Anche a maggio prosegue il calo delle vendite di autoveicoli: -8%

0
359
federauto-presidente-Filippo-Pavan-Bernacchi
federauto-presidente-Filippo-Pavan-BernacchiCon il trentaseiesimo calo consecutivo, il mercato nazionale è proiettato verso una quota di 1,2 milioni di pezzi venduti. Federauto, Anfia, Unrae: “il Governo deve prendere provvedimenti urgenti per il settore”

Trentaseiesimo calo consecutivo per le vendite di autoveicoli in Italia, tanto che il mercato nazionale è ormai proiettato verso una quota annuale di vendite stimate attorno a 1,2 milioni di pezzi, ben 800.000 in meno della media degli ultimi cinque anni e meno della metà degli anni di picco delle vendite.

A maggio il mercato ha immatricolato 136.000 veicoli, l’8% in meno rispetto al maggio 2012, con una perdita complessiva dell’11,3%nei primi cinque mesi del 2013, con meno di 609.000 immatricolazioni. Mentre il mercato continua a far registrare numeri negativi, dal Governo si tace e il ministro per lo sviluppo economico Flavio Zanonato nega che siano in cantiere forme di incentivazione a favore del settore, sbagliando risposta visto che per rimettere a galla, almeno parzialmente il settore, basterebbe che l’Italia s’adeguasse a quella normativa fiscale europea che da anni continua a derogare. Basterebbe che anche nel Belpaese si potesse dedurre i costi al 100% per le vetture aziendali per recuperare d’incanto almeno 300.000 nuove vendite, generando maggiore gettito fiscale tale da controbilanciare ampiamente le deduzioni, senza contare il volano occupazionale per un settore che continua ad espellere aziende e manodopera qualificata.

Le vendite del gruppo Fiat sono diminuite dell’11,69% a 41.172 unità, per una quota di mercato scesa al 30,24%, con Lancia e Alfa Romeo che registrano cali oltre il 22% (rispettivamente -22,25% e 22,98%). Forti cali anche per marchi premium come Audi (-22,44%) e Porsche (-50,48%) mentre Bmw resta stabile (-2,10%) e Mercedes migliora nettamente, grazie al lancio di nuovi modelli (+8,85%). Fra le poche case in crescita spicca il +62,83% di Land Rover, ma anche il +10,93% di Renault e il +8,71% di Toyota/Lexus.

Mentre Zanonato si balocca con difficili rilanci dell’economia, Anfia, Unrae e Federauto chiedono udienza al premier Letta, perché affronti con la dovuta decisione la situazione del comparto che “vale” l’11% del Pil nazionale e il 16% del gettito fiscale complessivo e oltre 1,2 milioni di posti di lavoro, oggi molto a rischio.

“Una nuova caduta per il mercato italiano, appena più contenuta di quella registrata ad aprile – ha commentato Gianmarco Giorda, direttore di Anfia, la filiera automotive nazionale. – Un piccolo segnale di incoraggiamento, deriva, tuttavia, dalle rilevazioni degli ordini, che sia ad aprile, sia a maggio, hanno avuto segno positivo, pur non avendo ancora avuto effetto sull’andamento delle immatricolazioni. In Europa occidentale, com’è ben noto, il mercato dell’auto è saturo e tra i maggiori Paesi europei l’Italia è quello più in crisi, non solo in termini di immatricolazioni, ma anche di produzione”. Secondo Giorda il calo delle vendite, oltre alla recessione, è anche “frutto dell’aumento della vita media di un’auto a causa del rinvio dell’acquisto di un’auto nuova per scelta o per necessità. Il calo delle percorrenze medie ha determinato, inoltre, anche un allungamento della ‘vita tecnica’ del veicolo. Negli anni 2000, 2001, 2002 sono state immatricolate complessivamente oltre 7,1 milioni di auto, pari ad una media annuale di circa 2,37 milioni di vetture. Si tratta, ‘potenzialmente’, di mezzi con 10-13 anni di vita che potrebbero essere sostituiti nel breve termine. Ma la spinta alla sostituzione dell’auto potrà avvenire solo ricreando le condizioni affinché i cittadini tornino ad avere fiducia nel futuro del Paese”. Condizioni che passano attraverso il miglioramento delle capacità di acquisto delle famiglie e sulla riduzione degli oneri legati al possesso e all’utilizzo dell’autoveicolo – come RC auto, pedaggi e accise sui carburanti.

