Tares, Confartigianato Verona sollecita i 98 sindaci della provincia a rivedere il sistema tariffario

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rifiuti-raee-elettronici-e-waste-ilnordestBissoli: “si paghi in base a quanto si inquina”

Confartigianato di Verona si rivolge ai 98 sindaci che governano il territorio provinciale affinché, approntando le delibere di applicazione della Tares (che dovranno essere pubblicate 30 gg prima della scadenza di dicembre), valutino con molta attenzione le modalità da adottare, in modo che la nuova imposta non rappresenti il colpo di grazia per molte attività produttive e commerciali, già piegate dalla crisi. “Non vogliamo favori, ma pretendiamo il rispetto della normativa – dice Andrea Bissoli, presidente di Confartigianato Verona -, crediamo sia necessario che ogni cittadino o impresa paghi per la quantità di rifiuti prodotta. Ai Sindaci, che hanno un certo grado di discrezionalità nella definizione dei parametri della Tares, chiediamo di non trasformarla in una nuova patrimoniale su chi garantisce sviluppo e posti di lavoro”.

Pagare per quanto s’inquina: questa la ricetta di Confartigianato Verona: secondo Bissoli “la corretta applicazione della Tares, secondo la previsione del legislatore, dovrebbe seguire il seguente elementare principio, ovvero pagare per quanti rifiuti si producono. Un principio semplice e chiaro che, malgrado l’ampia discrezionalità applicativa di cui godono gli Enti Locali, non può essere arbitrariamente trasformato in una nuova tassa patrimoniale sulle imprese”.

Per queste ragioni, in sede di definizione e approvazione di tutti gli atti comunali collegati al nuovo tributo, Confartigianato Verona invita i sindaci della provincia di Verona a seguire quattro principi: individuare e classificare fedelmente i costi della “macchina comunale” e degli eventuali fornitori esterni effettivamente attribuibili ai soli rifiuti (evitando di far pagare alle famiglie e alle imprese costi non riconducibili ai rifiuti e ai servizi indivisibili collegati); applicare, come la nuova norma prevede, una corretta ripartizione dei costi tra utenze domestiche e utenze non domestiche (per la maggior parte identificabili con quelle di artigiani, commercianti e piccoli produttori); calcolare le singole voci tariffarie e il gettito complessivo in base alle formule e ai coefficienti indicati dalla normativa, rispettando il criterio logico di copertura delle rispettive voci di costo (se, ad esempio, le Utenze non domestiche producono il 30% dei rifiuti, ad esse dovrà essere attribuito il 30% dei costi e non una percentuale superiore); prevedere riduzioni e agevolazioni per le superfici produttive e di magazzino, nel caso siano prodotti rifiuti speciali e ingombranti (come gli imballaggi) che non vengono conferiti al servizio pubblico e per i quali le imprese già pagano la raccolta e lo smaltimento ad altra realtà.