Vinitaly, inaugurata la XLVII edizione alla presenza di Tajani, Catania, Zaia e Tosi

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Vinitaly 2013 Zaia inaugura lo stand con Antonella Clerici e ministro catania 1Le imprese chiedono meno burocrazia e più collaborazione tra pubblico e privato. La scommessa dell’export per combattere il calo dei consumi interni

Con più di 4.200 espositori provenienti da oltre 20 paesi, il comparto vitivinicolo italiano conferma Verona come piazza privilegiata per gli affari, specie nel comparto enologico. Il presidente di Veronafiere, Ettore Riello lo sottolinea: “con 385.000 imprese, un fatturato aggregato di 10 miliardi di euro e un export che vale 4,7 miliardi, il settore vitivinicolo sta meglio di altri, ma non si deve pensare che questo sia sufficiente; c’è molto da fare per il mercato interno e l’export”.

Il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, intervenuto all’inaugurazione sottolinea come “siamo fortissimi sui mercati storici, come Usa e Germania, ma siamo indietro nei nuovi mercati come Asia e Cina. Dobbiamo lavorare per recuperare terreno, dobbiamo fare meglio sistema, e non disperdere le risorse. A Bruxelles abbiamo ottenuto la conferma della dotazione finanziaria per la promozione, sono per l’Italia quasi 400 milioni su base annua di risorse destinate all’Ocm vino nell’arco di sette anni”. Fra le priorità per il settore il taglio della burocrazia, che ‘pesa’ per 100 giorni lavorativi, 6 centesimi a bottiglia, due chilogrammi di carta per ogni litro.

“Il ruolo delle fiere è strategico – ha affermato Riello – e non si può dimenticare che complessivamente durante le fiere si chiudono accordi per circa 60 miliardi di euro di fatturato e dalle fiere internazionali passa il 15% dell’export italiano. Questo è emerso chiaramente anche da un recentissimo sondaggio ISPO su un campione di 400 imprenditori ci dice che il 94% delle imprese interpellate considera le fiere il canale più efficace per promuovere le proprie attività all’estero”.

Inaugurazione vinitaly 2013 Zaia Tajani 1Numeri che proiettano l’Italia primo produttore mondiale di vino e Verona, con Vinitaly, “la città simbolo del vino, in cui il vino è inserito nella vita della città”, come ha ricordato il

sindaco di Verona, Flavio Tosi. Non solo, anche perché Verona, rappresenta il 45% del panorama fieristico agroalimentare in Italia. Uno scenario positivo per il vino, “cresciuto del 5% nell’ultimo anno, che però ha bisogno di aiuto, anche dall’Unione europea, ma non sotto forma di aiuti a pioggia”, ha affermato il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia. Il governatore del Veneto ha citato come esempio il Prosecco, “la cui produzione, grazie all’allargamento dell’area di coltivazione, è passata da 160 a 453 milioni di bottiglie; ora vediamo i francesi dello champagne nello specchietto retrovisore”, anche se in fatto di qualità Champagne e spumanti Metodo Classico sono ancora lunghezze avanti alle bollicine prodotte in autoclave.

Se nel mirino c’è l’export, con i grandi vini a fare da apripista per il “Made in Italy”, è chiaro che servono parallelamente sforzi per ridare al settore agroalimentare la centralità che merita, rappresentando il primo settore in chiave di Pil europeo. “Serve un’inversione di rotta – ha spiegato il vicepresidente della Commissione europee, Antonio Tajani – perché quattro milioni di imprenditori italiani devono contare di più in Europa. Per questo vigilerò che i debiti pregressi della pubblica amministrazione vengano pagati”. Per promuovere l’export bisognerà anche sconfiggere la piaga della contraffazione che, ha proseguito Tajani, “danneggia il cuore delle imprese, la salute dei consumatori e il sistema imprenditoriale, a vantaggio nove volte su dieci della malavita. Come Commissione europea stiamo cercando di stringere un accordo con la filiera agroalimentare dell’Ue, ma se questo non sarà possibile sarò costretto a intervenire, unitamente al commissario Ciolos, per via legislativa”.

Contro la burocrazia è intervenuto anche il ministro per le Politiche agricole, Mario Catania: “in tema di semplificazioni resta moltissimo da fare. Il governo Monti ha fatto partire il processo tra mille difficoltà, ma le riforme fatte sono parziali e c’è molto cammino da fare”.

Molto positiva l’attenzione di Vinitaly all’export e anche alla Cina. Un mercato, come ha confermato il ministro Catania, “nel quale c’è un grande spazio che si apre. Siamo fortissimi sui mercati storici, come Usa e Germania, ma siamo indietro nei nuovi mercati come Asia e Cina. Dobbiamo lavorare per recuperare terreno, dobbiamo fare meglio sistema, e non disperdere le risorse”. Poi, spazio a questioni più tecniche, come la liberalizzazione del diritto di impianto dei vigneti. “E’ uno scenario che abbiamo alle spalle – ha puntualizzato il ministro –. Abbiamo un percorso davanti in cui la regolamentazione resterà per non destabilizzare il comparto e per non delocalizzare il vigneto dalla collina alla pianura. A Bruxelles abbiamo ottenuto la conferma della dotazione finanziaria per la promozione, sono per l’Italia quasi 400 milioni su base annua di risorse destinate all’Ocm vino nell’arco di sette anni, che sono quelli della prossima programmazione della Pac”. Più difficile, invece, la risoluzione del problema dello zuccheraggio del vino, “dove ci siamo dovuti accontentare a livello europeo di qualche progresso, non di più”.

La lotta alla burocrazia è stata al centro dell’intervento del governatore della regione del Veneto, Luca Zaia: “abbiamo la consapevolezza di essere il primo produttore nazionale, facciamo la parte del leone e sappiamo di avere sulle nostre spalle questa responsabilità. Se Vinitaly non ci fosse bisognerebbe inventarlo, non ci sarebbe un fenomeno enologico, una vetrina internazionale per i nostri vini e una occasione per mutuare le esperienze estere. Bisogna continuare a sul territorio se si vuole crescere in questo momento di grandissima difficoltà: 700 aziende venete se ne sono andate in Carinzia dove pagano il 25% di tasse e dove non esiste quello che io definisco l’ufficio complicazioni affari semplici. Gli imprenditori in realtà non se ne vorrebbero andare, abbiamo bisogno di aiuto: non di fondi, ma che l’ufficio complicazione affari semplici si tolga dalle scatole. Trovo imprenditori che quotidianamente mi dicono che il loro business è rallentato dalla burocrazia”.

Zaia ha anche voluto ribadire che i vari enti fieristici devono collaborare tra loro senza farsi la guerra: “siamo per la macroregione, però siamo anche per una sana collaborazione all’interno della macroregione. Milano ha tentato di sfilare a Verona la partita di Vinitaly e quella dei cavalli; non pensi di sfilare la partita dell’agroalimentare con l’Expo”.