Società Filarmonica, Van Beethoven protagonista del recital di Brunello

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10.Lucchesini 1Il violoncellista accompagnato al pianoforte propone la prima serata dell’integrale delle “Variazioni”

Mercoledì 10 aprile (ore 20.45) a Trento per il cartellone della stagione dei concerti della Società Filarmonica un programma di sicuro interesse, con protagonista l’opera per violoncello e pianoforte di Ludwig Van Beethoven interpretate da un virtuoso come Mario Brunello accompagnato al pianoforte da Andrea Lucchesini. Il violoncellista veneto – classe 1960 – nel 1986 è il primo italiano a vincere il Concorso Internazionale Ciaikovskij e da quel momento la carriera prende il volo portandolo a collaborare con i direttori e le orchestre più importanti al mondo.

Nella musica da camera Mario Brunello collabora con professionisti internazionali di altissimo livello creando spesso combinazioni inusuali. Tutti i programmi che Brunello propone sono frutto di progetti più ampi che coinvolgono forme d’arte diverse, dalla letteratura alla filosofia alla scienza alla pittura; in queste performances il musicista non si esprime solo attraverso le sue interpretazioni del repertorio più tradizionale, ma anche nel suo interagire con attori, studiosi, musicisti di altra estrazione culturale: da qui gli spettacoli costruiti insieme a Margherita Hack, Dario Paolini o Vinicio Capossela anche nel vicino parco di Arte Sella.

Formatosi sotto la guida di Maria Tipo Andrea Lucchesini si impone all’attenzione internazionale giovanissimo, con la vittoria del Concorso  Internazionale “Dino Ciani” presso il Teatro alla Scala di Milano. Suona da allora in tutto il mondo con le orchestre e i direttori più prestigiosi. La sua ampia attività lo vede proporre programmi che spaziano dal repertorio classico all’oggi e gli vale già nel 1994 il riconoscimento dei musicologi europei da cui riceve – unico italiano ad oggi – il Premio Internazionale Accademia Chigiana. Andrea Lucchesini ha al suo attivo numerose incisioni discografiche, le prime delle quali risalgono agli anni Ottanta per EMI International. A partire dal 1990 il pianista si dedica anche alla musica da camera, realizzando in particolare una stretta collaborazione con Mario Brunello. Impegnato parimenti nella didattica è, dal 2008, direttore artistico della Scuola di Musica di Fiesole. Dal 2008 è Accademico di Santa Cecilia.

Il programma della serata prevede l’esecuzione della prima parte delle 12 variazioni destinate a violoncello e pianoforte scritte da Beethoven. La vicenda compositiva delle partiture riunisce significativamente l’occasione biografica del viaggio a Berlino alla corte di Federico Guglielmo II, fanatico suonatore di violoncello, dedicatario delle sonate, al non fortuito incontro con i fratelli Duport, insegnanti della testa coronata ed ideatori di rivoluzionarie tecniche strumentali destinate proprio al violoncello. Così, se si può imputare al gusto preromantico per i timbri ombrosi la scelta di questo strumento per il proprio esordio nel camerismo solista, ci piace immaginare il “combattente” Beethoven nella sfida creativa di costruire per il cello una nuova personalità. Variazioni – valutate dall’esegesi come poco più che convenzionali – ma necessarie per testare le scoperte dei Duport e dimostrare la duttilità dello strumento, capace di essere basso fondante (nel suo ruolo ereditato appunto dal Settecento), flessibile riempimento nelle zone mediane, lirica ed espressiva voce contraltile, brillante virtuoso nelle figurazioni. Alle Sonate poi il compito di approfondire le scoperte, nel segno della costruzione, del contenuto espressivo e del rapporto paritario con il pianoforte: un Adagio profondo e ricco di sentimento apre così la Sonata n. 1, cui segue il virtuosistico Allegro caratterizzato dai pulsanti pizzicati del cello, interrotto genialmente da sei battute di nuovo in Adagio, per la sbigottita sorpresa dell’ascoltatore, trascinato poi dal piglio risoluto della Coda.

Ancor più significativa per padronanza di mezzi espressivi, la Sonata n. 2 estende l’introduzione lenta in una pagina solenne e complessa (definita “mesta, drammatica, nostalgica” dai commentatori) d’intonazione rapsodica, mentre l’Allegro con le sue sfumature “patetiche” è stato spesso accostato, per originalità ed incisività, alla pianistica op. 13 (appunto “Patetica”). Di qui all’op.69 e quindi all’op. 102 (ossia gli altri capolavori regalati da Beethoven al violoncello) ancora una serie di variazioni, datate 1801 e motivate dall’entusiasmo per il mozartiano Flauto magico: il celebre duetto tra Pamina e Papageno da cui proviene il tema è uno tra i momenti più belli del Sing-spiel, nonché denso di significati simbolici con quel suo auspicare l’unione tra maschile e femminile: “mutatis mutandis”, lui il pianoforte, lei il violoncello.

Il programma prevede l’esecuzione integrale dell’opera per violoncello (prima serata), cui faranno seguito le Variazioni in Fa magg. dal “Flauto magico“ di Mozart, la Sonata op. 5 n. 1 in Fa magg. (Adagio sostenuto. Allegro – Allegro vivace), le Variazioni in Sol magg. dal “Giuda Maccabeo“ di Haendel e la Sonata op. 5 n. 2 in sol min. (Adagio sostenuto ed espressivo – Allegro molto, più tosto Presto – Rondò. Allegro).