Assemblea dei presidenti delle province di Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia all’insegna de “La verità sulla riforma delle province”
Nella sala del Consiglio della provincia di Milano si sono incontrati i presidenti delle province di Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia: tutti riuniti in un’asemblea il cui titolo era La verità sulla riforma delle Province. La sfida delle Province del Nord”.
Due i temi principali affrontati: le riforme della pubblica amministrazione e la semplificazione istituzionale, e il patto di stabilità. Sono intervenuti Guido Podestà, presidente della provincia di Milano e i presidenti delle Unioni delle province regionali Massimo Nobili, presidente Upi Piemonte, Angelo Vaccarezza, vice presidente vicario Upi, di Upi Liguria, Alessandro Ciriani, presidente Upi Friuli Venezia Giulia, Leonardo Muraro, presidente Upi Veneto, Massimo Sertori, presidente Upi Lombardia.
Presentato da Renato Mannheimer l’esito dell’indagine dell’istituto di sondaggi ISPO sull’opinione dei comuni in merito all’ipotesi di abolizione delle province. In sintesi, mentre i comuni sono in maggioranza contrari alla scomparsa di un ente fondamentale nella gestione dei servizi e nell’amministrazione dell’area larga, i cittadini – che interrogati sulle funzioni delle province spesso non sanno cosa rispondere – sono a favore. Una delle letture è anche la conseguenza di una massiccia campagna denigratoria a mezzo stampa che ha individuato nell’ente provinciale il capro espiatorio dei problemi della pubblica amministrazione.
Secondo il presidente nazionale dell’Unione province italiane, Antonio Saitta, “costiamo complessivamente l’1,3% della spesa pubblica nazionale, forniamo servizi essenziali, abbiamo proposto al Parlamento progetti concreti di accorpamento delle Province, che insieme possono condividere territori e risorse. Ma il nostro Stato non è riuscito ad avviare una riforma generale del sistema pubblico – che include le Prefetture, i Provveditorati e anche l’amministrazione centrale che drena la maggior parte delle risorse finanziarie a disposizione – e preferisce procedere per annunci.
Con analisi, studi indipendenti, dossier prodotti dai maggiori atenei italiani, abbiamo dimostrato che – continua Saitta – a fronte di continui tagli dei trasferimenti centrali e regionali, e di una riduzione della spesa corrente fino al 44% siamo riusciti a fare strade, mantenere le scuole a garantire i trasporti pubblici locali. La realtà vera è che lo Stato non ha voluto mettersi in discussione, la burocrazia centrale ha fatto resistenza, e il ddl Delrio è ad oggi una proposta priva di senso”.
A seguire è intervenuto il governatore della regione Lombardia Roberto Maroni: “il livello intermedio di governo è fondamentale nel rapporto fra comune e regione, e deve essere un livello di primo grado, eletto dai cittadini. E’ impensabile che chi governa un territorio e prende decisioni importanti in materie cruciali, l’ambiente, l’istruzione, la pianificazione del territorio sia una persona nominata e non eletta. Perderebbe autorevolezza e rappresentatività, e la sua azione non potrebbe risultare incisiva. Le regioni, tutte e compatte, oggi a seguito della conferenza delle regioni, si sono espresse per un no deciso al disegno di legge Delrio. Con un atto di imperio questo disegno attribuisce alle future città metropolitane molte delle funzioni e dei poteri delle regioni, di fatto svuotandole. È dunque ovviamente nostro interesse, nel rispetto della democrazia, contrastare questo disegno di legge”. Per Maroni le province “non sono un costo aggiuntivo”, ma anzi “eliminarle aumenta i costi per la collettività”: se si dovessero eliminare le province diventerebbe per esempio impossibile il governo della Lombardia, perché “abbiamo 1.400 comuni che non possono avere la Regione come unico referente”.
Secondo la presidente della provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto, “se le province vengono cancellate, i primi a rimetterci saranno i cittadini che oggi godono di molti servizi essenziali senza sapere che sono le province a produrli. Condivido pienamente anche la lettura emersa da numerosi interventi, che ipotizza il bisogno da parte dei capoluoghi destinati a divenire cittá metropolitane di acquisire asset e ingenti patrimoni delle province per ripianare i loro disastrati bilanci”.
Da parte sua, il presidente di Upi Veneto Leonardo Muraro ha sottolineato come “questo Governo ha distrutto il federalismo tornando a un pericoloso centralismo, mentre sono proprio gli enti provinciali i baluardi della riforma federalista” ribadendo come “le province chiedono che sulla riforma dell’intero assetto delle istituzioni locali si apra un confronto serio, che parta dalla Costituzione, e che affronti fuori dagli slogan e con i conti in mano una questione tanto importante per il Paese”.