Dazi Europa-Cina, a rimetterci grosso rischia il vino italiano per proteggere l’industria fotovoltaica tedesca

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Manzato-Venezia-ilnordestManzato: “il Governo italiano deve muoversi subito per tutelare l’agricoltura italiana”. Ciambetti: “la Germania scarica i propri problemi su Italia e Francia, a tutto c’è limite”

La guerra tra Unione Europea e la Cina sul dumping alla vendita di pannelli fotovoltaici rischia di fare vittime collaterali innocenti. Per difendere una produzione europea a maggioranza tedesca di pannelli fotovoltaici contro invasione di prodotti cinesi, si stanno per applicare dazi molto pesanti, fino al 45% del valore. In tutta risposta, la Cina ha annunciato una contromossa che sa tanto di ripicca, con l’aggravante che questa va a colpire non tanto la Germania, ma vittime inconsapevoli come la produzione enologica italiana, francese e spagnola, visto che il Sol Levante avrebbe intenzione di colpire con dazi il nascente consumo di vino che vede i tre paese produttori europei largamente in testa alle esportazioni.

Immediata le reazioni dei territori interessati. Per Franco Manzato, assessore all’agricoltua della regione Veneto, “il governo italiano deve attivarsi subito, e a tutti i livelli, per evitare che si concretizzi la minaccia cinese di dazi alle importazioni di vino, come ritorsione ai dazi europei sui pannelli solari attivi. L’agricoltura di valore e di immagine come l’enologia del vecchio continente, e in particolare quella veneta che esporta una quantità di vini e mostri peri ad oltre il 60% di quello che produce, non può diventare merce di scambio per partite industriali dove abbiamo problemi”. Un Veneto, prima regione produttrice d’Italia con oltre 8 milioni di ettolitri l’anno, la quasi totalità e denominazione, con un export che da solo (un miliardo 440 milioni di euro), che da solo copre circa il 31% dell’intero valore delle esportazioni nazionali di settore.

Reazioni anche dall’assessore al bilancio della regione Veneto, Roberto Ciambetti: “la guerra dei dazi tra Cina e Ue rischia di colpire con una stangata di cui non abbiamo nessun bisogno. Attualmente il vino italiano più conosciuto e venduto in Cina è il Freschello, marchio ideato dalla Cantina Cielo di Montorso e che la Cantina sociale dei Colli Berici oggi è riuscita a imporre al mercato – spiega Ciambetti –. L’anno scorso sono state commercializzate oltre 200 mila bottiglie a un prezzo medio di 50 Renminbi, circa 6 euro al litro. I consumatori cinesi hanno fatto salire nel 2012 il consumo di vino a 18 milioni di ettolitri, di cui 4,3 importati dall’Europa e 1,7 dalla sola Francia, a cui segue la Spagna e quindi l’Italia, per un export di circa 77 milioni di Euro anno, in crescita costante e in cui, appunto, il Freschello fa la parte del leone, trainando in realtà il prodotto Veneto. Chi ha seguito l’ultimo Vinitaly a Verona ricorderà come la Cantina sociale dei Colli Berici ha fatto da apripista, creando una fama di qualità ai nostri vini, non solo al Prosecco, ma anche a prodotti di nicchia come i vini biologici”.

Secondo Ciambetti “aumentare i dazi sul nostro vino significa mettere a rischio quel rapporto qualità-prezzo che ha permesso ai nostri prodotti di imporsi. Il caso del Freschello è paradigmatico, visto che i cinesi notoriamente preferiscono il vino rosso al bianco, ma davanti ad un prodotto di qualità, ad un prezzo adeguato, come appunto quello della cantina dei Colli Berici hanno modificato le loro abitudini”. “Le preoccupazioni espresse dal collega Manzato, dunque, non solo mi vedono d’accordo pienamente, ma con ancor più forza bisogna agire per difendere la nostra economia – ha concluso Ciambetti –. I tedeschi, dopo averci fatto digerire le loro insane politiche di austerità che hanno portato anche il Fmi a recitare il mea culpa, ora, per difendere la loro produzione di pannelli solari, hanno scatenato una bagarre con Pechino e la stanno facendo pagare alle nostre aziende agricole di qualità. A tutto c’è un limite”.