Con la crisi crolla la spesa per automobili, abbigliamento e calzature, acqua minerale e pane

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euro-denaro-soldi-ilnordestSecondo uno studio della Cgia, tra il 2007 ed il 2012 la crisi ha fatto crollare del 5% i consumi reali delle famiglie italiane

La crisi ha colpito duramente i consumi delle famiglie italiane: tra il 2007 e il 2012, i consumi sono crollati del 5% e in termini assoluti la contrazione della spesa è stata di 44,5 miliardi di euro. Secondo uno studio della Cgia di Mestre, i beni che hanno subito la riduzione più pesante sono stati auto, carburanti e l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico (-19,2% pari a -22,7 miliardi di € di spesa); abbigliamento e calzature (-13,9%, pari a -9,6 miliardi €); bevande e tabacco (-10,1%, pari a -2,3 miliardi di €); alimentari e bevande non alcoliche (-9,6%, pari a -12,4 miliardi €); mobili, elettrodomestici e manutenzione casa (-8,4%, pari a 5,4 miliardi di euro).

Tra gli alimentari e le bevande non alcoliche nel periodo 2007-2011 il calo ha interessato acque minerali, bevande gassate e succhi (-9% pari a -647 milioni di €), pane e cereali (-8,9% pari a -2,2 miliardi di €) e olii e grassi (-8,7% pari a -458 milioni di €). Gli aumenti, invece, hanno interessato le spese familiari per la casa, le bollette di luce, acqua e gas (+3,9%), le spese sanitarie (+3,8%), le comunicazioni (+3,1%) e la cultura (+3%). Tra gli alimentari e le bevande non alcoliche l’incremento di spesa ha interessato solo la voce “altri generi alimentari” (+3,2%) che include i piatti pronti, le salse e le spezie.

“La crisi – esordisce il segretario degli artigiani mestrini Giuseppe Bortolussi – ha cambiato lo stile di vita degli italiani. Si acquistano meno auto nuove e quelle in circolazione rimangono sempre più in garage. La spesa per le scarpe, i vestiti ed il cibo si è ridotta all’osso. Nel contempo sono aumentati in modo deciso i costi legati alle abitazioni. Si risparmia sugli acquisti dei beni non alimentari, riparando tutto ciò che è possibile: dall’abbigliamento alle calzature, dalle Tv alle lavatrici, mentre mangiamo sempre meno pane, carne e frutta”. Alla luce di questa caduta verticale degli acquisti delle famiglie, Bortolussi torna sul tema del possibile incremento dell’Iva: “va assolutamente scongiurata l’ipotesi di ritoccare all’insù l’aliquota ordinaria dell’Iva proprio per non peggiorare una situazione che sta mettendo in affanno le famiglie italiane e molti milioni di artigiani e di piccoli commercianti che con queste contrazioni di spesa faticano a rimanere aperti”.