Accompagnato da I Musici, il pianista persiano esegue un programma che spazia da Händel a Bach, Rota, Bellafronte e Bacalov
Giovedì 21 novembre nella Sala Società Filarmonica a Trento (ore 20.45) un concerto da non perdere con uno dei virtuosi del pianoforte: Ramin Bahrami accompagnato dall’orchestra I Musici.
Figlio di un ingegnere dello Scià incarcerato dal regime khomeinista e morto nel 1991, Ramin Bahrami ha ereditato dal padre l’amore per la musica e Bach. Costretto a emigrare in Europa, Bahrami si diploma al Conservatorio di Milano. Approfondisce quindi gli studi all’Accademia Pianistica di Imola e con Wolfgang Bloser alla Hochschule für Musik di Stoccarda. Si perfeziona con Alexis Weissenberg, Charles Rosen, András Schiff, Robert Levin e in particolare con Rosalyn Tureck. Così ha inizio la carriera folgorante di uno dei più grandi interpreti di Bach del nostro tempo, amatissimo anche dai critici più severi che lo hanno paragonato al leggendario Glenn Gould.
Dopo l’esecuzione dei Concerti di J.S. Bach a Lipsia nel 2009 con la Gewandhausorchester diretta da Riccardo Chailly, la critica tedesca lo considera “un mago del suono, un poeta della tastiera” (Leipziger Volkszeitung). Le sale più prestigiose di tutto il mondo lo hanno ormai accolto con entusiasmo. Ramin Bahrami incide esclusivamente per Decca-Universal.
Ad accompagnare Bahrami nel concerto trentino, I Musici: nati nel 1952, sono il più antico gruppo da camera in attività. Hanno aperto la strada nel mondo intero alla musica italiana del Settecento, a Vivaldi e le sue Quattro Stagioni. Hanno registrato il primo Cd di musica classica per la Philips e portato il nome dell’Italia e la musica italiana nel mondo, spaziando dal Settecento alla Contemporanea, essendo anche dedicatari di importanti composizioni da parte di autori quali Rota, Porrino, Bucchi, Bacalov, Morricone.