Mazzalai: “invito agli amministratori pubblici a fare meglio, molto meglio”. Squinzi: “il Trentino meglio che altrove, ma è indispensabile semplificare e ridurre la tassazione”
All’insegna di “più industria, più lavoro, più benessere”, si è svolta a Levico l’assemblea generale di Confindustria Trento, assise di metà mandato del presidente Paolo Mazzali che ha visto anche il cambio della squadra al vertice della categoria imprenditoriale.
Mazzalai ha esordito sottolineando con una metafora il difficile momento congiunturale: “le favole non insegnano ai bambini che i draghi esistono. Perché i bambini questo lo sanno già. Le favole insegnano che i draghi possono essere battuti.
Anche noi abbiamo i nostri draghi: la disoccupazione, la recessione, la rassegnazione delle persone, i privilegi ingiustificati ed i modi di pensare superati. Noi però siamo fortunati: sappiamo che possiamo batterli. Non solo perché ce lo dicono le favole, ma perché qualcuno effettivamente lo fa. Per questa ragione oggi voglio concentrarmi sulle cose da fare”. Perché, ha continuato Mazzalai, “se chiudono le aziende, chiude il Trentino”. E le chiusure delle fabbriche, nonostante gli interventi a pioggia della provincia di Trento, non sono mancati ed altri se ne annunciano, specie da parte delle multinazionali.
Mazzalai si è quindi soffermato sul ruolo di Confindustria, che ha definito “la casa dell’economia reale” che opera ogni giorno per “fare progredire il territorio in cui viviamo, le nostre famiglie, i nostri giovani”. Nel concreto, l’associazione ha ricercato un confronto costruttivo con l’amministrazione pubblica, un dialogo con il sistema del credito e in particolare sul tema della finanza, Mazzalai ha voluto ricordare anche il progetto dei cosiddetti “minibond di Laborfonds” (l’ente previdenziale integrativo istituto dalla regione Trentino Alto Adige) nati da “un’idea di Confindustria Trento, lanciato lo scorso anno e che si sta traducendo in opportunità concreta”.
Mazzalai ha anche richiamato l’impegno dell’associazione per i giovani e in particolare il progetto “Giovani Industriosi”, che ha portato all’assunzione di più di cento giovani con un innovativo modello di flexsecurity, nonché gli interventi volti a favorire le opportunità di lavoro estivo nelle aziende per gli studenti. Breve ma pregnante passaggio sul contesto nazionale: Mazzalai, ha rimarcato come “l’industria italiana è da tripla A, siamo la settima potenza manifatturiera mondiale e la seconda europea”, sottolineando pure come anche “Confindustria è da tripla A, perché autonoma, apartitica, agovernativa”. Alla politica nazionale, Mazzalai ha ricordato le tre emergenze drammatiche: lavoro, fisco, lotta all’evasione, ma soprattutto ha posto l’accento sulla norma dei “concordati in continuità”, definiti come “uno schiaffo all’etica, una vergogna nazionale. Diciamo le cose come stanno: è uno strumento che consente di non pagare i debiti ai propri creditori e di continuare la propria attività in maniera indisturbata”. Parole sottolineate da un lungo applauso, a testimonianza del malessere che regna nella categoria, specie tra i piccoli imprenditori.
Alla politica locale, alla prossima amministrazione provinciale che uscirà dalle elezioni di fine ottobre, Mazzalai ha chiesto una particolare attenzione per il sistema produttivo, che ha focalizzato in quattro priorità: la riduzione della spesa pubblica e la semplificazione amministrativa; il potenziamento del sistema del welfare; nuove infrastrutture (in particolare il completamento della Valdastico, di cui Mazzalai ha riconosciuto l’indispensabilità, criticando aspramente il continuo rimpallo di una certa politica che preferisce l’approccio ideologico al pragmatismo del fare) in collaborazione con i privati; nuovi rapporti con l’Università e con il mondo della ricerca e della cultura.
Mazzalai ha concluso il suo intervento affermando che “molte delle cose elencate ve le avevamo già suggerite o chieste in occasioni precedenti. E sono state ascoltate solo in parte o per nulla. Credo che oggi il tempo sia scaduto. Non lo diciamo noi, ma le condizioni sociali, economiche e finanziarie del mondo che ci circonda. Basta giochi! E ci auguriamo che, questa volta, sia proprio così”. Nonostante la “cazziata” ricevuta, dai numerosi politici ed assessori provinciali presenti in sala sono venuti applausi di approvazione.
Alla relazione del presidente Mazzalai ha fatto seguito l’intervento di Sergio Arzeni, direttore del Centro per l’imprenditorialità, le Pmi e lo sviluppo locale dell’Ocse, che dal suo osservatorio internazionale ha parlato di politiche per lo sviluppo, che ha evidenziato come le aziende italiane scontano uno svantaggio competitivo iniziale per i livelli di tassazione, costo dell’energia, condizioni di accesso al credito, ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione. In particolare ha sottolineato come una riduzione del 25-30% del costo burocratico potrebbe comportare un aumento del Pil dell’1%. Per le piccole e medie imprese il costo aumenta di dieci volte.
