Alto Adige, il contributo della cultura allo sviluppo dell’economia provinciale

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assessori-Bizzo-Tommasini-Blessi-ilnordestRicerca sulla creatività e sulla cultura dell’Università di Bolzano

Le potenzialità di sviluppo delle organizzazioni ed imprese culturali e creative costituiscono per l’Alto Adige un elemento in grado di aumentare il valore del territorio con opportunità per lo sviluppo economico e sociale con formule di impiego per i giovani ad alta specializzazione, da un lato, e possibilità di ri-collocazione per le persone espulse dal mercato del lavoro tradizionale.

La “Ricerca sulle industrie Creative e Culturali dell’Alto Adige”, coordinata fra il 2012 e il 2013 dal professor Giorgio Tavano Blessi, docente di economia presso la Libera Università di Bolzano su incarico dei Dipartimenti provinciali alla Cultura Italiana, ed all’Innovazione è stata presentata nella sede della provincia di Bolzano dagli assessori provinciali Christian Tommasini e Roberto Bizzo assieme al prof. Giorgio Tavano Blessi.

Le imprese culturali e creative sono circa 2.200 con circa 5.800 occupati e con un fatturato di 658.000 Euro. Le imprese culturali e creative costituiscono il 5% delle piccole medie imprese altoatesine PMI che a loro volta sono circa il 3% del tessuto economico complessivo dell’Alto Adige; in pratica gli occupati delle imprese culturali e creative costituiscono il 4,4% di quello delle PMI altoatesine, senza contare i 6.000 volontari. In un momento di crisi quale quello attuale il l’introito netto percepito da tali imprese rispetto alle imprese tradizionali è superiore con un margine superiore anche per quanto attiene il margine di crescita sia in termini di valore che di occupati. Senza tener conto degli impatti indiretti della cultura nel territorio in termini ad esempio di attrazione turistica e relativa spesa, qualità della vita e benessere, che porterebbero la stima delle ricadute complessive a cifre ben superiori.

A partire dagli anni 2000, è emerso con evidenza il ruolo della cultura nel promuovere nuove occasioni di sviluppo per l’economia, ma anche la forte relazione tra la cultura ed altre dimensioni della vita delle imprese e dei cittadini, ad esempio quale leva strategica per la salute, il benessere, la qualità di vita, la creatività ed innovazione. Dopo uno studio condotto su incarico della Commissione Europea nel 2006 ed una rilvazione effettuata a livello nazionale per verificare il contributo delle imprese culturali al prodotto interno lordo PIL, per la prima volta le indagini si rivolgono su dimensione provinciale. L’obiettivo della ricerca commissionata riferita al territorio altoatesino era studiare la dimensione culturale nel territorio della provincia di Bolzano al fine di valutarne il peso, gli impatti e definire possibili azioni di sviluppo per il settore.

A differenza dell’assunto che “Con la cultura non si mangia”, ancora molto radicato a livello italiano, che porta in periodi di crisi alla sottovalutazione della cultura e, quindi, ai tagli dei fondi per il settore culturale, come ha detto l’assessore provinciale Tommasini, “la cultura crea ricchezza e benessere e gli investimenti culturali costituiscono gli investimenti con maggior valore aggiunto che possono contribuire alla crescita economica con fattori esponenziali. Le imprese culturali e creative costituiscono uno sbocco forte per giovani sempre più qualificati (con laurea e master abbinati ad esperienze professionali all’estero) ed un forte valore aggiunto per il territorio e dei suoi abitanti. Il potenziale di crescita delle imprese culturali e creative si attesta tra i 4 ed i 5 punti percentuali”.

Come ha sottolineato l’assessore provinciale Roberto Bizzo, far crescere nuove aziende ad elevato contenuto innovativo abbinato al brand territorio Alto Adige coniugato con la sostenibilità “fa sì che esse possano competere a livello internazionale”.

Giorgio Tavano Blessi, andando ad analizzare il tessuto culturale altoatesino, ha evidenziato come le organizzazioni ed imprese appartenenti alle tre dimensioni della cultura sulla base del modello adottato per la ricerca svolta a livello europeo, ovvero Core Culturale (Arti visive, Spettacolo, Patrimonio), Industrie Culturali (Film, Video, Radio, TV, Videogiochi, Software, Musica, Libri e stampa), Industrie Creative (Design, Architettura, Pubblicità) siano oltre 2.300. Nella ricerca non compaiono quelle artigianali e gli architetti.

Dalle interviste condotte emerge la richiesta di maggior formazione del personale delle imprese culturali e creative, della creazione di reti e di supporti in questioni gestionali relative al marketing e alla vendita. Tra le proposte per lo sviluppo del settore: credere a questa sfida ampliando gli spazi di commistione, relazione lavoro fra ambiti che fino ad ora sembravano incompatibili; erogare finanziamenti, ma anche dare vita ad efficaci strategie di ingresso e consolidamento delle imprese culturali e creative sul mercato offrendo opportunità ai giovani. Da un lato riconoscendo il valore delle imprese culturali e creative attraverso premi e manifestazioni, dall’altro sostenendole nell’incubazione con interventi di accompagnamento e formazione nonché favorendo la coniugazione fra industria, servizi, e terzo settore con il mondo della cultura e della ricerca artistica per giungere ad un maggior valore per il territorio.

Come ha fatto presente l’assessore Bizzo, in questa direzione potrebbe essere attivata una “piattaforma di servizi”, offerta formazione di livello del personale ad hoc, il tutto nell’ottica di favorire il lavoro di rete e giungere alla creazione di nuove imprese.