Trento, inaugurato il Muse

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Muse-trento-ilnordestLa nuova realtà museale dedicata alla scienza rischia di diventare una cattedrale nel deserto, così come lo è diventato il Mart di Rovereto a dieci anni dalla sua inaugurazione

Il Muse, Museo della Scienza, di Trento è finalmente una realtà dopo anni di lavori nell’area ex Michelin che ha trasformato 10 ettari di ex fabbrica industriale in un moderno quartiere residenziale e direzionale progettato da Renzo Piano. Uno spicchio di città che rischia di avere meno successo di quanto i suoi promotori speravano, visto che gran parte degli alloggi realizzati è ancora in attesa di compratore, complice anche l’eccesiva densità abitativa e alcune scelte architettoniche e progettuali poco felici che lasciano perplessi i potenziali acquirenti chiamati a spendere non meno di 4.000 euro al metro quadro per un alloggio griffato.

Muse-ilnordestIl Muse con i suoi 70 milioni di investimento per realizzarlo e i previsti 8 milioni di euro annui per la gestione ordinaria, rappresenta una grande sfida per la città di Trento e per la Provincia che ne ha coperto i costi di realizzazione. Nelle intenzioni dei suoi fautori, il Muse avrebbe dovuto essere la risposta sul piano scientifico a quanto realizzato a Rovereto con il Mart, il Museo d’arte moderna. Solo nelle dimensioni, perché quanto ai risultati i numeri del Mart (altro gioiello architettonico disegnato dall’archistar ticinese Mario Botta costato alle casse della Provincia di Trento 130 milioni di euro) a dieci anni dalla sua apertura lasciano spazio solo ad un mare di lacrime, visto il continuo calo di visitatori dovuto al fatto che il Mart non ha più le risorse prima garantite dalla grandeur trentina (le varie manovre imposte dal governo di Roma hanno levato alle casse dell’Autonomia speciale oltre 1,5 miliardi di euro nel giro di tre anni: taglio che si è riverberato su tutti i settori di spesa), con la conseguenza che è ormai difficile se non impossibile allestire mostre di respiro nazionale capaci di catalizzare pubblico e vendite di biglietti. Tornando al Muse e ai suoi 5 piani di vetro che racchiudono spazi espositivi per oltre 12.000 metri quadri, il visitatore sarà sicuramente affascinato dalle scelte degli allestitori che hanno utilizzato il grande cavedio centrale per allestire in forma di “gravità zero” (ovvero con gli elementi sospesi ad impercettibili cavi trasparenti) l’evoluzione del mondo, dai dinosauri all’uomo, passando per tutti gli stadi intermedi. Di grande impatto l’allestimento multimediale con videoproiettori e schermi ad alta definizione, le sale dove provare e toccare con mano i vari esempi, sperimentando il mondo della scienza. Originale anche la grande serra tropicale.

MUSE-serra-tropicale-ilnordestLa sfida è ora quella di “usare bene” il Muse, struttura concepita in un’epoca, ormai tramontata, della spesa facile: otto milioni di euro all’anno di spese di gestione non sono un’inezia e con i biglietti a 9 euro cadauno si dovrà lavorare parecchio per conseguire un minimale apporto al bilancio del Muse (gli organizzatori si aspettano almeno 200.000 visitatori all’anno). Un museo che vorrebbe porsi come punto d’attrazione tra le realtà di Innsbruck e di Verona, che al momento non dispongono di una simile offerta, ma che possono contare su offerte molto migliori a Monaco o a Milano. Si vedrà nei prossimi mesi se, passata l’euforia da inaugurazione e da novità, se il Muse saprà veramente porsi come centro attrattivo o se anche per esso si aprirà la china dell’inesorabile declino già toccato in sorte al Mart di Rovereto, trasformandosi nell’ennesimo monumento alla miopia politica e alla brama di grandezza di pochi con i soldi dei contribuenti tutti.