Bohumil Hrabal a colori e in bianco e nero fino a venerdì 22 novembre
di Giovanni Greto
E’ visitabile fino a venerdì 22 una piccola mostra al CFZ (acronimo bi-significativo: Cultural Flow Zone e/o Ca’Foscari Zattere), dedicata all’artista ceco Bohumil Hrabal (28 marzo 1914-3 febbraio 1997). Nato a Brno, attualmente secondo centro della repubblica ceca, ma che allora apparteneva ancora all’impero austro-ungarico, Hrabal visse sotto Hitler, che creò il protettorato di Boemia e Moravia, e Stalin, assistette nel 1989 alla fine dell’Urss e morì a Praga con un volo libero e suicida.
Il percorso della mostra, ideata da Massimo Tria, docente di letteratura ceca all’università Ca’ Foscari di Venezia, e curata da Tomas Mazal e Vaclav Spale, entrambi presenti all’inaugurazione e autori di interessanti interventi multimediali, consente di conoscere un personaggio a tutto tondo : poeta, romanziere, artista figurativo dei colori e delle forme. Influenzato all’inizio dal surrealismo (Andrè Breton e Salvador Dalì) e dal poetismo, Hrabal scoprì in seguito la dimensione tattile della sua poesia, il collage delle esperienze, il montaggio delle attrazioni emotive. Accanto a limpide immagini in bianco e nero, che lo ritraggono dall’infanzia alla vecchiaia, fotografato in compagnia di personaggi famosi come Federico Fellini o Bill Clinton, ci sono in mostra alcuni collage, in cui si cimentò negli anni ’50, quando era ancora costretto a scrivere per una ristretta cerchia di amici e le sue epifanie di carta erano ancora chiuse nei cassetti.
E ancora, le copertine dei suoi libri che hanno ispirato Jiri Kolar, poeta del quotidiano e sperimentatore totale delle forme figurative, maestri della tipografia ceca come ad esempio Zdenek Seydi, che hanno saputo fin dagli anni ’30 accostare spunti surrealisti e costruttivisti europei alle più intime ispirazioni metropolitane praghesi, le stesse che alimentavano lo scrittore. Anche il cinema è presente, attraverso le locandine di alcuni dei film che le pagine di Hrabal hanno ispirato senza interruzione dal 1965 ad oggi, partendo da ‘Perline sul fondo’, manifesto della Nouvelle Vague cecoslovacca, passando per il premio oscar a ‘Treni strettamente sorvegliati’, per arrivare a Philippe Noiret, che ha interpretato intensamente lo Hant’a de ‘ la solitudine troppo rumorosa’. Accanto a grandi boccali di birra, l’esposizione invita a rileggere le opere dello scrittore in una sorta di via crucis hrabaliana per immagini e colori, inquadrature rubate e incisioni sul tessuto delle vie e dei muri, che lo hanno visto diventare il cantore delle solitudini rumorose, delle perline sul fondo e delle città dove il tempo si è fermato.
La mostra è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 24, tranne il sabato dalle 9 alle 20. Ingresso libero.