Trentino, per le elezioni d’autunno scende in campo anche Rete Italia

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Roberto-de-Laurentis-ilnordestConfcommercio, Artigiani e Confesercenti uniti per chiedere un deciso cambio di azione della politica locale. Le categorie pronte a presentare una propria lista e un candidato presidente

In provincia di Trento, la temperatura politica in vista delle elezioni d’autunno con cui si rinnoverà il Consiglio provinciale e la Giunta inizia a crescere e con essa le fibrillazioni delle varie forze politiche che questa tornata vedono un panorama politico completamente fluido, aperto a novità dopo il quindicennio del regno dellaiano. Dopo il centro sinistra che con le primarie ha individuato nell’autonomista Ugo Rossi il proprio candidato (innescando più di un maldipancia negli alleati PD e Upt) e che anche fuoriusciti dal centrosinistra e del centro destra riuniti in Progetto Trentino e in alcune liste civiche hanno individuato nell’industriale Diego Mosna il proprio candidato presidente, ecco le categorie economiche che si rifanno a Rete Italia (Confcommercio, Confesercenti e Confartigianato) scendere in campo con un proprio programma politico e un probabile candidato presidente nella persona del coordinatore di Reete Italia, Roberto de Laurentis.

Le tre categorie economiche hanno stilato una sorta di decalogo delle cose da fare rivolto a tutti i possibili candidati e a tutte le forze politiche. L’auspicio è che la proposta del mondo economico venga fatta propria dai partiti: se così fosse, le categorie potrebbero fare scendere in campo nelle varie formazioni politiche aderenti qualche loro rappresentante. Ma in caso contrario, pronti a scendere in campo direttamente con una propria lista e un proprio candidato presidente, soluzione drastica e di rottura, ma che porterebbe anche un’indiscutibile ventata di novità in un panorama politico ingessato che mai come ora ha bisogno di una fortissima iniezione di novità e di capacità del fare, che sia capace di andare oltre le dissertazioni della politica parolaia.

Ecco i principali contenuti dell’appello lanciato alla politica trentina da Rete Italia. “Nel ruolo di rappresentanti delle nostre rispettive Categorie economiche percorriamo, giornalmente, le strade del Trentino avvertendo sempre più forte sia le difficoltà sia i disagi che invadono e pervadono le imprese. Dalle medio-grandi (con evidenti e gravi segnali di crisi: da quelle che se vanno, a quelle che minacciano di andarsene, a quelle diventate ormai un peso e non più una risorsa per il territorio) per finire alle piccole e piccolissime. Avviate su una china pericolosa da cui non si intravvede né luce né domani. Trascinando e coinvolgendo, nello stesso destino, le nostre comunità e le nostre famiglie. Dai giovani che non riescono ad affacciarsi al mercato del lavoro, ai meno giovani parcheggiati temporaneamente in qualche ammortizzatore sociale, agli anziani che faticano per arrivare alla fine del mese. Quasi non più in grado di vivere ma solo di sopravvivere. E c’è, davanti a noi, anche qualcosa di più o molto di più.. sintetizzabile nelle parole di Franklin D. Roosvelt “la vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza”.

“Nonostante tutto rimane un Trentino educato, dignitoso, silenzioso – anche se ogni giorno più demoralizzato, più impaurito, più smarrito – che vive una crescente sfiducia nelle istituzioni, nella politica, nei partiti tradizionali. Vecchi attori che, arroccati nelle loro fortezze e nei loro privilegi, sembrano quasi non capire ed appaiono sempre più lontani dai problemi veri della gente comune. Incontriamo, giorno dopo giorno, una popolazione trentina via via più stanca che non immagina più prospettive di crescita, che non immagina più un grande e nemmeno piccolo futuro per i propri figli, che… non immagina più! Ed è quasi tangibile la stanchezza di chi sembra avere perso la speranza: chi non immagina non costruisce e si lascia andare, così, ad un lento, inesorabile decadimento.

Ora non vogliamo individuare di chi le responsabilità e le colpe. Cosa sia accaduto fino a ieri non ci interessa più ma vogliamo pensare a cosa accadrà da domani, partendo già da oggi. Perché nei momenti di difficoltà è inutile piangersi addosso ma si deve cercare una qualche soluzione. Meglio dunque rimboccarsi le maniche, meglio prepararsi alla fatica, meglio mettere in circolo nuova fiducia, meglio imboccare una nuova strada di crescita”.

“Ed è evidente – prosegue l’appello delle categorie alla politica – che lanciamo un grido d’allarme, innanzitutto, alla nostra classe politica. Per capire se, nei suoi attuali interpreti, la politica abbia la forza, la determinazione, la passione e la capacità non tanto della parola quanto dell’azione. Per dare nuova vita ad un Trentino diverso. Dove vengano meno le troppe chiacchiere di questi mesi, i troppi distinguo di personaggi che non rappresentano nemmeno se stessi, i riposizionamenti indecifrabili, i ritorni di cui non si sentiva mancanza, lo sfinimento di liturgie inutili quali le primarie, i discorsi in politichese stretto ad uso di pochi intimi. Un Trentino nuovo e diverso dove non ci sia più posto per quella difesa delle posizioni di potere che ha condotto all’immobilismo politico. Un Trentino nuovo e diverso dove non ci sia più spazio per l’indecisione e la mancanza di scelte ma, al contrario, ci siano la volontà di affrontare ogni critica ed il coraggio di mettere in gioco il consenso”.