Tirata per le orecchie più volte nel corso della relazione del presidente confindustriale, all’assessore provinciale all’industria, artigianato, commercio cooperazione, Alessandro Olivi, è toccata la difesa d’ufficio, esordendo che “se a livello nazionale è di moda il «governo del fare», noi qui ci siamo piuttosto abituati, e dobbiamo fare il passo successivo e molto più lungo, cioè il «governo del fare meglio». Ciò significa focalizzare le risorse sulla priorità della ripartenza, disposti anche a scontentare qualcuno, pur di scuotere le potenzialità insite in tutte le componenti del sistema, mettendo al centro le imprese, perché la crisi ce la dobbiamo risolvere anzitutto noi”. Un intervento che ha lasciato tiepidi gli imprenditori, evidentemente rimasti delusi dalle troppe promesse e dai pochi fatti finora visti.
I lavori sono quindi proseguiti con una tavola rotonda, moderata da Andrea Cabrini, direttore di Class Cnbc, alla quale hanno partecipato Antonello Briosi, presidente Gruppo Metalsistem, Fabrizio Resmini, responsabile di Sandvik Italia Spa e Mauro Scaccianoce, amministratore delegato di Siemens Transformers Spa. I partecipanti al dibattito hanno portato le loro esperienze di uomini d’azienda che quotidianamente sono chiamati a rapportarsi con un contesto economico che la recessione ha reso sempre più impraticabile. Briosi ha spiegato che quello attuale è un cambiamento epocale. La sua azienda cerca di compensare i maggiori costi sul mercato italiano con una “globalizzazione dei mercati delle materie prime”. Sul futuro dell’industria trentina, ha aggiunto che “ne usciremo alla grande, soprattutto se non abbasseremo la guardia”. Nel caso di Sandvik – ha raccontato Resmini – la strategia si è basata sul posizionamento dei prodotti su una fascia più alta del mercato rispetto a vent’anni fa. La strategia prosegue anche oggi, con la recente inaugurazione di un centro di ricerca a Rovereto. Il Trentino si è conquistato la fiducia dei tedeschi nel caso dello stabilimento di Siemens Transformers di Spini di Gardolo, che si è conquistato una leadership interna al gruppo. Una fiducia – ha spiegato Scaccianoce – costruita mantenendo le promesse e raggiungendo gli obiettivi. La chiave del successo – ha aggiunto il manager – sono le persone, su cui l’azienda continua a investire.
I lavori si sono conclusi con un’intervista di Cabrini al presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. “Le testimonianze della tavola rotonda – ha detto Squinzi – mi confermano che la situazione dell’economia trentina è migliore della media nazionale”. Il presidente nazionale degli industriali ha voluto sottoscrivere tutti i temi toccati dalla relazione di Mazzalai. “La priorità assoluta – ha aggiunto – è la semplificazione normativa e burocratica che limita enormemente le potenzialità del nostro Paese. Se fossimo un Paese normale potremmo tornare presto sul sentiero della crescita”.
Alla richiesta di un giudizio sugli interventi del Governo in materia di lavoro, Squinzi ha confermato il giudizio negativo sulla “riforma Fornero”. Prioritaria è la riduzione dell’Irap sul costo del lavoro. “Il carico fiscale – ha precisato – in Italia non è mai sceso sotto il 50%. In Germania nell’ultimo anno si è ridotto del 2%, da noi invece è aumentato del 9%”.
La seconda grande priorità – ha aggiunto Squinzi – è il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Il pagamento dei 40 miliardi deciso dal Governo è un segnale forte, anche se non è abbastanza”. Squinzi ha poi aggiunto che va evitato l’aumento dell’Iva e ha auspicato interventi volti a una rimodulazione dell’Imu sui terreni e sui capannoni che ora sta strangolando numerose imprese. Sull’edilizia ha detto che va fatta ripartire perché “può essere un volano importante per la ripresa, come sta succedendo negli Stati Uniti”.
Alla richiesta di dare un voto al Governo, Squinzi non si è sbilanciato, aggiungendo che apprezza il presidente del Consiglio Letta “perché il fatto di riflettere, fare l’inventario e l’analisi dei problemi mi sembra un metodo che può essere anche corretto, purché poi alla fine si prendano le decisioni vere, perché tutto ci possiamo permettere, tranne che continuare a ritardare le soluzioni”. Già, ma le prime settimane d’esercizio del Governo Letta, i risultati non sembrano dei migliori, visto che fino ad oggi è prevalsa la logica del rinvio piuttosto che quella dell’affrontare i nodi e risolverli.