Conferenza nazionale “Montagna 2020”: montagna territorio strategico per le PMI

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Conferenza-montagna-belluno-ilnordestDeon: «dal blackout di fine anno in Cadore si ricavi impegno di una maggiore attenzione e slancio progettuale in favore della montagna»

«Il blackout vissuto a Cortina e nell’alto bellunese a Santo Stefano racchiude in se il “male” che può fare l’abbandono della montagna e la scarsità di infrastrutture.

Siamo convinti però che, un evento di tale risonanza, porterà una maggiore attenzione e slancio progettuale in favore di aree così importanti per l’economia veneta e nazionale. Confido che dai nostri lavori escano risposte e speranze per il futuro delle aree montane». Ad affermarlo Giacomo Deon, presidente di Confartigianato di Belluno in apertura della conferenza “Montagna 2020” organizzata da Confartigianato che ha eletto per due giorni Belluno a capitale delle PMI di montagna. L’evento mette a confronto studiosi, imprenditori ed esperti per innescare un processo virtuoso di crescita e favorire la creazione di nuove reti di impresa nei settori più legati alle risorse locali, rilanciando il “saper fare” della piccola impresa con le competenze del territorio.

FLAVIO ZANONATO 1

«Conosco le problematiche delle aree montane, le difficoltà di spopolamento, di mobilità, di infrastrutture – ha esordito il ministro allo sviluppo economico, Flavio Zanonato – si convinto quindi a specificità aree montane per rendere servizi uniformi con altri territori. La nostra Costituzione all’art. 3 ci impegna come Repubblica a rendere tutti i cittadini uguali anche per difformità di territorio per rendere effettivi i diritti e loro eguaglianza. Le Pmi in montagna devono superare oltre alle difficoltà ambientali tutte le problematiche che Pmi affrontano quotidianamente: fisco energia, credito etc. Unico elemento positivo le persone. Serve fare una riflessione nazionale che coinvolga i ministeri competenti, le regioni e le organizzazioni come Confartigianato per prendere in considerazione chi abita la montagna. Sono pronto, a partire dalle proposte di Confartigianato per organizzare un momento di incontro per andare al dunque e realizzare un “pacchetto montagna” e proporlo in modo molto forte».

Dal suo punto di vista, il presidente nazionale di Confartigianato Giorgio Merletti ha sottolineato come «in base all’art 44 della nostra Carta, l’Italia ha il dovere costituzionale di dotarsi di strumenti per la montagna. Nuovi provvedimenti a vent’anni dall’ultima legge specifica (la n.97 del 1994), per una “montagna” che non chiede sussidi o compensazioni bensì condizioni di contesto favorevoli». Merletti ha anche elencato il decalogo di Confartigianato per la montagna. Una strategia pensata per promuovere perequazione e sussidiarietà, favorire l’autogoverno dei territori, investire in capitale umano, fare rete, far crescere la competitività del sistema.

La sollecitazione ad affrontare il tema di una nuova strategia europea per la mMontagna non poteva non venire dall’Italia che, sulla base dei criteri della legge 991/1952, ha il 35% del territorio nazionale, 3.538 comuni e circa 6 milioni di abitanti (12,6%) “interamente” montani. E soprattutto le sfide di carattere “nazionale” e un agenda decalogo su cui ragionare non potevano che giungere dall’artigianato che, in questi territori, ha radicato 467.118 imprese artigiane (un terzo, 33,1%, del numero complessivo di imprese artigiane presenti sul territorio nazionale). Non solo: rappresentano il 22,8% dei 2.050.556 di imprese attive e garantiscono lavoro a quasi un milione di addetti (996.134), pari ad un terzo (32,5%) dell’occupazione complessiva dell’artigianato.

La proposta di Confartigianato muove da alcuni capisaldi, quali la difficoltà di fare impresa in montagna, dove svantaggi naturali e orografici si sommano a svantaggi normativi e talvolta anche fiscali; il nuovo periodo di programmazione dell’Unione europea (2014-2020), che pone al centro dell’agenda le PMI e l’ambiente; il prossimo turno di presidenza italiana dell’Ue; le strategie che le Regioni sono impegnate a realizzare a favore delle “aree interne”.

«Le Pmi di montagna – ha proseguito Merletti – godono di un modello di sviluppo integrato e intersettoriale, una forte rete associativa ed un rapporto privilegiato con l’ambiente. Ma allo stesso tempo soffrono una trama istituzionale frammentata (è il nodo dei Comuni piccoli), la scarsa dotazione infrastrutturale e di banda larga oltre a maggiori oneri burocratici e vincoli strutturali naturali e orografici che si sommano a svantaggi “normativi” e talvolta anche fiscali (di ordine interno e, sull’arco alpino, anche di carattere transfrontaliero). Oltre a maggiori costi fisici (trasporti, dispersione abitativa, bolletta energetica) pesa la carenza di ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico anche per la distanza con i centri universitari e i parchi tecnologici».

«Da qui – conclude Merletti – le cinque “sfide” di carattere nazionale: promuovere perequazione territoriale e sussidiarietà istituzionale; valorizzare l’autogoverno; investire in capitale umano; fare rete e “far fare” rete e innalzare le capacità competitive del sistema montagna. E un’agenda nazionale di dieci punti: chiara definizione di montanità; valorizzazione con strumenti plurimi delle capacità di autogoverno dei territori montani; riconoscimento dei servizi eco sistemici resi dai territori montani; remunerazione dell’uso delle risorse naturali a cominciare dall’acqua; rinegoziazione della partita idroelettrica (a prescindere dalla scadenza 2029); revisione dei decreti attuativi del federalismo fiscale; focalizzazione della Strategia nazionale per le aree interne (oltre che sulle risorse endogene) sui servizi alle PMI; attiva presenza italiana nella nuova Strategia europea per la regione alpina (giugno 2015); valorizzare ad Expo 2015 dei prodotti della montagna italiana e un “Libro verde” (per superare il deficit informativo) su costi e sovra costi del vivere e operare in montagna».