Mostra Vini del Trentino, focus sul Trentodoc

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trento doctavolo relatori 1Qualità e marketing per essere forti sul mercato, soprattutto in ottica export

L’Osservatorio delle produzioni trentine della CCIAA di Trento ha organizzato un focus sullo spumante Trentodoc, alfiere della produzione enologica provinciale. “Sviluppi e tendenze della presenza del Trentodoc nei canali Ho.Re.Ca e GDO”, è stato introdotto da Mauro Leveghi, segretario generale della Camera di commercio di Trento, “testimonianza dell’attenzione dell’Ente camerale che affianca il Consorzio Vini nelle indagini del mercato sul posizionamento dell’enologia provinciale.

Oggi vogliamo gettare uno sguardo all’evoluzione dei consumi nel mondo e alla riconoscibilità dei vini trentini; puntiamo soprattutto sull’analisi del Trentodoc che è l’ambasciatore della nostra vitivinicoltura, espressione della mineralità e della freschezza dei molti climi presenti in montagna e con una forte vocazione all’export. Ma l’Ho.re.ca deve guardare ai nostri prodotti e questo convegno è diretto soprattutto ai produttori per farli riflettere su luci e ombre del nostro sistema”.


Trento doc mescita spumante bicchiere 1Per quanto riguarda il canale Ho.Re.Ca in Trentino, cioè quello dei bar e dei ristoranti, l’indagine, realizzata in collaborazione con CRA-Milano e presentata da Stefania Farneti, ha preso in considerazione un campione di 540 esercizi, rappresentativi dell’intera realtà provinciale. Sul piano della notorietà emerge che il 42% dei ristoranti e il 38,7% dei bar conoscono il marchio Trentodoc e lo associano correttamente ad uno spumante trentino. Buona è la presenza del prodotto nei ristoranti: se il 95,7% di essi tratta spumante e l’81,3% anche Prosecco, il 75,7% propone Trentodoc, seguito da Champagne (28,2%) e Franciacorta (18,7%). Si individuano così due macrocategorie, cui corrispondono anche livelli di prezzo diversi che vedono, in genere, nella fascia alta il metodo classico (Trentodoc, Franciacorta, Champagne) e in quella più bassa il metodo Charmat (Prosecco). Un primato del Trentodoc è quello del maggior numero di etichette in carta vini: il 15,6% dei ristoranti a campione ne ha più di 5.


Adriano Zanotelli, responsabile Ufficio prodotti della Camera di commercio di Trento, ha presentato un’analisi sulla diffusione di Trentodoc riferiti all’anno 2012 nel settore Gdo. Realizzata in collaborazione con SymphonyIRI Group, la ricerca si è proposta di valutare quote di mercato e posizionamento del Trentodoc presso un campione rappresentativo di esercizi del Belpaese. Si stima infatti che, attraverso il canale, transiti almeno un terzo del valore commercializzato del metodo classico italiano e poco meno della metà del Trentodoc prodotto.
Le bollicine di montagna sono leader nel segmento “spumante metodo classico” con una quota di mercato pari al 51% delle vendite, equivalente a 33 milioni di euro.
Sebbene il 2012 sia stato caratterizzato da una generale contrazione dei consumi con una flessione dei volumi di metodo classico del 6,2% su base annua, il Trentodoc con un -4,2% ha saputo difendersi meglio dei concorrenti che hanno lasciato sul terreno complessivamente un 8,0%. Quanto ai consumi, essi si concentrano soprattutto nei periodi delle feste, con il 57% dei volumi su dicembre e gennaio.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica è il Nord ad assorbire la quota maggiore: poco più della metà del prodotto (NordOvest: volume 47%, valore 38%; NordEst: volume 15%, valore 20%; Centro + Sardegna: volume 28%, valore 24%; Sud: volume 10%, valore 18%).


