Riforma istituzionale, Zaia risponde a Delrio

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graziano delrio 1“Meno regioni, più grandi, più forti, con la stessa autonomia, in un’Italia finalmente federale”

Le riforme istituzionali sono il tallone d’Achille dei governi italiani degli ultimi vent’anni e anche quello Letta rischia d’incartarsi nella diatriba dell’abolizione delle province (fortemente osteggiata dalle dirette interessate) e della riforma delle stesse regioni. Se ne è fatto interprete il ministro Graziano Delrio nel corso di una trasmissione radiofonica dove ha lanciato l’allarme che “se non si approva entro fine anno il disegno di legge ‘svuota province’, in primavera vanno rinnovati l’80% dei consigli provinciali” in scadenza o attualmente commissariati.

Per Delrio “sarebbe una beffa, meglio dire che non si vuole fare la riforma. Il tema è nel programma del Governo, io spero che entro metà dicembre si approvi il provvedimento”. Sul tema delle regioni e del loro riassetto Delrio è più cauto: “abolirle o ridefinirne i confini è un’operazione complessa. Le regioni si sono trasformate in enti burocratici, ma siamo in un regime costituzionale che le garantisce molto”.

A Delrio ha risposto a stretto giro il governatore del Veneto, Luca Zaia, secondo il quale “riordinare territorialmente le Regioni non è semplice ma non è impossibile. In questo Paese manca il coraggio e la determinazione che richiede invece una fase storica complessa come quella che stiamo vivendo. Se un malato di cancro non si cura con l’aspirina, altrettanto l’Italia può guarire solo con una cura robusta e in grado di colpire in modo mirato i suoi mali. Le medicine esistono e si chiamano riforme”.

Secondo il governatore veneto, “trovo comprensibile ma arrendevole questa posizione. E’ vero che cambiare qualcosa in Italia è difficilissimo, ma se non ci decidiamo a farlo siamo destinati a tempi ancor più grami e non torneremo a essere competitivi in Europa. Peraltro la Comunità Europea già promuove politiche che privilegiano la costituzione di macro regioni e investe nell’aggregazione di realtà territoriali ampie, transnazionali e omogenee. E’ mai possibile che la Germania prenda in seria considerazione l’ipotesi di chiudere alcuni Länder, portandoli da 16 a 11, perché i loro conti non sono a posto e per contro l’Italia nemmeno si pone il problema dell’utilità di regioni che hanno meno abitanti di una città, deficit di bilancio costante e costi di funzionamento indecenti?”.

“Mi auguro – ha concluso Zaia – che Delrio voglia seriamente lavorare a una nuova prospettiva di ridisegno territoriale complessivo delle regioni, ragionando di possibili aggregazioni e immaginando che la specialità non sia prerogativa di poche ma di tutte quelle che continueranno ad esistere dopo una seria e coraggiosa azione riformatrice e di responsabile razionalizzazione. Meno regioni, più sane, più forti e vere protagoniste di un federalismo concreto a cui l’Italia non può più rinunciare”.