Lo sviluppo rurale non riesce a decollare in molte regioni. Bene l’Alto Adige, il Trentino e la Lombardia
Le Regioni italiane rischiano di perdere non meno di 600 milioni di euro di risorse comunitarie riferite ai programmi di sviluppo rurale a causa della lentezza nella spesa dei fondi UE. Non però in Alto Adige, dove oltre l’83% dei mezzi per il FEASR sono già stati liquidati, un dato che pone la provincia di Bolzano ai vertici nazionali, seguita a ruota dalla provincia di Trento (74%) e dalla Lombardia (71%).
In una lettera al ministro per le politiche agricole Nunzia De Girolamo il commissario europeo all’agricoltura Dacian Ciolos ha evidenziato il rischio per le regioni italiane di perdere i finanziamenti comunitari sul fondo FEASR per 12 programmi di sviluppo rurale, a causa della bassa efficienza di spesa e del mancato avanzamento dei progetti. L’Unione Europea ricorda che dovrà ridurre le risorse assegnate se entro fine anno le regioni non saranno in grado di spendere circa 1,1 miliardi di euro per progetti legati allo sviluppo rurale. In Alto Adige la situazione è decisamente diversa
“La Provincia di Bolzano è stata con l’Emilia Romagna la prima a presentare il programma regionale in materia di sviluppo rurale e ha potuto attivarsi rapidamente per concretizzare i progetti”, spiega Paolo Fox, direttore dell’Ufficio fondi strutturali UE in agricoltura. Inoltre si è fatto tesoro dell’esperienza del periodo di finanziamento precedente, di un’amministrazione il più possibile digitalizzata e dei controlli sulle singole misure. “C’erano tutte le condizioni per investire anche di più, ma in base all’assegnazione statale dei fondi non ci spettano ulteriori risorse”, aggiunge Fox. Nessun problema neppure per il 17% di spesa ancora in sospeso: si tratta di progetti di investimento di grosse dimensioni che non sono ancora stati ultimati o contabilizzati.
Dall’assessore veneto all’Agricoltura Franco Manzato una proposta di buon senso: “per evitare di restituire all’Europa ingenti risorse, i fondi non spesi da alcune regioni dovrebbero essere redistribuiti alle regioni virtuose, a quelle realtà che sono in grado di programmare e di spendere”.