Vacilla anche il sindaco Tosi. Pd all’attacco: “si è avviato il tramonto di un’era amministrativa in cui c’è stato un uso spregiudicato del potere”
Lo scandalo Agec inizia a fare la sua prima vittima illustre e, probabilmente, altre ne seguiranno. Il vice sindaco di Verona, Vito Giacino, ha rassegnato le dimissioni, dopo essere rimasto coinvolto in nell’inchiesta della procura scaligera per corruzione che avrebbe avuto origine da una lettera anonima. “In questi giorni difficili – scrive Giacino nella lettera di dimissioni al sindaco Flavio Tosi – ho avuto la forza di andare avanti grazie al totale sostegno della mia famiglia, di tantissimi amici e fra tutti il tuo, ma ho continuato ad interrogarmi se le indagini non potessero danneggiare l’ente e l’autorevolezza del tuo ruolo. Ho inoltre percepito – sottoliena Giacino – che i quotidiani dubbi creati da un’esposizione mediatica oltre ogni misura avrebbero potuto gettare un’ombra sulla bontà delle scelte di questa amministrazione”.
Giacino, che aveva le deleghe alla pianificazione urbanistica, all’edilizia privata e all’edilizia economico popolare, comunica a Tosi la rinuncia all’incarico: “per le ragioni che ti ho brevemente esposto con grande sofferenza ritengo, quindi, dato il nostro rapporto personale e politico, di rassegnarti le mie dimissioni irrevocabili così da impedire che in qualsiasi maniera possano essere adombrate insinuazioni sull’Ente e sull’operato della tua Amministrazione”.
Sulle dimissioni del vicesindaco si è gettato a capofitto il PD veronese che per bocca del consigliere regionale Franco Bonfante, “con queste dimissioni inizia il tramonto di un’era amministrativa nella quale c’è stato un uso spregiudicato del potere. Per Tosi il tempo del capolinea si avvicina sempre di più. Prima o poi tutto viene a galla. Due anni e mezzo fa sollevai – ricorda Bonfante – e segnalai non uno, ma decine di casi di assunzioni illegittime, legate alla parentopoli veronese. Il tutto con un paio di interpellanze alle quali la Giunta regionale deve ancora degnarsi di rispondere: un silenzio istituzionale grave, soprattutto alla luce di quanto continua ad emergere, dall’inchiesta su Agec fino a Giacino, che potrebbe aver compiuto la scelta di dimettersi per evitare misure cautelari”. Bonfante sottolinea come “Giacino, prima di dimettersi, non ha peraltro rinunciato a portare a termine l’ultima operazione di una infelice serie, con opere pubbliche che non partono o interventi dubbiosi dal punto di vista della regolarità, come il traforo delle Torricelle. Fino alla mega costruzione di fronte alla Fiera di cui Giacino si vanta ma che rappresenta un danno per gli interessi della città. Il modello amministrativo di Tosi è dunque un flop clamoroso”.
Tosi interviene a gettare acqua sul fuoco prima che divampi: “anche Giacino, come il sottoscritto, non vuole che l’amministrazione comunale abbia ricadute d’immagine negative. Già nei mesi scorsi, dopo l’uscita della lettera anonima recapitata ai consiglieri comunali ci eravamo confrontati con il vicesindaco sul da farsi, ma io stesso l’avevo incoraggiato a proseguire serenamente nel suo incarico, sia per l’amicizia personale che mi lega a Vito Giacino, sia per il fatto che il vicesindaco è stata la persona in assoluto più votata alle elezioni amministrative negli ultimi vent’anni, da quando è in vigore la legge sull’elezione diretta del sindaco”.
L’auspicio di Tosi e della sua maggioranza è che la vicenda si risolva positivamente.