Infrastrutture portuali alto Adriatico, Zaia rintuzza la Serracchiani

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Luca zaia palco 1Per il leader del Veneto “le infrastrutture sono strategiche e il futuro non si costruisce rinunciando al fare”

Appena eletta, la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ha iniziato a scalpitare, scalciando a destra e a manca. Sul tema delle infrastrutture portuali dell’Alto Adriatico ha colpito negli stinchi il suo omologo veneto Luca Zaia, che l’ha immediatamente rintuzzata, difendendo le scelte per la portualità di Venezia che rischia di fare ombra allo scalo giuliano di Trieste.

“Guardare e conoscere il passato è un ottimo esercizio per crescere; voler tornare indietro Ci fa solo arretrare. E io – ha detto Zaia – non credo che esista una decrescita felice, ma solo la decadenza, che è contagiosa e che dobbiamo tutti contrastare ed evitare. Non vedo niente di positivo per nessuno in un insieme di porti adriatici dove ciascuno pensi di crescere mettendosi in concorrenza con gli altri. Ho persino dei dubbi che questo fosse vero quando i traffici si muovevano a remi o a vela, ma di certo non funziona così oggi, quando i trasporti si orientano sempre più su grandi navi oceaniche giramondo”.

Zaia sottolinea come “noi non dobbiamo fare concorrenza a nessuno, ma solo offrire nuove opportunità a trasporti marittimi mondiali che hanno maggiore convenienza ad utilizzare l’Adriatico come terminal piuttosto che circumnavigare Africa ed Europa per raggiungere ad esempio l’Europa centrale, i Paesi Baltici, la Russia e così via. E anche in questo caso non si tratta di fare concorrenza ai grandi scali marittimi nord europei, ma di assorbire le quote che loro non sono più in grado di servire in maniera conveniente”.

“Potrei fermarmi qui, consapevole che il modo di esprimere la politica in Italia è basato troppo spesso sulle dichiarazioni e sulle provocazioni – chiosa Zaia – so però che la nostra gente, e parlo dei cittadini di tutto il NordEst, stanno patendo una crisi pesantissima della quale non hanno colpa ma che stanno pagando, letteralmente, a caro prezzo. E non da oggi. Non illudiamoli con le colpe di ‘altri’, esercizio del quale la storia è piena quando il potere spera di allontanare da sé lo spettro delle responsabilità e di una realtà che si fa dura. Dare la ‘colpa’ agli altri è sempre facile, ma non rimedia. Vediamo invece come possiamo mettere assieme le forze per contrastare il processo involutivo che ci sta avvinghiando, a come investire le poche risorse che ancora ci rimangono per rimettere in moto la macchina che produce la ricchezza, che parte dal lavoro e dall’impresa, non da presunte rendite di posizione di qualunque tipo”.

Zaia imbraccia ampie dosi di realismo in opposizione al massimalismo ambientalista di uan certa sinistra: “abbiamo il dovere di dire la verità e di essere realisti, ma non di arrenderci. E questo vale per la portualità (e il porto Off Shore non nasce dal caso e da un’idea estemporanea) come per altre modalità di trasporto a partire da quello ferroviario, oggetto da decenni di straordinarie prediche ma di pochissimi fatti. Sparare sui pianisti non migliora la musica, la fa solo cessare, o la rende inutilmente rumorosa”.

Più che fare sgambetti e dispettucci, Zaia invoca la collaborazione e il confronto: “faccio una proposta, mettiamo assieme ciascuno i nostri dossier e incontriamoci. Confrontiamoci, vediamo e verifichiamo le partite in gioco, quali cose possiamo fare assieme, quello che ci può unire e quello che magari (potrebbe anche essere) ci divide. Verifichiamo se e come le divisioni sono superabili. Insomma, impegniamoci per il ruolo che abbiamo e in funzione di ciò che serve alle nostre comunità: oggi e domani. Tutto il resto è solo brusio che non costruisce nulla e al massimo serve ad occupare spazio nei media”.