Tirelli: “introducono meno sostanze cancerogene delle ‘bionde’ tradizionali per chi ne fa uso”
Sull’ipotesi di tassare la vendita e l’uso delle sigarette elettroniche per fronteggiare il sensibile calo delle accise gravanti sul tabacco tradizionale ha sollevato i dubbi di ordine sanitario che una tale decisione comporterebbe. Secondo dichiara il prof. Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di oncologia medica dell’istituto tumori di Aviano, a proposito dell’ipotesi all’esame al Parlamento, “voler tassare le sigarette elettroniche e fare così in modo che meno persone le utilizzino è completamente sbagliato, in quanto con esse si diminuisce l’introduzione delle sostanze cancerogene dovute alla combustione delle sigarette tradizionali e che sono alla base delle malattie ben note”. Secondo Tirelli, “non va dimenticato che il fumo rappresenta il più grande problema sanitario di oggi e dei prossimi 20 anni sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Un terzo dei tumori è dovuto alle sigarette che sono la principale causa di cancro prevenibile. Solo in Italia vi sono 37.000 nuovi casi di tumore del polmone, circa il 90% dei quali sono dovuti al fumo di sigaretta con 30.000 morti l’anno”.
Il fatto che vi sia un calo della vendita di tabacco, rileva l’oncologo, “dovrebbe essere accolto con grande favore e non invece far pensare ai minori introiti per le tasse. Le malattie associate al fumo, quelle oltre che oncologiche anche cardiovascolari e polmonari, fanno spendere allo stato italiano sicuramente molti più soldi per le malattie correlate di quanto ne possa ricavare dalle tasse, oltre all’ovvio impatto umano. Il minor utilizzo di tabacco in Italia sembra essere dovuto all’uso delle sigarette elettroniche, che sono degli strumenti contenenti nicotina utilizzati per liberarsi dal tabagismo, e sembrano essere quelli più efficaci in quanto hanno come punto forte la gestualità, uno degli elementi chiave della dipendenza psicologica dal fumo”.
Anche se non esiste ancora un dato sulla sicurezza assoluta delle sigarette elettroniche, aggiunge Tirelli, “è ovvio che senza sostanze cancerogene le sigarette elettroniche sono certamente meno dannose che le sigarette tradizionali. Il fatto che gli aromi contenuti nelle sigarette elettroniche non siano del tutto testati nel lungo periodo va di pari passo col fatto che oltre le 70 sostanze cancerogene certificate dalla Organizzazione Mondiale della Sanità presenti nel fumo di sigaretta tradizionale contengono migliaia di sostanze chimiche che possono portare comunque danni all’apparato respiratorio senza eventualmente provocare il cancro”. Le sigarette elettroniche, sottolinea ancora l’oncologo, “hanno tutte le potenzialità per essere molto meno dannose per l’organismo del fumatore e pertanto non dovrebbero essere introdotte tasse per scoraggiarne l’impiego. E’ evidente che il percorso di disassuefazione dalla nicotina che è una sostanza stupefacente deve tener conto non solo dei centri di antifumo dei dispositivi rilascianti nicotina come la sigaretta elettroniche ma soprattutto della volontà di voler smettere. Nel frattempo, coloro che sono forti fumatori e fumano, per esempio, 30 sigarette al giorno, se ne fumano 5 al giorno perché utilizzano la sigaretta elettronica hanno un grande vantaggio per la loro salute”.