Confartigianato Veneto, SI alla Politica delle proposte, come la tassa unica per le imprese. Tolleranza zero per la Politica capace solo di aumentare la spesa pubblica, inventare nuove scartoffie e distribuire con rapidità milioni di euro a se stessa

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Giuseppe-Sbalchiero-confartigianato-veneto-ilnordestConfartigianato Veneto sceglie la via delle armi verso quella politica parolaia che alle promesse non fa seguire quasi mai i fatti, lasciando le imprese marcire nelle mancate decisioni e vessate da una pressione fiscale da paura.

“Il vaso è colmo, la pazienza è finita. Non ne possiamo più di un Governo che non riduce la spesa pubblica ma torna sul refrain della lotta alla evasione, inventa nuove scartoffie che ci rallentano, ma è rapido nel distribuire 56,3 milioni di euro relativi alla rata di luglio del contributo elettorale ai partiti” sbotta Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato Imprese Veneto che spiega come “il debito pubblico italiano sta crescendo al ritmo di ben 2.861 euro al secondo ed ha sfondato, nel I trimestre del 2013, quota 130% del Pil. Siamo secondi in Europa solo alla Grecia.

Ed il Governo cosa fa a parte distribuire ben 56,3 milioni di euro ai partiti relativi alla rata di luglio del contributo elettorale? Non intacca la spesa pubblica, fa silenzio sulle privatizzazioni e ricomincia con la tiritera dell’evasione fiscale, della tolleranza zero e del problema degli imprenditori – quelli piccoli ovviamente – che, non pagando le tasse, si ‘dopano’ come certi ciclisti”.

Sbalchiero attacca a pancia a terra: “cari governanti, qui di vero c’è solo un esercito di artigiani che, sì pedala ogni giorno per reggere la baracca, ma voi non perdete occasione per zavorralo con qualche nuovo balzello, adempimento, altre scartoffie, altri passaggi burocratici, altro accanimento”. E’ il caso del nuovo buromostro, il “Durt” che, se il Senato nei prossimi giorni non ci mette una pezza, costringerà le aziende a trasmettere, mensilmente, all’Agenzia delle Entrate, la documentazione per ottenerlo, facendo perdere loro anche la recente agevolazione di versare trimestralmente l’Iva. Magari con il rischio di fallire. “La versione fiscale del Durc presenta più di un’insidia devastante: estende il principio della responsabilità tra imprese dal pagamento dei contributi a quello delle tasse e, a nostro avviso – prosegue Sbalchiero – avrà l’unico effetto di dare nuove giustificazioni a committenti e pubblica amministrazione per rallentare i pagamenti alle imprese e uccidere la già morente economia italiana. E, come chi vive di impresa sa bene, non è detto che un ritardo nel pagamento di una tassa equivalga a un’evasione: l’Agenzia delle Entrate prevede una modalità, precisamente normata, che si chiama ‘ravvedimento operoso’, cioè la possibilità di pagare un tributo in ritardo, con una sanzione. Una modalità alla quale accedono sempre più soggetti, proprio perché i arrivano sempre più in ritardo (se arrivano)”.

Sbalchiero commenta l’esternazione del viceministro all’economia Fassina: “se anche un esponente del PD, tradizionalmente duro nei nostri confronti, ammette una evasione di sopravvivenza, allora le soluzioni da trovare devono essere originali, concrete e funzionali. Come, ad esempio, la proposta del Governatore Zaia che sottoscriviamo in pieno, di una tassa unica per le imprese ripartita su tre aree del Paese. Una imposta unica, più bassa, che non presenti sorprese a consuntivo ma legata ad un inasprimento forte delle sanzioni (con certezza della pena) per chi evade”.

“Soprattutto basta nuove regole, nuovi adempimenti, nuove tasse – conclude Sbalchiero -. Siamo al capolinea. Avevamo dato credito a questo esecutivo considerandolo l’unico possibile. Non abbiamo che ricevuto nuovi danni. La situazione è insostenibile e non siamo più disposti a fare da spettatori. Noi crediamo in questo Paese, investiamo nel territorio perché ci viviamo con le nostre famiglie. Siamo indipendenti, liberi. Per questo, forse, cercano di distruggerci. A questo punto, sono inutili anche le minacce di scioperi fiscali, discese in piazza, etc. Le imprese chiudono, al ritmo di decine al giorno e, con esse, cessa anche il flusso di denaro allo Stato. A pagare resteranno alla fine solo i pensionati ed il pubblico impiego. Qualcuno dovrà rispondere di questo alle generazioni future”.