“Ora vorremmo capire se, chi si candida alle amministrative di ottobre, abbia una strategia ed un disegno per il Trentino. Perché se un disegno non esiste, da oggi, le Categorie economiche scelgono di percorrere una nuova strada. Lontana dalla politica degli amici, degli interessi di appartenenza, delle lobby personali, dei poteri consolidati per camminare al fianco di chi vuole ascoltare e valutare con onestà le nostre idee, le nostre proposte, le nostre indicazioni. Da oggi, le nostre Categorie non sono più disponibili alla “delega in bianco” ma pronte anche a giocare un ruolo in prima persona. Da oggi, le nostre Categorie possono decidere di fare proprio il detto “arriva il momento in cui il coraggio deve essere più forte della comodità, la speranza deve prendere il posto della rassegnazione, la volontà deve appropriarsi della passione, dell’impegno e dell’azione”. Da oggi, le nostre Categorie possono pensare di costruirsi, e da sole, un futuro. Assumendo, se necessario, responsabilità personale ed impegno diretto, lavorando per qualcuno e non contro qualcuno”.

“E non abbiamo nemmeno grande paura per il domani. Perché il Trentino che conosciamo, quello nostro, è fuori e lontano dai palazzi della politica, dalle confraternite, dagli istituti universitari, dalle società di sistema, dai salotti esclusivi. Perché il Trentino che conosciamo è fatto di persone molto diverse dalle cinquanta che abitualmente predicano, sulle colonne dei giornali, le loro ricette miracolose. Peraltro quasi sempre le stesse. Scoprendo poi che quei cinquanta non si sono mai sporcati le mani, non hanno mai rischiato i loro capitali, sono arrivati -se mai sono arrivati- per cooptazione e senza mai mettersi in gioco, anche se sono i primi a predicare ai giovani come “il futuro bisogna costruirselo”. Da che pulpito! Insomma, perché c’è il Trentino che conosciamo. Abituato ad alzarsi presto al mattino, a lavorare, a non fermarsi. Attento alla propria famiglia. Presente ed impegnato nel volontariato, nelle amministrazioni locali, nell’associazionismo di comunità. Un Trentino che non vuole mettersi in ginocchio ma vuole camminare a testa alta. Un Trentino che -con il suo senso del dovere e della responsabilità- sarà in grado di riprendersi, senza troppa fatica, il proprio destino”.

I “principi-cardine” dai quali partire lanciati dai rappresentanti di Rete Italia sono pochi e chiari.

No, ad altre tasse. “A fronte di risorse che diminuiscono sempre più si deve migliorare l’efficienza, si devono selezionare e ridurre le spese poiché non sono accettabili né un ulteriore indebitamento né ulteriori aumenti di entrate attraverso i meccanismi di prelievo”.

Sì, all’uguaglianza. “L’uguaglianza significa essere uguali anche davanti alla crisi. Non devono esistere “cittadini di serie A” tutelati in tutto e per tutto dalla legge e dal sindacato (come nel settore pubblico, dove non esiste posto di lavoro a rischio, dove non esiste mobilità, dove non esiste misura di produttività) e “cittadini di serie B” (come i lavoratori del settore privato) dove il posto di lavoro è sempre a rischio, dove in ogni momento si può diventare esodati, esuberi, inoccupati, disoccupati. E non si tratta esclusivamente di una sostanziale questione di giustizia sociale ma anche, e soprattutto, perché nei recinti protetti si producono e proliferano le muffe dell’inefficienza”.

Sì, all’impresa. “La ricchezza, lo sviluppo, la pace sociale sono generate da un’economia privata che si muove. Dunque, le imprese sono non solo soggetti produttivi ma anche motore autentico che crea lavoro, benessere, dignità per i cittadini ed entrate fiscali per la Provincia e lo Stato. Che consentono poi, all’amministrazione pubblica, di erogare servizi: dalla istruzione alle infrastrutture, dalla sanità alle politiche sociali. In una parola, il welfare.. lo stare bene. Il welfare piace a tutti ma dobbiamo potercelo permettere e solo un’economia sana può creare quel surplus da destinare per sopperire ai bisogni”.

No, alla burocrazia. “La Pubblica Amministrazione deve essere al servizio dei cittadini e delle imprese, non di se stessa”.

Sì, al cambiamento. “In ogni settore di attività, pubblico o privato, è necessario passare dal diritto al merito recuperando l’idea che si avanza per capacità e non per età, per ciò che si conosce e non per chi si conosce, per l’impegno profuso e non per l’appartenenza dichiarata”.  

Sì, all’autonomia. “L’autonomia non rappresenta un semplice privilegio ma un assetto istituzionale che appartiene alla storia della nostra provincia. Una autonomia, quindi, che deve essere capace -attraverso l’uso corretto, trasparente ed efficiente delle risorse pubbliche- non solo di “produrre buon governo” ma anche in grado di innovare, di immaginare, di progettare e di creare sempre nuove opportunità politiche, economiche e morali”.  

Appena lanciato l’appello, sulla porta di Rete Italia sono fioccate le proposte di collaborazione da parte dei diversi partiti e delle coalizioni, sia di centro sinistra che di centro destra, mosse dal forte timore che la discesa in campo autonoma degli imprenditori possa scombinare il tranquillo tran tran della politica trentina ed impedire il raggiungimento ad uno degli schieramenti in campo del premio di maggioranza. Proposte interessate per amori probabilmente passeggeri: sta ora ai rappresentanti di Rete Italia valutare attentamente le profferte, evitando di farsi turlupinare. Piuttosto di un pungo di promesse, meglio scendere in campo direttamente con il proprio programma e con la propria faccia.