A dieci anni dalla decisione, pronto ad entrare in servizio il centro di protonterapia di Trento

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PAT-rossi-balduzzi-leonardi-protonterapia-ilnordest-quotidianoPassaggio di funzioni dal’agenzia provinciale all’azienda sanitaria. Polemiche per i costi e per i tempi di realizzazione. Trento unico in Italia per tecnologia.

Sta per aprire i battenti il centro di protonterapia del Trentino, struttura d’avanguardia – una delle cinque esistenti a livello europeo – per la cura di alcune patologie tumorali, in particolare quelle che colpiscono la popolazione più giovane.

A dieci anni dalla decisione all’unanimità del Consiglio provinciale di Trento con cui si è autorizzata la spesa per la sua costruzione (oltre 100 milioni di euro), chiude i battenti l’Atrep (Agenzia provinciale per la protonterapia), istituita con legge provinciale nel 2003 e la gestione della struttura passa all’Azienda provinciale per i servizi sanitari.

La protonterapia è una procedura per certi versi innovativa per il trattamento dei tumori radiosensibili, utilizzata nei casi in cui con la radioterapia tradizionale si corre il rischio di danneggiare anche parti sane del corpo umano. Cuore della strumentazione utilizzata è un acceleratore di particelle in grado di dirigere i protoni verso il loro bersaglio. Un trattamento piuttosto costoso (un ciclo costa circa 20.000 euro), che nasce in parte già superato dai passi compiuti dalla ricerca in questi dieci anni, che ora punta sull’adroterapia, meno costosa e più efficace, che ora attende il riconoscimento da parte del Ministero alla salute (che ha già dato l’autorizzazione ad operare) per farne rientrare le prestazioni tra i livelli essenziali di assistenza (Lea) che garantirebbero la copertura dei costi a carico del servizio sanitario nazionale.

Quello di Trento, ultimato lo scorso agosto, è uno dei cinque centri europei di protonterapia dopo Parigi, Monaco, Essen e Praga. A dirigere in questi anni l’attività dell’Atrep è stato il professor Renzo Leonardi, già ordinario di Fisica sperimentale alla Facoltà di Scienze dell’Università di Trento, a cui competono gli adempimenti e gli obiettivi connessi all’Agenzia, che ha percepito per quest’incarico un compenso lordo annuale di oltre 170.000 euro e al quale la giunta provinciale presieduta da Ugo Rossi ha deliberato di erogare anche il premio di risultato di 16.822 euro.

Con l’apertura del centro di Protonterapia il Trentino conferma la sua vocazione a fare da apripista per la sperimentazione di approcci innovativi per la cura alle neoplasie, una vocazione che affonda le radici negli anni ’60 della cosiddetta “bomba al cobalto”.

L’impianto di Trento è costituito da due camere rotanti che consentono il trattamento del paziente senza doverlo spostare, rendendo il fascio di protoni più preciso sulle cellule da trattare.