Seminario di Confindustria Udine in collaborazione con Unicredit sui finanziamenti alle imprese
Trasformare la questione dell’accesso da parte delle imprese a nuove forme di finanziamento da problema a opportunità parrebbe, in un momento caratterizzato da vincoli normativi ancora più stringenti per il sistema bancario, una sfida ad alta probabilità di insuccesso. La cosa potrebbe apparire ancora più ardua per le Piccole e Medie Imprese (PMI) italiane, penalizzate sul mercato dei capitali dalla loro appartenenza a un paese percepito come più rischioso e storicamente dipendenti dal credito di natura bancaria.
Per sfatare tali luoghi comuni e approfondire le opportunità offerte dall’attuale situazione di mercato UniCredit e Confindustria Udine hanno organizzato il seminario ‘Come finanziare l’impresa con nuovi strumenti’, i cui lavori sono stati introdotti dal presidente di Confindustria Udine Adriano Luci e dal responsabile NordEst UniCredit Roberto Cassanelli, ha visto la partecipazione di una novantina di imprenditori friulani.
Tanti gli argomenti affrontati nel corso della giornata dagli interventi. Particolare attenzione è stata dedicata a soluzioni quali le obbligazioni partecipative, in grado di coniugare le necessità di società chiuse e non interessate a una quotazione e gli interessi di investitori istituzionali che vogliono partecipare alla crescita reddituale della società senza partecipare al rischio d’impresa. Un focus specifico è stato poi dedicato alle reti d’impresa, forme aggregative estremamente flessibili in grado di garantire alle imprese associate tutti i benefici (capacità d’innovazione, presidio dei mercati internazionali) derivanti da una crescita dimensionale.
Secondo Roberto Cassanelli “le misure legislative recentemente varate per favorire l’utilizzo di canali di finanziamento alternativi da parte delle PMI iniziano a sortire i primi effetti. Anche in Friuli Venezia Giulia abbiamo rilevato un crescente interesse per tali strumenti, un tempo appannaggio delle sole società quotate o di grandi dimensioni e oggi presi in considerazione anche da aziende di dimensioni inferiori. Le attuali condizioni di mercato, che vedono investitori liquidi e alla ricerca di impieghi remunerativi con un adeguato profilo di rischio, rendono interessanti tali soluzioni. Indubbi poi i benefici anche per le imprese che vedono stabilizzare le proprie fonti di finanziamento per un periodo di tempo più lungo a condizioni determinate, consentendo una migliore gestione del circolante e una programmazione degli investimenti”.
Per Adriano Luci “la scarsità di credito bancario frena gli investimenti e la crescita. Serve nuova finanza per le imprese, insieme ad interventi diretti a sbloccare il circolo vizioso rarefazione del credito-recessione. A maggior ragione questo vale per la nostra Regione. Nuovi finanziamenti vanno trovati aprendo canali alternativi a quello bancario “classico”, da tempo individuati ma mai diventati realmente efficaci. Proprio per questo è tempo di volgere lo sguardo a modalità di finanziamento differenti e alternative. E venture capital e private equity possono essere una soluzione nel momento in cui l’investitore istituzionale decide di credere veramente nell’azienda che si appresta a partecipare. Con la diffusione di questi strumenti, si potrebbe finalmente creare anche sul nostro territorio un modello mistioni cui l’investimento istituzionale nel capitale di rischio si affianca e completa il finanziamento bancario, come già accade in Paesi finanziariamente più evoluti”.