Dopo le polemiche dei giorni scorsi, il ministro fa chiarezza sull’accordo con la provincia di Bolzano. Insoddisfatte le opposizioni di centro destra
Dopo le polemiche dei giorni scorsi circa i contenuti dell’accordo sottoscritto il primo agosto scorso tra lo Stato e la provincia di Bolzano sulla toponomastica innescate dalle forze politiche di centro destra, il ministro agli affari regionali Graziano Delrio è intervenuto alla Camera su un’interrogazione dei deputati Giorgia Moloni e Fabio Rampanelli. Secondo il ministro la cancellazione di alcuni toponimi italiani in provincia di Bolzano “ha per oggetto non già la questione generale della toponomastica in provincia di Bolzano, ma la sola cartellonistica sui sentieri di montagna” ed è volto a dare attuazione al protocollo d’intesa siglato il 22 settembre 2010 dal ministro per i Rapporti con le regioni, su delega del Consiglio dei ministri, e il presidente della provincia di Bolzano nella specifica materia della segnaletica di montagna.
Delrio – che in più passaggi ha ribadito che “il bilinguismo è un valore” – ha evidenziato che le denominazioni approvate dall’accordo del primo agosto 2013 sono le medesime 1.526 individuate dalla Commissione istituita sulla base del Protocollo d’intesa del 2010. Di queste, 1.526 denominazioni per la maggior parte bilingui, per meno di un decimo, di 132 denominazioni, analiticamente esaminate dal Commissario di Governo e dal Ministero per gli affari regionali, si è utilizzato, ha spiegato il ministro Delrio, il toponimo tedesco originario, ritenendolo non correttamente traducibile in italiano, ma accompagnandolo, in italiano, con la descrizione tipologica: “malga”, “cima”, “monte” e cosi via. Una scelta compiuta – ha concluso Delrio – in base a criteri in linea con i principi statutari, illustrati nella relazione di accompagnamento alla proposta elaborata dalla Commissione paritetica istituita nel 2010, compreso il criterio secondo il quale, laddove siano riportate in forma monolingue tedesca denominazioni riferite a sentieri, masi, malghe e monti, le medesime denominazioni non si estendono alle località e ai comuni.
Un ulteriore approfondimento e stato riservato ad una decina di denominazioni che sono state ritenute particolarmente controverse e per le quali è stato concordato di procedere ad ulteriori approfondimenti. Insoddisfatta per la risposta l’interrogante Giorgia Meloni, secondo la quale “non abbiamo mai messo in dubbio che il bilinguismo sia un valore” ma la scelta della cancellazione di parte della toponomastica italiana “è stata dettata da ragioni esclusivamente politiche ed elettorali”.