allarmanti che non vanno sottovalutati – dichiara Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato del Veneto – per tre motivi. Il primo dovuto all’eccessiva sofferenza di uno dei capisaldi del Paese, la manifattura. Politiche di difesa del ‘Made in Italy’ e di promozione all’estero dei nostri prodotti devono essere al centro delle azioni di Governo da qui ai prossimi mesi. Secondo, è il drastico calo delle nuove iscrizioni, vera causa del saldo negativo, che apre uno scenario preoccupante sulla voglia (od il coraggio) di fare ancora impresa. Terzo, è il concentrarsi della sofferenza negli ultimi mesi dell’anno – il che prelude ad un ulteriore anno difficile».

Secondo Sbalchiero «il Veneto ha tenuto in questi anni grazie ai suoi fondamentali etici e culturali. Artigiani, commercianti, piccole imprese si sono comportate da “eroi della quotidianità” salvandoci. Dobbiamo ricominciare a difendere questo nostro modello di sviluppo tornando al primato dell’economia reale e ricondurre la finanza al suo servizio».

La Giornata di mobilitazione nazionale indetta da Rete Imprese Italia per martedì 18 febbraio 2014 «cade a fagiolo – dice Sbalchiero – e che vedrà il Veneto in prima linea con centinaia di artigiani delle sette province che scenderanno a Roma per riprendersi il futuro e dire che: “senza impresa non c’e Italia e non c’è Veneto”. Una grande mobilitazione per chiedere al Governo e al Parlamento una svolta urgente di politica economica, un cambio di rotta indispensabile per evitare il declino e dare finalmente risposte alle Pmi».