Alto Adige, la polemica sulla toponomastica monolingue si allarga al bellunese

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PAB Cartello AVS CAI bolzano in solo tedesco 1Dopo le rimostranze della destra italiana all’accordo Letta-Durnwalder, difeso dalla sottosegretaria altoatesina Biancofiore, critiche anche dal Pdl bellunese

La pluriennale contesa sulla toponomastica altoatesina che vede da tempo fronteggiarsi una Svp che pretende l’abrogazione quasi totale dei toponimi in lingua italiana per lasciare posto solo a quelli tedeschi e, in parte, a quelli ladini e una destra italiana che difende a spada tratta i contenuti dello Statuto di autonomia speciale che prevede espressamente il bilinguismo se non il trilinguismo nella toponomastica si allarga ora a comprendere il Bellunese.

L’accordo siglato tra Enrico Letta e Luis Durnwalder nel corso di una recente visita a Bolzano del premier prevede l’abrogazione di centinaia di toponimi italiani, cancellando tutti quelli che una commissione paritetica ha ritenuto non storicamente consolidati. Un accordo “benedetto” anche dalla sottosegretaria altoatesina Micaela Biancofiore, che si è detta convinta che la soluzione raggiunta sia “migliorativa rispetto alle proposte avanzate inizialmente dalla Svp”. Un giudizio che non è condiviso da Alessandro Urzi, leader degli ultrà della difesa della toponomastica bilingue italo tedesca, che critica apertamente le dichiarazioni di Biancofiore: “credo che la conferma rispetto alle indiscrezioni circa l’ampiezza del fenomeno della cancellazione delle denominazioni in lingua italiana dalle future segnaletiche di montagna (il 60% dei cartelli ne sarà interessato) imponga perlomeno le scuse formali, se non auspicabilmente un passo ancora più chiaro, da parte del sottosegretario On. Biancofiore”. Urzì parla di “fumo negli occhi”, di “abbandono della comunità italiana altoatesina da parte dei partiti nazionali e dei loro rappresentanti locali”. Pure il Cai, secondo Urzì, parla di cancellazione di almeno del 60% dei toponimi italiani attualmente in uso tra gli alpinisti. Non solo: a dare supporto alle posizioni di Urzì viene anche il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale veneto, il bellunese Dario Bond che plaude all’iniziativa assunta dal senatore bellunese Giovanni Piccoli, anch’egli del Pdl, che ha depositato una interrogazione a risposta immediata destinata al ministro Graziano Delrio a seguito dell’accordo tra lo stesso ministro e il governatore bolzanino Luis Durnwalder sulla cancellazione di 135 toponimi in lingua italiana. “L’iniziativa del senatore Piccoli va nella direzione giusta, quella di non far passare sotto silenzio una ingiustizia – dichiara Bond – Mi auguro che il ministro Delrio risponda tempestivamente e faccia luce su quello che sembra l’ennesimo atto di arroganza dei livelli istituzionali dell’Alto Adige nei confronti di un Paese del quale, fino a prova contraria, fanno parte”. Bond critica l’accondiscendenza dimostrata da tutti i governi italiani, “di destra e di sinistra”, verso le richieste altoatesine: “se Durnwalder non vuole vedere nomi italiani sui cartelli e sulla segnaletica chieda, ai sensi del diritto europeo e internazionale, di andarsene in Austria – polemizza il capogruppo Pdl veneto – Ma tutti sanno, a cominciare proprio da Durnwalder, che là i loro privilegi diventerebbero carta straccia, privilegi che costano allo Stato italiano circa un miliardo e mezzo di euro all’anno”.

E sì che la soluzione ci sarebbe: una terra a vocazione turistica come l’Alto Adige dovrebbe investire non tanto sull’esclusione toponomastica, ma sull’inclusione, ampliando le lingue utilizzate nella definizione dei luoghi, al fine di farsi capire da una platea più vasta possibile. Sì, quindi, alla cartellonistica in tedesco ed in italiano (in modo da ottemperare ad un preciso disposto dello Statuto di autonomia, che è legge costituzionale), ma anche in ladino e, già che ci siamo, pure in inglese, ormai lingua internazionale per eccellenza.