Appello a ridurre il carico fiscale sui veicoli anche dall’Unrae, l’associazione che rappresenta gli importatori esteri: per il suo presidente Massimo Nordio “dei 230 miliardi di euro di PIL che si sono persi in Italia negli ultimi 4 anni e dei 90 miliardi di minor gettito annunciati dalla Corte dei Conti, è facile stimare quanta sia la quota che viene dalla filiera automotive, che con il suo fatturato ha storicamente contribuito per l’11,4% al PIL nazionale, mentre la pressione fiscale complessiva su famiglie ed imprese – secondo lo stesso rapporto della Corte dei Conti – è aumentata nello stesso periodo di un punto di PIL”. Secondo Nordio “la pressione fiscale è a livelli incompatibili con qualunque aspirazione di crescita ed è necessaria un’iniziativa di Governo che dimostri attenzione verso i bisogni delle famiglie e delle imprese”.

Sulla medesima lunghezza d’onda Federauto, l’associazione dei concessionari italiani: “rivolgiamo ̀ un appello immediato al Governo Letta per studiare insieme a noi e ai Costruttori dei provvedimenti che possano ampliare il mercato. Più auto vendute – ha dichiarato il presidente di Federauto Filippo Pavan Bernacchi – significano più fatturati, un circolante meno inquinante e più sicuro, più produzione anche nella componentistica, minor ricorso agli ammortizzatori sociali e più posti di lavoro. Ma il primo beneficiato sarebbe lo Stato che, se riuscissimo a riportare il mercato a 2.000.000 di pezzi – la media degli ultimi 5 anni – introiterebbe 3,3 miliardi di euro aggiuntivi di sola Iva, cui si aggiungerebbero diversi milioni di euro da altre tasse, quali bollo, IPT”. Non solo: Maurizio Spera, presidente dei concessionari Volkswagen-Audi, “oltre a provvedimenti per i marchi generalisti, che si devono tradurre anche in un abbattimento della pressione fiscale su chi acquista e utilizza un autoveicolo, servono misure per rilanciare i marchi premium. Penso alla revisione della fiscalità delle auto aziendali, o al credito di imposta per le auto acquistate dalle partite IVA e all’abolizione del superbollo per le auto prestazionali”. Settore, quello delle auto con potenza oltre i 250 Cv, letteralmente distrutto dai superbolli, che ha avuto come unica conseguenza il boom delle immatricolazioni all’estero, sia in proprietà che tramite noleggio e leasing, con in più il vantaggio di fruire su minori costi di gestione e alla pressoché certezza d’impunità nei cnfronti delle violazioni del Codice della strada.

Secondo il Centro Studi Promotor “il livello raggiunto dalle immatricolazioni è estremamente basso” ad un livello che si colloca sui volumi della fine degli anni ’70.

Secondo i dati preliminari relativi alle immatricolazioni per alimentazione, continua a crescere in termini tendenziali, a maggio, la quota di mercato delle vetture ad alimentazione alternativa. Risulta ancora in calo la quota del GPL (8,4% contro 9,6% a maggio 2012), in crescita quella del metano (4,8% contro 4% a maggio 2012), mentre le vetture ibride rappresentano l’1,2% del totale immatricolato contro lo 0,5% di un anno fa. Quanto alle alimentazioni tradizionali, recupera, dopo il calo dello scorso mese, la quota delle vetture diesel, che a maggio si attesta al 53% del totale immatricolato (52,2% ad aprile 2013 e 51,5% a maggio 2012), mentre per le vetture a benzina la quota passa dal 32,5% di aprile 2013 al 32,6% a maggio, mentre era del 35% a maggio 2012.