Veneto, prosegue il processo di fusione tra comuni

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Obiettivo è arrivare a quota 150. La Giunta regionale fissa la data del prossimo referendum

Otto piccoli comuni in meno e quattro nuovi comuni più grandi e in grado di garantire in modo più efficiente e meno dispendioso i servizi: è questo l’obiettivo che l’assessore veneto agli enti locali, Roberto Ciambetti e i sindaci interessati si sono posti per la scadenza delle elezioni amministrative del 25 maggio 2014.

Secondo la tempistica definita in un incontro a palazzo Balbi, già nella prossima tornata elettorale primaverile, dunque, si potrà procedere alla nomina dei quattro nuovi consigli comunali.

«Per arrivare un giorno a 150 comuni complessivi nella nostra regione – ha rilanciato il presidente Luca Zaia – perché è questa la dimensione numerica che, attraverso il piano di riordino territoriale e i processi relativi che abbiamo innescato, porterà ad avere un sistema gestionale complessivo degli Enti locali economico ed efficace, di cui beneficeranno per primi i cittadini. Sono questi ultimi, d’altro canto, in vari casi a promuovere e a volere la fusione dei Comuni e a confermare tale esigenza con il loro voto ai referendum. Semplificazione, minori spese, ottimizzazione delle risorse: questi sono le forti motivazioni che alimentano una volontà popolare aggregativa sempre più diffusa».

Le quattro realtà che hanno già imboccato il percorso di fusione sono:

Quero Vas, in provincia di Belluno, dove gli elettori si sono già espressi largamente nel referendum dello scorso ottobre per la creazione di un unico Comune;

Lia Piave, che mette insieme i Comuni di Ormelle e San Polo di Piave, in provincia di Treviso, dove il referendum è già fissato per domenica 26 gennaio 2014;

il nuovo Comune di Longarone (Bl), che deriverà dalla fusione con quello di Castellavazzo;

la creazione del Comune di Civitanova Polesine, in provincia di Rovigo, che somma ben sei municipi: Arquà Polesine, Costa di Rovigo, Frassinelle Polesine, Pincara, Villamarzana e Villanova del Ghebbo.

«Il Consiglio regionale – spiega Ciambetti – ha già espresso un giudizio di meritevolezza positivo ai Disegni di Legge relativi all’istituzione dei Comuni di Longarone e Civitanova Polesine, e oggi la Giunta regionale ha approvato i provvedimenti per indire i due referendum consultivi che si terranno entrambi domenica 9 febbraio 2014. E’ evidente che la frammentazione territoriale in piccoli Comuni – aggiunge l’assessore – non consente di soddisfare le esigenze primarie della cittadinanza e non è più sostenibile sotto il profilo economico. A capirlo per primi sono stati i sindaci di questi Comuni, sindaci coraggiosi, che guardano avanti, che pensano al futuro delle loro comunità e che non hanno esitato ad avviare processi di fusione, tutt’altro che semplici e agevoli, ma che molti cittadini approvano e incoraggiano».

Le amministrazione coinvolte nei processi di fusione, ad oggi, sono 12, per una popolazione complessiva di circa 30.000 abitanti. Altre situazioni sono in movimento: nel trevigiano quella di Villorba e Povegliano; nel bellunese quelle di Sedico, Sospirolo e di Trichiana, Mel, Limana, Lentiai; nel rodigino quelle di Calto, Castelmassa, Ceneselli e di Rovigo e Pontecchio; nel vicentino quella di Conco e Lusiana; nel padovano quelle di Boara Pisani, Barbona, Stanghella, Vescovana, di Este, Ospedaletto Euganeo, di Carceri, Vighizzolo d’Este, di Padova, Cadoneghe, Vigodarzere, di Albignasego, Casalserugo, Maserà, di Due Carrare, Cartura, Pernumia, San Pietro Viminario, di Lozzo Atestino e Vo’; nel veronese di Negrar, San Pietro in Cariano, Fumane e Sant’Ambrogio.

La Giunta regionale ha fissato sempre per il 9 febbraio 2014 la data del referendum consultivo per il mutamento della denominazione del Comune di Brenzone, in provincia di Verona, in quella di Brenzone sul Garda.