Potenziamento della linea elettrica Padova-Venezia: il Consiglio di Stato decreta lo stop ai lavori

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UE-elettrodotti-ilnordestL’ira di Confindustria e di Terna: “Veneto a rischio di black-out”. Bloccati investimenti per 300 milioni di euro. La regione del Veneto corre ai ripari e convoca le parti interessate

Il Consiglio di Stato, su richiesta dei comitati ambientalisti della Riviera del Brenta, ha sospeso le autorizzazioni già concesse per la costruzione del nuovo elettrodotto per un errore del ministero dei Beni culturali che “non ha adeguatamente motivato il via libera all’opera” secondo le regole previste dalla procedura di valutazione dell’impatto ambientale. Il classico cavillo, il vizio di forma che s’annida nelle pieghe di un procedimento di grande complessità burocratica è bastato per bloccare un’opera attesa da anni dal mondo produttivo del Veneto, che chiede il potenziamento delle linee di distribuzione elettrica, passo fondamentale anche per fare costare meno la fornitura di energia alle aziende.

Intanto, la decisione del Consiglio di Stato rischia, secondo Terna, di mettere a rischio di black-out l’intero Veneto, visto che la regione importa da aree confinanti oltre il 60% dell’energia che consuma.

La sentenza ha fatto infuriare il nuovo presidente di Confindustria Veneto, Roberto Zuccato: “si tratta dell’ennesimo caso di azione congiunta tra apparato burocratico e quelo giudiziario che limitano le potenzialità dell’economia e del territorio. Una decisioen grave che arriva per giunta nel momento più sbagliato possibile, quando il sistema produttivo sta combattendo per una sopravvivenza sempre più difficile”.

La realizzazione della nuova linea elettrica lunga 24 chilometri pareva essere sul binario giusto, con Terna che aveva già avviato i lavori che servono per collegare le centrali di Fusina e di Marghera con l’areale di Padova. Parallelamente alla costruzione della nuova rete, si sarebbe provveduto allo smantellamento di 106 chilometri di vecchie linee e all’interramento di 60 chilometri di cavi, producendo un risparmio in bolletta di 4 milioni di euro all’anno e la riduzione di emissioni inquinanti per 35.000 tonnellate di anidride carbonica ogni anno. Con il blocco dei lavori, si fermano anche i previsti 290 milioni di euro d’investimenti che avrebbero potuto consentire il lavoro ad una cinquantina di aziende e all’assunzione di centinaia di lavoratori in un momento dove la disoccupazione è ai massimi.

La regione del Veneto è corsa ai ripari: Giovanni Artico, commissario regionale per il recupero territoriale/ambientale, soggetto responsabile della realizzazione degli interventi previsti dall’Accordo “Moranzani” del 2008, convocherà a giorni tutti i firmatari dell’accordo stesso per valutare e condividere le azioni da intraprendere per superare la situazione di criticità che si è venuta a creare a seguito del provvedimento del Consiglio di Stato che ha fermato gli interventi di Terna, bloccando così anche i cantieri già avviati per l’interramento delle linee elettriche nell’area del Vallone Moranzani. Questo intervento è un’opera di compensazione ambientale prevista dall’Accordo del 2008 che prevede la riqualificazione socio – economico – ambientale dell’area di Malcontenta – Marghera rispetto al quale l’interramento delle linee elettriche è funzionale al collocamento nel Vallone dei fanghi provenienti dagli scavi dei canali di grande navigazione portuale.

“Di fatto questo è uno stop al più importante progetto di riqualificazione ambientale dell’area veneziana – ha affermato l’assessore regionale alla Legge Speciale per Venezia Renato Chisso – un’operazione già avviata e che deve essere portata avanti, nel rispetto degli impegni presi con i cittadini. Il Vallone Moranzani è un’opera indispensabile inserita nella programmazione regionale, che la Regione del Veneto continuerà a sostenere in tutte le sedi opportune”.

L’Accordo di programma sottoscritto nel 2008, partecipato e condiviso dalla comunità locale, prevede che, a compensazione della realizzazione degli impianti per la gestione di 2,5 milioni di metri cubi di rifiuti e della realizzazione di una discarica di 2 milioni di metri cubi, vengano destinati finanziamenti per la realizzazione di importanti opere che il territorio attendeva da anni: interventi sulla viabilità, allo scopo di separare il traffico urbano dal traffico pesante, anche indotto dal nuovo terminal portuale; interventi di salvaguardia idraulica; parchi pubblici, da realizzare anche utilizzando discariche dismesse; messa in sicurezza di vecchie discariche; spostamento del deposito carburanti di San Marco Petroli, oggi esistente a ridosso del centro abitato di Malcontenta.

Dal canto suo l’Avvocatura regionale ha precisato che il provvedimento del Consiglio di Stato ha dichiarato l’illegittimità del complesso iter procedimentale per l’autorizzazione unica dell’elettrodotto di interesse nazionale, in particolare riscontrando un vizio motivazionale nel parere espresso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, senza peraltro evidenziare nessun vizio né formale né motivazionale nell’iter procedimentale regionale.