La Lombardia si guadagna il primato per la presenza delle bollicine trentine (un terzo del totale commercializzato), seguita da Toscana (10,3%), Lazio ed Emilia Romagna (rispettivamente al 9,7% e 9,8%).
Nonostante il periodo particolarmente difficile dall’analisi dei prezzi emerge un quadro confortante. Le 21 referenze di Trentodoc presenti in Gdo hanno segnato una flessione media dello 0,19% su base annua. Il prezzo medio registrato si attesta sui 10,55 euro a bottiglia e sale a 13,88 euro per la categoria Rosé e a 18,26 euro per le Riserve (queste ultime marcano un +4,7% rispetto al 2011).


Denis Pantini di Nomisma ha animato il dibattito finale. “Per completare lo scenario delineato sinora tra Ho.Re.Ca e Gdo occorre allargare il campo a livello internazionale”. La Francia è ancora leader tra i paesi consumatori, con gli Usa al secondo posto e l’Italia al terzo. Ma si affacciano nuovi paesi: al quinto posto figura la Cina con 17 milioni di ettolitri consumati, ma soprattutto con un ritmo di crescita superiore al 50% l’anno negli ultimi 15 anni, così come altri paesi asiatici vicini, che fanno riscontrare oltre il 100% di aumento.
”Del resto l’Italia è un mercato in calo, e il 50% della produzione italiana è destinata all’esportazione”, ha spiegato Pantini. Questo calo è dovuto alla drastica riduzione di coloro che consumano mediamente più di mezzo litro di vino al giorno.

Aumentare l’export dunque, ma verso quali lidi? Il mercato cinese è sul miliardo e mezzo di euro di vino, cresciuto esponenzialmente negli ultimi dieci anni. Il 2012 si è chiuso con record di esportazione del vino italiano, i primi mesi del 2013 promettono bene. Riprende il mercato russo, dove l’Italia è leader, dopo il problema dello scorso anno, quando furono sospese per motivi burocratici molte licenze di importazione di produttori nazionali. Nota dolente sulla riconoscibilità internazionale delle regioni italiane produttrici: in testa Toscana, Piemonte e Sicilia, mentre il Trentino è staccato.


Nel dibattito finale, osservazioni ed idee per lo sviluppo futuro della spumantistica. Fabio Piccoli, responsabile comunicazione Consorzio dei Vini: “Partendo soprattutto da questa ultima valutazione, ossia che il Trentino enologico è ancora debole dal punto di vista dell’immagine, c’è da chiedersi che cosa può aiutarci a fare aumentare questa percezione. In questo senso è positivo vedere che dove c’è la formazione c’è anche maggiore attenzione e dunque questo è un punto di partenza”.
Luigi Togn di Gaierhof ha spiegato come occorra fare di più per imporsi sui mercati internazionali; Fabio Maccari, direttore generale di Rotari, invece, nel suo intervento ha sottolineato come spesso, nella percezione dei mercati esteri, più che la denominazione contino la marca e i vitigni.
Enrico Zanoni, presidente dell’Istituto Trento Doc, ha detto che “occorre chiedersi il perché di questa scarsa conoscenza del marchio Trentodoc evidenziata dalla ricerca. Come Istituto si è lavorato su promozione del marchio e anche sulla formazione degli addetti e queste sono direttrici indubbiamente valide, anche se i dati ci dicono che occorre fare di più”.
Guido Pianaroli, amministratore delegato di Ferrari spumante, ha infine chiosato: “abbiamo in mano un patrimonio straordinario; nel mondo si produce più vino di quello che si consuma, si beve di meno e di maggiore qualità. Lo spumante di qualità è dunque in crescita ed ha futuro; sono poche le regioni che fanno prodotti di qualità come il nostro e per questo Trentodoc è un patrimonio del Trentino; occorre comunicare di più il valore aggiunto di questo marchio, chiamandolo per nome: spumante”. Che sia il de profundis per il marchio Trentodoc, mai entrato nel cuore dei produttori, oltre che dei consumatori?