Nella Marca è iniziata l’era del post Benetton

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20130925 144846 1Confartigianato Treviso lancia “IES – Incoming Exit Strategy” del settore moda della piccola e media impresa. Incontro con operatori cinesi e tedeschi per affrontare la nuova sfida del mercato

Il tessile-abbigliamento a Treviso vivrà anche senza Benetton. Ne è convinta Confartigianato Marca Trevigiana che ha attivato un gruppo di lavoro sul “caso Benetton”, battezzato “IES – Incoming Exit Strategy”. Che fare dopo che il colosso di Ponzano ha chiuso i rubinetti delle forniture ai contoterzisti trevigiani? La risposta è un progetto nato da un gruppo di laboratori in difficoltà e che via via ha allargato le collaborazioni a Treviso Tecnologia e all’università. Una strategia articolata in tre fasi: mappare le imprese per censirne le potenzialità di mercato; favorire l’incontro domanda e offerta su mercati esteri; arrivare a condividere un marchio unico dell’artigianato trevigiano.

Si è partiti dall’occasione Benetton. Occorreva intervenire subito, ma era inutile lavorare ancora per situazioni. L’obiettivo era creare infrastrutture per far fronte nel tempo alle sfide del mercato. Da qui l’avvio della mappatura delle imprese, mirata a capire quali siano i loro valori aggiunti da spendere sul mercato. Anche perché il contoterzismo del tessile -abbigliamento non è solo Benetton. Producono capi nel trevigiano pezzi da novanta come Vuitton, Prada, Missoni, e aziende medie come Max Mara, Marzotto, Coin. Anche Diesel produce qualcosa in provincia. Segno che le professionalità non mancano. Tra i punti di forza le soluzioni tecniche che gli artigiani trevigiani riescono a trovare. Hanno grande capacità di risolvere i problemi. L’altro punto di forza è il personale capace di fare artigianato di alto livello. Infine, la capacità di sviluppare il prodotto finito partendo dal semplice disegno dello stilista. Questi elementi di forza vanno valorizzati e fatti conoscere.

La mappatura ha consentito di suddividere le aziende in tre tipologie: quelle capaci di lavorazioni particolari e quindi in cerca di nicchie di mercato ad alta specializzazione; quelle in grado di produrre un capo finito, partendo dal disegno; infine, quelle che oltre a produrre un capo detengono un proprio marchio.

La situazione di difficoltà è stata per gli artigiani una spinta importante all’aggregazione, buttando le condizioni per creare una rete di aziende. Il modello non è però creare una serie di servizi per sostituire Benetton, ma fare sistema tra le aziende più grandi in modo che siano queste poi a trascinare la filiera, puntando anche sulle specializzazioni che ciascuna azienda ha sviluppato. Capite le potenzialità del sistema artigiano trevigiano, la seconda fase del progetto è stata il confronto con le opportunità di mercato, in particolare in Cina, Germania e Francia. E qui entra in gioco l’ICE, l’agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Due le iniziative in cantiere. La prima, vede una delegazione di 6 operatori di Shangai, 10 di Pechino e altrettanti tedeschi riuniti ad Asolo per incontrare 17 imprenditori trevigiani e vicentini; la seconda, in calendario per il prossimo anno, che porterà imprese venete in Cina e Germania e forse Francia.

Designer di moda nei laboratori artigiani: perché no? Un obiettivo realistico per i promotori del progetto. La creatività dei designer aiuta le imprese a vedere il prodotto sotto un altro punto di vista. Da qui la collaborazione instaurata con l’Università IUAV di Venezia, che ha un corso specifico di design della moda e che già in passato ha attivato corsi di specializzazione nella maglieria, tenendo conto delle richieste delle aziende.

Le aziende del settore abbigliamento, oltre a dover fronteggiare una crisi che coinvolge l’intero comparto manifatturiero, stanno attraversando un particolare momento di trasformazione del mercato, con notevoli innovazioni nel sistema distributivo. Oggi le imprese o riescono a posizionarsi in una nicchia di mercato, per cui possono puntare su punti vendita plurimarca, specializzati in particolari fasce di prodotti/consumatori oppure si devono adeguare, cercando di inserirsi nella grande distribuzione, nel franchising o nei negozi monomarca.

Sia le realtà di produzione che operano in conto proprio, sia quelle che lavorano per conto terzi o su commessa si trovano ad affrontare non solo i problemi di innovazione del prodotto e di organizzazione della produzione ma anche, e soprattutto, di individuazione di un proprio spazio di mercato.

La rivoluzione degli anni ’70/’80, caratterizzata dalla delocalizzazione della produzione che aveva richiesto l’introduzione di una serie di servizi innovativi, mirati a soddisfare le esigenze e le problematiche delle aziende, oggi si ripresenta in uno “scenario” del tutto nuovo e in un mercato in cui l’offerta risulta superiore alla domanda. La situazione venutasi a creare all’indomani del fenomeno della delocalizzazione, porta le aziende ad elevare a fase centrale e decisiva del processo aziendale la distribuzione a scapito della produzione, a differenza di quanto si verificava negli anni precedenti. Le aziende che operano in conto proprio e che hanno una loro rete di distribuzione tendono a specializzarsi nella realizzazione di singoli prodotti e a garantirne una continua innovazione, riuscendo così ad occupare nicchie di mercato sia in Italia che all’estero, mentre per le aziende che operano su commessa la strategia che si impone è quella di creare “alleanze” con le nuove forme di distribuzione. Le aziende conto terziste, diventando sempre più difficile lavorare per grandi gruppi che lavorano su commesse relative a prodotti finiti per non doversi più occupare né di programmazione, di logistica e di funzionamento di laboratori, la soluzione va ricercata in forme di collaborazione, in ambito locale, con aziende in conto proprio oppure realtà che operano su commessa per i “marchi”.

E’ fondamentale favorire contatti con operatori italiani e, soprattutto, stranieri per supportare lo sviluppo delle aziende che già lavorano o contano di farlo per i “marchi”, e contemporaneamente occorre favorire la formazione di una nuova rete di aziende che operi tenendo conto del nuovo contesto e delle potenzialità produttive presenti nel territorio.

Il comparto dell’abbigliamento in provincia di Treviso conta oltre 1.400 aziende, di cui 865 artigiane (60.4% del totale) che producono capispalla, camicie, maglieria, capi sportivi/casual e accessori di abbigliamento.